A passeggio nel quartiere Eur di Roma. L’architettura come arte e bellezza, malgrado le solite brutture contemporanee

Se in occasione dell’Expo il buon Renzi tirò fuori quella sorta di Luna Park a Milano, la Buonanima in camicia nera, per lo stesso motivo, nel 1942 costruì un intero quartiere che ancora oggi è ammirato e ripreso in film e spot pubblicitari.

Fu un lavorone interrotto dalla guerra mondiale ma che produsse, in seguito, un luogo da un insolito e elegante disegno caratterizzato dal travertino e dai marmi bianchi delle costruzioni. E’ uno dei quartieri più noti a Roma seppure uno dei meno visitati dai turisti.

Lo frequenta chi si interessa di architettura e seppure non rappresenta il motivo principale per venire nella Capitale, il posto merita un po’ di attenzione. Qualora vogliate visitare Roma vi invito a farci un salto: non ve ne pentirete. Il quartiere, sui generis, rappresenta un exploit di architettura monumentale e costruzioni moderne. Ha uno splendido laghetto con parco e locali suggestivi ed è un buon motivo per passare una mezza giornata, sia che lo si visiti con la famiglia, bimbi alla mano, sia come coppietta innamorata. Se volete visitare quartiere e parco, prendete, dalla stazione Termini, la Linea B della metropolitana che vi porterà proprio lì vicino oppure, molto meglio, l’autobus 714 che vi permetterà una migliore e più completa visita ed è proprio a questo mezzo di trasporto che l’estensore di questo articolo fa riferimento e consiglia.

L’ARCHITETTURA DELL’EUR

Il palazzo Eni (sopra) e quello dell’Onu (sotto)

EUR, come accennato, è l’acronimo di “Esposizione Universale Roma” ma è conosciuto anche come “E42” (Esposizione 1942). I lavori per la realizzazione iniziarono nell’aprile del 1937, in preparazione, appunto, dell’esposizione programmata per il 1942. Ci si mise la seconda guerra mondiale di mezzo e il progetto ristagnò. Arriviamo alla fine degli anni ’50. Il quartiere fu ampliato e completato in vista, questa volta, delle Olimpiadi di Roma del 1960.
L’architettura monumentale del progetto originario era ispirata alla romanità tanto osannata nel ventennio. Lo stile riconduceva alla metafisica, con strutture possenti. In seguito vide l’integrazione con edifici moderni in vetro, cemento, acciaio.

Molte le opere di grandi dimensioni. Dal Palazzo dello Sport opera di Pier Luigi Nervi e Marcello Piacentini, al palazzo di vetro dell’Eni che si richiama a quello dell’ONU. Dal Palazzo dei congressi al celeberrimo Colosseo Quadrato o meglio il “quadrato della concordia” e infine la Basilica dei Santi Pietro e Paolo con la sua suggestiva scalinata che conduce al sottostante Viale Europa.

INIZIA LA PASSEGGIATA

Il quartiere EUR è tagliato in due dalla via Cristoforo Colombo, strada che collega il centro della città con il mare. Scendiamo dall’Autobus in Piazzale delle Nazioni Unite e iniziamo la nostra promenade. Avete indossato scarpe comode? L’acqua fresca da bere l’avete appresso? Se siete pronti andiamo.

Piazzale delle Nazioni Unite

Il semicerchio INPS

Appena scesi dall’autobus, intorno a voi il cosiddetto “semicerchio” dell’INPS. Sono due grandi edifici semicircolari di marmo bianco che incorniciano la piazza. Il palazzo di destra (il cui nome è inciso nel marmo) è dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, quello di sinistra dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Sono ornati con altorilievi in travertino, nell’inconfondibile stile romano. E’ l’abbraccio di benvenuto dell’Eur a coloro che provengono dal Centro storico della Capitale.

Piazza Guglielmo Marconi e l’Obelisco

Obelisco Marconi

Più avanti piazza Guglielmo Marconi. Al centro l’Obelisco omonimo, progettato nel 1939 ma completato ed inaugurato nel 1959. E’ alto 45 metri ed è ricoperto da altorilievi in marmo bianco che ricordano la figura dello scienziato italiano.

