Abruzzo delle meraviglie, ecco il monitoraggio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sui camosci appenninici: nel 2023 ne sono nati 115

foto di Angelina Iannarelli

PESCASSEROLI – Come ogni anno, anche nei mesi estivi ed autunnali del 2023, il personale del Servizio Scientifico, Guardiaparco, Carabinieri Parco e volontari del Servizio Civile hanno portato a termine il monitoraggio della popolazione di camoscio appenninico all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise. Il camoscio appenninico è un endemismo dell’Appennino Centrale, un animale unico al mondo che ha rischiato l’estinzione nel secolo passato.

In virtù del suo forte valore conservazionistico, il PNALM svolge ogni anno attività di monitoraggio sulla popolazione: azioni fondamentali per definire il numero minimo certo degli individui, registrare le fluttuazioni annuali, scorgere eventuali criticità e, soprattutto, analizzare i trend demografici nel lungo periodo. Quella del PNALM è una della 5 colonie di camoscio appenninico presente in Italia: il “nucleo originale” da cui sono stati prelevati gli individui per le immissioni operate sulla Maiella, sul Gran Sasso, sui Sibillini e sul Sirente a cavallo tra gli anni ’90 e gli anni 2000.

Le operazioni di conta si sono svolte in due sessioni, in estate e in autunno, nei diversi settori del Parco in cui sono presenti questi splendidi animali.

In tutto sono stati conteggiati:

𝟳𝟮𝟭 𝗰𝗮𝗺𝗼𝘀𝗰𝗶, 𝟭𝟭𝟱 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗶 𝗻𝗮𝘁𝗶 𝗲 𝟴𝟴 𝗖𝗮𝗺𝗼𝘀𝗰𝗶 𝗮𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗮𝗻𝗻𝗼.

Grazie alle analisi svolte dal Personale del Servizio Scientifico, è possibile affermare che questa popolazione si mantiene stabile. Ma se andiamo ad osservare i dati più nel dettaglio, scopriamo che alcuni nuclei di camosci mostrano un forte accrescimento.

Questo avviene in modo particolarmente evidente sul Monte Marsicano, dove possiamo ancora parlare di una “popolazione giovane”; ma in misura minore anche in altri settori dell’areale, come Rocca Altiera, la Serra del Le Gravare e le Mainarde. Questi nuclei, che si accrescono, controbilanciano la staticità tipica delle popolazioni mature che osserviamo nel settore “storico” (Camosciara; Val di Rose; Monte Amaro), contribuendo quindi a mantenere comunque lievemente positivo l’andamento complessivo.

Per quanto riguarda il tasso di sopravvivenza dei capretti, ovvero quanti nuovi nati sopravvivono al primo anno di vita, per l’areale storico, questo si attesta intorno al 54%, in linea con quanto riportato in letteratura per popolazioni mature. La popolazione del settore Marsicano continua invece a mostrare tassi di sopravvivenza estremamente alti, anche al di sopra dei valori generalmente riportati in letteratura, con punte vicine al 90%.

L’elevata sopravvivenza dei giovani generalmente indica da un lato l’assenza di fattori di regolazione densità-dipendenti, una situazione che è tipica delle popolazioni giovani, e dall’altro la qualità e la disponibilità elevata delle risorse alimentari (Loison et al., 2002). Infine, vogliamo sottolineare l’importanza del nucleo della Terratta, dove quest’anno sono stati avvistati 17 camosci. Un nucleo che vediamo accrescersi di anno in anno e che vediamo comporsi anche di femmine con piccoli.

Questo è un segnale molto importante perché ci dimostra che questa popolazione ha ancora in sé le potenzialità di accrescersi e colonizzare nuove aree. Sta a noi assecondare questa dinamica naturale assicurando a questi pionieri la tranquillità di cui hanno bisogno per insediare nuclei stabili, preziosissimi per assicurare la conservazione della popolazione nel lungo termine.

Per leggere la relazione completa visita: https://www.parcoabruzzo.it/pagina.php?id=531

Fonte Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise