100 anni fa nasceva Enzo Biagi: le Poste lo commemorano così

Poste Italiane comunica che oggi 9 agosto 2020 viene emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico un francobollo commemorativo di Enzo Biagi, nel centenario della nascita, relativo al valore della tariffa B pari a 1,10€.

   – Tiratura: quattrocentomila esemplari.

   – Foglio da quarantacinque esemplari

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente. 

Bozzetto a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A..

La vignetta riproduce, in primo piano, un ritratto di Enzo Biagi affiancato a una frase dello stesso giornalista e scrittore italiano “Ho girato il mondo da cronista, ma in fondo non sono mai andato via da Pianaccio”.

Completano il francobollo la leggenda “ENZO BIAGI“, le date “1920-2007“,  la scritta “ITALIA” e l’indicazione della tariffa “B”.

L’annullo primo giorno di emissione sarà disponibile presso lo sportello filatelico dell’ufficio postale di Lizzano in Belvedere (BO).

Il francobollo e i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.

Per l’occasione è stata realizzata anche una cartella filatelica in formato A4 a tre ante, contenente una quartina di francobolli, un francobollo singolo, una cartolina annullata e affrancata e una busta primo giorno di emissione al prezzo di 15€.

Riguardo questa scelta per commemorare il grande giornalista, uno dei padri nobili della stampa italiana, la figlia Bice Biagi si esprime così:”A mio padre piaceva definirsi “un cronista”.  E non era un vezzo né un indulgere a falsa modestia. In lui c’era una grande curiosità, lo appassionavano le storie delle donne e degli uomini che incontrava, fosse un Capo di Stato, un primo ministro o un minatore del Sulcis. L’ultimo reportage che avrebbe voluto realizzare era un viaggio nella provincia italiana. Diceva: “Voglio sentire i racconti di un farmacista di paese, della maestra di un villaggio, del sindaco di un piccolo comune”. Aveva viaggiato per tutto il mondo, intervistato la maggior parte dei personaggi che hanno fatto il Novecento, statisti, attori, scrittori, intellettuali, ma, sosteneva, “In fondo non sono mai andato via da Pianaccio”. E del suo borgo sull’Appennino aveva conservato certe chiusure dei montanari, il riserbo che può sembrare timidezza, il rispetto per il lavoro, il gusto per le cose e i cibi semplici. Difficile per me dire che padre è stato: di sicuro non era un padre da weekend, nemmeno un amico perché sosteneva che essere genitore è un’altra cosa. Certo, nonostante le sue lunghe assenze, c’è sempre stato quando avevamo bisogno di lui. Sono convinta che l’eredità più forte che ci ha lasciato siano l’importanza della responsabilità individuale, il valore della libertà, la coerenza con le proprie opinioni e la difesa delle proprie scelte.”

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