8marzo: Festa (??) della donna

AVEZZANO – Questo pensiero è per gli uomini. Ne hanno ancora tanto bisogno. Per la Festa della Donna.

Questo pensiero è per le donne. Sono loro che generano uomini. Per la Festa della Donna.

Sin da quando ero bambina, ho sempre sentito raccontare di donne.

La vita di mia nonna materna: vedova, con un bimba di pochi mesi, si alzava alle quattro per cucire e preparare colletti inamidati per i notabili della città. Mia zia, il cui marito era tornato dalla Prima Guerra Mondiale alcolizzato, era sarta e ha portato avanti la famigliacome un uomo”.  Un’altra mia zia, guardarobiera presso il Principe Torlonia, con un marito paralitico e due figli da crescere, ha lavorato una vita facendoli studiare e conseguire una posizione, Mia nonna paterna, rimasta vedova con tre figli e il quarto ancora in pancia, andava in campagna a spezzarsi la schiena per far crescere i ragazzi, compreso mio padre. Mia madre, nata quasi 100 anni fa, orfana di padre, ha iniziato a lavorare a 14 anni, affrontando i problemi ordinari e straordinari della vita “al pari di un uomo”.

Esempi, credo io, inscritti nel nostro DNA, che hanno forgiato me e le mie sorelle senza che mai ci  venisse fornita una qualche ragione per sentirci inferiori agli uomini.

E di questo, ringrazio anche mio padre. Nel 2020 avrebbe compiuto 100 anni. Liberale, femminista antesignano, con una moglie che lavorava e tre figlie femmine, ha sempre sostenuto, davanti a chi diceva che forse un maschio ci sarebbe stato bene, che ne avrebbe volute sei, di femmine, anziché tre ed ha assolto con amore e competenza compiti di solito riservati alla donna, non ultimo la cura delle figlie alle quali ha elargito esempi memorabili di come si comporta un “vero uomo”. 

Io ho, per una burlona  ironia della sorte, due figli maschi che hanno imparato – perché gli è stato insegnato con parole ed esempi – il rispetto della madre e del padre.

Le espressioni, riportate non a caso tra virgolette, non mi appartengono e, sono sicura, non appartengono a molte altre donne che hanno fatto parte di nuclei familiari dove insieme, uomo e donna, provvedevano e provvedono alla cura della famiglia e dove l’insuccesso dell’uno non rappresentava e non rappresenta “la scusa” per praticare violenza.

Per millenni la donna si è presa cura dei vivi e del morti, ha partorito ed ha nutrito esseri umani e animali ma alla fine, la Storia ha fissato nella memoria collettiva, la retorica immagine dell’uomo che, armato di clava, assoggettava il mondo ed era l’unico artefice della civiltà e della cultura.

Ed è una falsa immagine che sopravvive ancora oggi, rinforzata da una bieca realtà che, con la pandemia in atto, si è acuita e inasprita per la perdita, soprattutto  per la donna, del lavoro e dell’autonomia economica nonché per il  numero dei femminicidi, paurosamente aumentati (quasi raddoppiati) nel corso del lockdown.

Oggi, a fronte di quanto riportato da dati ISTAT, gruppi di ascolto, luoghi di accoglienza, si può ancora parlare di “Festa” della donna?

Per favore, cambiamogli nome o rischiamo che l’equivoco e la menzogna proseguano la loro pericolosa strada.  Non c’è da festeggiare: c’è da denunciare, sostenere, ricordare, punire, ma soprattutto c’è da EDUCARE e c’è da CAMBIARE L’APPROCCIO CULTURALE AL PROBLEMA. Oppure, tra non molto, perdurando questa infame situazione, ci troveremo a contare ben più delle 85 vittime del 2020, giunte nel primo trimestre 2021 già ad 11.

Ben mette in evidenza il comunicato del Collettivo Fuori Genere AQ che accoglie lo sciopero lanciato da NON UNA DI MENO che rivendica l’importanza del lavoro di cura svolto dentro e fuori le mura familiari e  che sostiene che “alla  violenza di genere strutturale, normalizzata verso la quale si continua a rispondere sempre e solo con modi emergenziali,  si risponda  invece, considerandola come una cogente priorità sociale e culturale” .

Su iniziativa di Tania Bonnici Castelli deIla CPO della Provincia e di Graziella Cordone Presidente della Consulta Pari Opportunità del Comune di Teramo, domenica 7 marzo dalle 18 alle 22, il Duomo della città verrà illuminato per ricordare i diritti delle donne e 85 palloncini, sistemati lungo la scalinata, porteranno i nomi delle vittime di femminicidio e “rinnovare la promessa di dare battaglia aperta a chiunque non rispetti il ruolo delle donne”, a chiedere per loro leggi e provvedimenti che le tutelino.

Lo spot dell’azienda al femminile “Particolari”

Ed encomiabile, per lo scopo ultimo della pubblicità, quello dell’azienda Particolari che ha lanciato la campagna #Particolariforwomen nel corso della quale, per ogni borsa venduta nel mese di Marzo, verranno devoluti 2 euro ad enti ed associazioni che lottano in prima linea  per la parità di genere. Dal 2005 l’azienda ha raccolto 250 mila euro  per la ricerca sul cancro al seno inoltre, la quasi totalità del personale assunto in azienda è rappresentato orgogliosamente da donne. 

Concludo, per evitare di scadere nella retorica (chè tanta se ne farà in questi giorni) con una proposta di lettura. Anzi, due.

Ancora meglio, un suggerimento per un regalo; non importa se dall’uomo alla sua donna  o da una donna ad un’altra donna o da una madre ad un/a figlio/a ma anche da una nonna ad una nipote,  magari da leggere insieme; purchè  lo si faccia. Segno concreto e inequivocabile del primo passo verso quel cambiamento sociale e culturale tanto auspicato.

1) Rosalind Miles –  CHI HA CUCINATO L’ULTIMA CENA? – Elliot Edizioni.

Storia femminile del mondo resa, con grazia e simpatia ma anche con inesorabile e dettagliata verità storica,  dalla scrittrice inglese che, nell’introduzione si dice convinta che se a cucinare l’ultima cena fosse stato un uomo di certo, avrebbe avuto il nome di qualche santo a ricordarlo e si domanda  – bambina che guarda immagini preistoriche di uomini armati di clave e pietre alla conquista del mondo – dove fossero finite le donne…

2) Esther Harding – LA STRADA DELLA DONNA – Casa Editrice Astrolabio. Fondato e autorevole studio sulla psicologia femminile e sul posto della donna nella società moderna. 

Da leggere per comprendere noi stesse ed evitare di ripetere errori o scelte discutibili. C.G. Jung (padre della psicologia analitica e di una particolare  concezione della personalità) di cui fu allieva, riconosce al testo pregevole esposizione e amore della verità anche quando essa è spiacevole; ”non cede a teorie morte o improbabili originalità e porta luce per conoscere e sapere ciò che prima era nel buio più profondo”.

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