Grattacielo Italia

Alla sua sinistra due edifici fanno da quinte alla piazza, con un colonnato che li unisce. In origine doveva essere il nucleo centrale dell’Expo 1942. Ora ospita il Museo delle Civiltà, con le sue quattro sezioni: Museo preistorico ed etnografico L. Pigorini, Museo delle arti e tradizioni popolari L. Loria, Museo arte orientale G. Tucci e Museo dell’alto medioevo A. Vaccaro. Sono tutti da visitare e di un bello da rimanere a bocca aperta.

Nel museo dell’Alto Medioevo è conservato un enorme plastico dell’Urbe che fu prestato dal comune per girare la  panoramica di Roma nel film “il gladiatore”. Dall’altro lato della piazza il Grattacielo Italia, una sorta di Pirellone alla romana edificato nel 1960

Palazzo della civiltà del lavoro

Superato l’obelisco incrociamo a destra Viale della Civiltà del Lavoro spesso location di spot pubblicitari. In fondo al viale, il Palazzo della Civiltà Italiana, conosciuto anche con il nome di Palazzo della Civiltà del Lavoro o, come lo chiamano i romani, il Colosseo Quadrato”. Edificio monumentale è stato costruito in cemento armato e ricoperto interamente di travertino. Sul frontale riporta, scolpita, la frase “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori“. La frase è tratta da un discorso che tenne Mussolini in opposizione alle Nazioni Unite, che avevano condannato l’Italia per l’aggressione all’Abissinia. Alla base, negli archi,  sono inserite statue allegoriche che rappresentano le virtù del popolo italiano che non descriverò: sono troppe.

Un paio di foto, se le volete fare, ci stanno tutte, se poi fossero anche aperte le fontane antistanti potreste portare con voi degli scorci stupendi. Dal luglio 2013 e fino a tutto il 2028 l’immobile è concesso in affitto al gruppo Fendi. Se avete fame a due passi ci sono due delle migliori caffetterie di Roma e un McDonald.

Palazzo dei congressi 

Palazzo dei congressi

Di fronte al “Colosseo Quadrato”, ma dovete ripercorrere la strada che avete fatto e attraversare la Colombo, c’è il Palazzo dei Congressi. È un grande cubo che sormonta una larga base a parallelepipedo. Si affaccia su piazza J. F. Kennedy, attraverso un ampio atrio con colonnato. Tempo fa (tanto) era sede dell’annuale mostra della Scienza e della Tecnica. La folla vi si assiepava dentro, naso all’insù, per osservare satelliti artificiali, pezzi di capsule spaziali e acquistare gadget vari tra cui il cibo confezionato per gli astronauti dell’epoca. Nell’occasione la Rai trasmetteva un film ogni mattina. In quei tempi l’emittente di stato disponeva solo del primo e secondo canale rigorosamente in bianco e nero.

Da via Teulada era diffuso via etere quel che meglio aggradava alla Radiotelevisione di stato ma, badate bene, solo dal pomeriggio fino alla mezzanotte. Se vi capita di poter visitare l’interno del Palazzo dei Congressi vi renderete conto cosa veramente significhi il termine “grandi spazi”.

Basilica dei santi Pietro e Paolo

Basilica dei Santi Pietro e Paolo

Cammin facendo eccoci all’incrocio con viale Europa, in fondo a destra una scenografica scalinata immersa nel verde, conduce alla Basilica dei Santi Pietro e Paolo. I lavori per la costruzione iniziarono nel 1938 ma, a causa di alterne vicende dovute alla guerra e ai danni causati dalle granate che colpirono l’edificio, il completamento avvenne nel 1955. Nello stesso anno la chiesa fu aperta al culto.

Arnaldo Franchini, l’autore. Era un architetto e professore universitario che affiancò Marcello Piacentini nel corso della progettazione di numerose architetture di regime. Con la sua pianta a forma di croce greca è caratterizzata da una struttura in cemento armato con un cubo centrale sormontato da una cupola emisferica di 32 metri di diametro, la seconda più alta della città dopo quella di San Pietro.

Cosa curiosa: il progetto prevedeva che la volta emisferica dovesse assumere una colorazione giallo oro per farla distinguere dagli altri edifici, ma, come tutte le italiche cose, i progettisti cambiarono parere e la ricoprirono con elementi grigi in ardesia che si adattavano maggiormente al resto dell’edificio ed al contesto del quartiere. Vale la pena visitarla. Dal punto di vista architettonico risente dell’impostazione monumentale che caratterizza tutto l’Eur inserendosi perfettamente nel contesto del quartiere.

