21 Novembre Giornata internazionale della Televisione

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L’Aquila– Il 26 Gennaio di 93 anni fa a Londra venne presentata per la prima volta, un’invenzione che avrebbe cambiato il mondo: la televisione. Uno strumento di cui neanche l’ingegnere scozzese  John Logie Baird. Avrebbe creduto fosse diventato il pane quotidiano di tutti noi. Con l’evolversi del tempo e delle tecnologie, da piccole pubblicità sino a grandi film, si è evoluto il cinema. Ma per arrivare a questo, c’è una realtà che ha permesso il progresso: il teatro. Oggi siamo qui con Roberto Ianni, un attore teatrale per porgli qualche domanda.

Roberto com’è iniziata la sua passione per il teatro?

Non mi sento di dire che la mia passione per il teatro sia nata. Direi piuttosto che è esplosa, nell’anno 2009. Prima di allora, da bambino, ho sempre sentito il richiamo verso il palco, nella dimensione di gioco che esso comporta. Dopo il sisma del 2009, nella città dell’Aquila non c’era molto e mia madre, l’estate del 2010, decise di iscrivermi all’oratorio. Lì, nel mese di Giugno una compagnia di Roma proponeva diversi laboratori tra cui scherma, danza, teatro… Io volevo fare scherma ma, ahimè, un ragazzo più grande di me che era solito darmi noia aveva già scelto quel corso e io decisi di andare a fare teatro. Da quel giorno, ringrazio costantemente quel ragazzo. Perché credo sia anche grazie a lui se questo mio amore per quest’arte sia esploso. Da quel momento mi sono reso conto del potere del teatro di donare la vita, anche dove non c’è più nulla. Da allora, il teatro è la parte della mia vita che mi fa sentire vivo. Nel bene e nel male, ovviamente.

Il teatro è la base di tutto, è da lì che si è evoluto il cinema… 

Per quanto riguarda l’aspetto attoriale è vero, la base da cui il cinema nasce è sicuramente il teatro, sin dal mondo greco, gli uomini hanno sempre avuto la necessità di vedere le loro storie da un occhio esterno e utilizzarle per comprendersi. Tuttavia, il cinema e di conseguenza la televisione non possono essere studiate come figlie uniche del palco. Se il teatro è il padre del grande e del piccolo schermo, la fotografia e tutti gli studi compiuti in quel campo, ne sono la madre. Inizialmente infatti, nelle prime scene dei fratelli Lumière, non è presente una drammaturgia, ciò che si vede è vita pura, senza una costruzione sopra: ciò rimanda  alla fotografia degli albori e al suo valore di estrapolare  il mondo dal tempo e di fermarlo.

Qual’è la differenza tra recitare in teatro e, invece al cinema? 

Innanzitutto, c’è da dire che il teatro è una forma di intrattenimento “calda” mentre il cinema e la televisione sono forme “fredde”. Mi spiego: due persone differenti, che andranno a vedere lo stesso film avranno visto esattamente lo stesso identico film. Nel cinema, non c’è rapporto pubblico spettatore. In teatro invece, due persone che andranno a vedere lo stesso spettacolo in due sere diverse, avranno visto due diversi spettacoli. Questo perché in teatro il pubblico lavora con gli attori alla costruzione dello spettacolo. Quello che il pubblico fa, diviene vivo nella performance dell’attore che cambia di conseguenza. Inoltre, la “verità” teatrale è esterna, l’attore ha solo sé stesso per mostrare le sue emozioni in teatro. Il corpo, la voce, le emozioni sono tutte rivolte all’esterno così che il pubblico possa entrare nel mondo che sta guardando. In cinema invece la verità è interna. L’attore di cinema, deve trovare il suo stato emotivo e viverlo all’interno di sé, utilizzando solo gli occhi come canale comunicativo principale.

  Cosa ne pensi della televisione? Per voi attori cosa rappresenta?

Sono fermamente convinto che la televisione sia un media fondamentale per la divulgazione della cultura. Tuttavia, credo che ad oggi siano pochi i canali e i programmi che rispondano a questa necessità. La televisione purtroppo, è diventata un media di puro intrattenimento, dove non sono più presenti elementi artistici o culturali, fatte ovviamente le dovuti eccezioni.  Sono convinto che per gli attori la televisione abbia un gran potenziale, questo però solo dopo un’adeguata “ristrutturazione” .

A cura di Martina Salfi

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