Aggressione carcere Pescara. Nardella e Colella (S.PP): “Al peggio non c’è limite. Rinforzare gli organici, sfoltire i detenuti e ridefinire i confini del Provveditorato”

PESCARA – “Ennesimo episodio di violenza perpetrato all’interno delle Mura del carcere di Pescara dove a far da padrona ci sono detenuti sempre più violenti e sempre più sicuri di poter sfogare liberamente i propri istinti violenti contro tutto e tutti”- A dirlo è il segretario regionale S.PP Colella Elio consapevole che non potrebbe essere l’ultimo ma, teme, solamente uno di una lunga serie-
“È impensabile ed inaccettabile che questi atteggiamenti siano diventati prassi quotidiana dove arieggia incontrastata la certezza di impunibilità. È arrivata l’ ora che la politica e l’amministrazione penitenziaria inizino a camminare a braccetto per poter porre rimedio a un decennio di scelte fallimentari.
Un plauso va a tutte le donne e agli uomini della polizia penitenziaria di Pescara che con grande senso del dovere e abnegazione rimangono l’unico fondamento per far sì che lo stato non sventoli bandiera bianca piegandosi a tutto l’opposto rispetto ai nostri valori giuridici ed umani. Quello che è accaduto ieri all’interno del carcere di Pescara non può e non deve passare inosservato” – prosegue Colella- “È vero che all’interno degli istituti di pena non ci vivono angeli, ma non può essere comunque possibile che una entità adibita al contenimento del male mostri impostando il servizio su poche unità di personale falle degne di una groviera” – conclude così il suo intervento Colella-

“Tre detenuti che riescono a entrare in sala regia, prendere le chiavi dopo aver malmenato l’addetto ivi di servizio, aprire porte ed entrare in sezione per fare materializzare un’azione punitiva, non si è mai sentita nelle carceri abruzzesi quanto meno negli ultimi decenni.

Roba da non crederci eppure è successo.

Grideremmo allo scandalo se non fosse per il disastro assoluto nel quale i governi che si sono succeduti hanno ricondotto l’intero sistema penitenziario”, sottolinea invece il Vice Segretario Generale Mauro Nardella.

“Se di scandalo si deve parlare non può non essere impostato sullo sfacelo prodotto da chi nei tanti governi succedutesi, hanno partorito cose come nel caso dell’accorpamento dei provveditorati regionali, fatte senza capire cosa sarebbe potuto derivare dalle loro azioni e dimostrando, cosi, di essere lontani anni luce dalla realtà – sottolinea Nardella -.

Un organico di Polizia Penitenziaria, e non solo, ridotto all’osso; un numero di detenuti portato ad essere così elevato da fare venire i capogiri e, soprattutto, una politica nella gestione della geografia penitenziaria troppo assurda per non tatuare responsabilità gravi addosso a chi l’ha voluta e prodotta.
È vero che l’intero sistema penitenziario è allo sbando totale.

Nel caso di Pescara però trova il suo fondamento anche e soprattutto in un organico assai deflazionato dal punto di vista numerico, un sovraffollamento fatto di centinaia di detenuti in più rispetto a quello regolamentare e nell’ essere stato privato di un apparato, quello del Provveditorato Regionale, che prima che venisse portato a Roma garantiva efficienza quasi allo stato puro – continua il Vice segretario generale SPP -.
Se in Italia in generale e in Abruzzo in particolare si vorranno sistemare le cose su tre coordinate si dovrà quindi intervenire:

  • Rinforzo degli organici, sfollamento dei detenuti e regionalizzazione dei provveditorati.
  • Se si continueranno a tenere accorpate regioni come nel caso dell’Abruzzo assoggettato al Lazio e al Molise le cose saranno sempre più destinate a peggiorare.
  • Che mediti il Governo, che mediti perché di responsabilità ce ne ha e pure tante a partire dal mancato rispetto dei parametri necessari per blindare il valore della Costituzione” -conclude Nardella.