La Nuvola

I due scatoloni: Nuvola e Lama

Poco distante, purtroppo, c’è il “Roma Convention Center” meglio conosciuto come “La Nuvola”, dispendiosa opera di Fuksas. Inaugurato nel 2016, è composto da una parte interrata (comprendente sale multifunzionali) e dalla “teca”, una sorta di costruzione in acciaio e vetro che la fa somigliare ad una scatola di scarpe. All’interno dello scatolone  la “Nuvola”, un auditorium di 1850 posti. Mai visto lavoro più brutto, fuori posto e costoso. La sua sgradevole vista se la batte con la Piazza del Mercato di Avezzano! Di fianco la “lama”, altra scatola nera che vuole essere un albergo con stanze e suite dall’alto standard qualitativo. Una nota: pochi metri prima sorge il Palazzo dei Congressi. Perché fare un dispendioso duplicato?

Il parco dell’EUR e il Laghetto

Il Laghetto e il Giardino delle Cascate

Finalmente, fatti ancora due passi, il parco del Lago dell’Eur luogo che delizia i romani, soprattutto quelli delle zone limitrofe. È il nostro Central Park dove puoi fare jogging attorno allo specchio lacustre oppure mangiare qualcosa nei ristorantini che si affacciano sull’acqua o anche rilassarti con un un bel pic-nic sull’erba tra pini, palme, pitosfori, cedri del Libano e via andare. Non c’è l’americana Loeb Boathouse di Central Park ma ne facciamo a meno, tanto non ce l’hanno più manco gli amici d’oltreoceano.

Originariamente il parco era privo del lago. Siccome i suoi progettisti ce lo volevano infilare per forza e siccome di laghi non ce n’erano se ne fece uno artificiale.

Lo specchio d’acqua, inaugurato nel 1960, è il felice progetto di Raffaele de Vico (c’è chi dice di Vico). Il suo invaso non è pieno di acqua stagnante ma da un liquido ben vivo e ben palpitante. Numerose specie ittiche ci sguazzano dentro: dal persico sole, alla carpa, dal carassio, alla trota, perfino la tinca e la scardola. Naturalmente è vietata la pesca. I volatili come gabbiani, cigni e papere vi si sono stabiliti definitivamente, d’altro canto turisti e romani lanciano continuamente alle bestiole cibarie di tutti i tipi e gli uccelli se ne stano lì belli e “abboffati” come pascià. Paiono dire romanamente: “hic manebimus optime”.

Il lago è alimentato dall’acqua che arriva dal cosiddetto “Giardino delle Cascate”, considerato un vero gioiello dell’architettura paesaggistica.

Il giardino delle cascate

Giardino delle Cascate

Lo realizzò sempre de Vico ed è un insieme di salti e getti d’acqua, scogliere, pietre naturali e piante di diversa specie che lo rendono di fatto unico nel panorama dei parchi urbani di Roma. Per chi lo vuole visitare, sulla cascata centrale passa il ponte pedonale Hashi, pavimentato in vetro. Collega le due sponde. Le cascate non sono puramente estetiche: i loro movimenti d’acqua contribuiscono, infatti, all’ossigenazione di quella del lago.

In quel giardino, la sera d’estate, le fontane danno spettacolo con zampilli colorati che danzano a tempo di musica.

Vicino fa bella mostra di sé la splendida Passeggiata del Giappone che poi è un giardino. Ospita i Sakura, ciliegi donati dalla città di Tokyo. La Passeggiata è estremamente suggestiva nel periodo dell’Hanami, la fioritura dei ciliegi, solitamente tra la metà di marzo e i primi di aprile. In questo periodo non solo le chiome infiorate sono spettacolari ma lo sono anche i visitatori che, durante la festa dei ciliegi, in concomitanza con quella di Tokyo, se ne vanno in giro vestiti con kimono giapponesi e paludamenti nipponici offrendo lo spettacolo dell’urbano rimbambimento della Capitale.

