727 Anni e… non li dimostra. Mai messaggio fu più attuale! A L’Aquila si rinnova il rito della Perdonanza

L’AQUILA – Da lunedì 23 a lunedì 30 agosto, L’Aquila è pronta per dar vita, ancora una volta, alle celebrazioni che ricordano il primo Giubileo della storia.
Denominato Perdonanza Celestiniana, nel 2019 è stata dichiarata, dal Comitato Mondiale Unesco, riunito a Bogotà, “Patrimonio immateriale dell’Umanità” entrando così a buon diritto nella lista dei Patrimoni Culturali Immateriali dell’Umanità.
La Perdonanza Patrimonio Immateriale dell’Umanità
Ancor più tali valori prendono importanza e assumono un significato universale stante il coinvolgimento emotivo e culturale che interessa e percorre intere generazioni e comunità di persone.
I tre grandi eventi della Perdonanza, il Cammino del Perdono, il Corteo della Bolla e l’Apertura della Porta Santa, diventano simbolo dei valori di solidarietà e di fratellanza nonché elemento di memoria collettiva della comunità.
Il Cammino ripercorre la strada fatta da Pietro Angelieri, futuro Papa Celestino V, per raggiungere L’Aquila, dove salirà al soglio pontificio.

Il Corteo della Bolla, che si sposta dal municipio alla basilica, accompagna la pergamena, che reca il testo dell’indulgenza plenaria donata da Papa Celestino V alla città e al mondo, fin dentro la Basilica di Collemaggio ove entrerà dopo l’apertura della Porta Santa.
E’ proprio questo il momento più solenne perché è l’apertura a segnare l’inizio dell’indulgenza annuale concessa da Papa Celestino V e che si rinnova ormai da 727 anni.
Il lungo cammino nella storia del primo Giubileo del mondo
Gli alti valori spirituali e religiosi della Perdonanza non possono e non devono accantonare o tirar dietro quelli laici: accoglienza, solidarietà, condivisione, fratellanza oggi più che mai assumono un’importanza pregnante.
I popoli della terra si muovono, si spostano, partono da ogni angolo del globo da dove fuggono o vengono scacciati verso paesi ove sperano di poter tornare a vivere; il messaggio della Perdonanza trascende perciò quello semplicemente cristiano; è rivolto a tutti gli uomini perché siano sempre pronti a rispondere con umanità alle richieste di aiuto e di asilo provenienti da altri uomini.

La cerimonia della Perdonanza, dopo un periodo di declino noncurante, sorse se così si può dire a nuova vita nel 1983, sindaco Tullio De Rubeis che ne colse l’importanza culturale per la città che aveva gelosamente custodito, e ancora lo fa, la Bolla del Perdono nella Cappella della Torre Civica.
Altra figura importante nella rivitalizzazione della Perdonanza fu quella di Padre Quirino Salomone che, agli inizi degli anni ottanta fu rettore della Basilica di Collemaggio.
Meritoriamente avviò un recupero di attenzione e solennità intorno alla figura di San Pietro Celestino e al messaggio universale di perdono del giubileo aquilano, con le iniziative del Fuoco del Morrone e della Campestrina della Perdonanza, prologo della nascita qualche anno più avanti del Centro Celestiniano.
Il Cammino della Bolla di pari passo con quello della Città dell’Aquila
Padre Quirino sul fronte spirituale e Tullio De Rubeis su quello laico/civile dettero quindi vita ad un grande progetto pluriennale di valorizzazione di questo importantissimo evento che porta con sé valori religiosi e civili talmente unici e così intimamente legati alla storia della città che sarebbe stata una perdita inestimabile e irrecuperabile se fossero andati persi.
Diverse le personalità coinvolte nel progetto di recupero: il prof. Alessandro Clementi, padre Giacinto Marinangeli e Walter Capezzali; per gli aspetti religiosi Mons. Virgilio Pastorelli, vicario dell’Arcivescovo dell’epoca Carlo Martini; l’assessore alla Cultura, Carlo Iannini e Goffredo Palmerini, allora assessore alle Finanze.
Spettano a Errico Centofanti i meriti di aver innanzitutto, riacquisito alla Municipalità la Bolla celestiniana sollevandola dalle mani della Sovrintendenza che la custodiva presso una sala del Castello Cinquecentesco e poi, dopo aver studiato gli antiche Statuti della Città e della tradizione secolare, di aver ricostruito la composizione del Corteo, con un attento e rigoroso cerimoniale, che quantunque codificato fu purtroppo malamente manomesso dopo che egli, all’inizio degli anni Novanta, lasciò la soprintendenza dell’evento.

Per la solennità della cerimonia tutta, occorreva un sistema che incorniciasse con la dovuta dignità e l’adeguata solennità l’antica pergamena, cosicché, recandola a Collemaggio, ciascun aquilano potesse ammirarla.
Tullio De Rubeis si rivolse allora, a Remo Brindisi che creò una grande teca a forma d’aquila, di color verde, rimasta esposta in municipio fino al terremoto del 6 aprile 2009 lungo lo scalone tra il primo e secondo piano di Palazzo Margherita.
Il 1983 fu l’anno in cui fu presente il Card. Carlo Confalonieri con l’Arcivescovo Carlo Martini, il Vescovo ausiliare Mario Peressin, la Giunta e il Consiglio Comunale al gran completo; i costumi del Corteo ideati da Centofanti, realizzati in una delle più famose sartorie teatrali di Roma, con l’apporto progettuale di Francescangelo Ciarletta e Giancarlo Gentilucci; le bandiere, i cui disegni erano dell’artista Fulvio Muzi, cucite da maestri senesi nei loro laboratori.
Un evento che ha superato guerre, terremoti e anche l’incuria dell’uomo
Per sette giorni L’Aquila si trasformò in una città in cui hymnis et canticis – come aveva scritto Celestino nella Bolla – si svolse la festosa giornata del giubileo celestiniano.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e notevole impulso è stato dato alla ricerca storica su un umile monaco divenuto per forza Papa; è stato rivisto il giudizio che lo aveva segnato come un ignorante e pavido religioso.
Celestino V ha ripreso il posto che gli spetta nella storia e nella cristianità, accanto a Gioacchino da Fiore e Francesco D’Assisi.
Il riconoscimento assegnato alla imponente cerimonia dall’Unesco corona secoli di fedeltà all’ideale celestiniano nonostante il sisma del 2009 e la pandemia che hanno limitato – ma non fermato – eventi, cerimonie, festeggiamenti.