IL FUNGO

Giunti a metà Laghetto, salendo la scaletta che porta alla sopraelevazione della Colombo ecco a destra la costruzione del “Fungo” (non vi preoccupate: lo vedrete subito). L’opera realizzata in cemento armato dall’architetto Roberto Colosimo tra il 1957 e il 1959, è un grosso serbatoio idrico, con la capacità di 2.500 metri cubi di acqua (cioè 2 milioni e 500 mila litri!). Rifornisce la rete antincendio e quella dirrigazione di tutto il quartiere EUR, nonché le sue fontane monumentali.

Questo grosso affare alto 53 metri è alimentato da 44 pozzi artesiani siti nella zona della Cecchignola. Il suo serbatoio ha un diametro di 30 metri. Due ascensori velocissimi conducono alla sua cima prendiamone uno. Arrivati, ci troviamo in un belvedere vetrato che ospita un rinomatissimo ristorante.

Nel 1961 il famoso tenore Mario del Monaco decise di realizzare un ristorante panoramico di lusso sul tetto della cisterna. Il progetto porta la firma dell’architetto Lorenzo Monardo e il ristorante è gestito dalla famiglia Rosa. Nel 1964 ebbe luogo l’inaugurazione  con una grande serata di gala.

Ben presto divenne uno dei più esclusivi locali degli anni sessanta e settanta. La vista è mozzafiato con lo sguardo si arriva al mare, a Fiumicino, fino a San Pietro. Dal 2008 il Fungo fa parte degli edifici di rilevante interesse architettonico, urbano e ambientale, tutelato dalla Sovrintendenza Capitolina.

IL PALAZZO DELLO SPORT

Palazzo dello Sport

Dopo un veloce ristoro ( o anche lento) al bar del Fungo rieccoci in marcia. Lasciamolo alle nostre spalle e scendiamo verso la nostra Cristoforo Colombo che ci ha fatto da filo conduttore sino ad ora. Alziamo gli occhi e scorgiamo quel grosso disco volante che è il Palazzo dello Sport.

Una volta, a coloro che arrivavano da Ostia o dall’Aeroporto di Fiumicino, si parava davanti la grande vetrata del Palazzo e sembrava, grazie a un sapiente studio prospettico, che la strada terminasse proprio ai suoi piedi. Poi venne il sindaco Veltroni e davanti ci piazzò una fontana perennemente all’asciutto. Sembra un enorme albero di Natale o la punta di una trivella. Il titolo? Novecento ed è un lavoro di Arnaldo Pomodoro.

La punta di trapano che copre il Palasport

Disse di questa roba l’allora  sovrintendente del Comune Eugenio La Rocca: “Grazie alla sua collocazione Novecento costituisce una sorta di portale, come gli antichi obelischi di accesso alla città, per chi giunge dal litorale e dall’aeroporto Leonardo Da Vinci”. Vabbè qualcosa doveva dirla per giustificare quello scempio. Qualche critico ha scritto che l’opera “dialoga” col Palasport ma secondo me ci litiga e basta. Magari altrove stava pure bene ma qui deturpa completamente una stupenda prospettiva, altro che antichi obelischi la cui collocazione, quando venivano eretti dagli antichi, era studiata ad arte.

Bando alle polemiche

Il nostro palasport è annoverato tra i capolavori dell’architettura italiana razionalista del XX secolo. Porta le firme di Pierluigi Nervi e Marcello Piacentini, che lo progettarono nel 1956.

L’architettura raffinata, la forma circolare e le notevoli dimensioni, la sola cupola ha un diametro di 95 m., ne fanno una delle arene indoor più importanti e più belle d’Europa. La struttura è in grado di ospitare manifestazioni sportive, musicali e di spettacolo fino a 11.500 partecipanti. Tanto per saperlo è l’ unica struttura italiana insieme al “Mediolanum Forum” di Milano, ad essere membro della European Arenas Association (EAA), che riunisce le 36 maggiori strutture polifunzionali europee.

Portiamoci sul piazzale del Palasport e cosa vediamo? Il capolinea dell’Autobus 714 che ci riporterà alla Stazione Termini. A compendio di quanto ho raccontato ecco un filmato sulle bellezze del quartiere. Una piccola annotazione: Lo Presti parla di espansione verso il Mediterraneo ma il mare di Roma è il Tirreno e vabbè… . Vi saluto da un metro e mezzo di distanza.

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