Al Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara un magnifico Armando Gioia con “La memoria del Segno”

Il Museo delle Genti d’Abruzzo si prepara ad accogliere da sabato 23 marzo, data dell’inaugurazione, le opere di un artista dalla magnifica lucidità espressiva: Armando Gioia che presenta una sua personale dal titolo emblematico: LA MEMORIA DEL SEGNO.
Come mette in risalto Mariano Cipollini, che della mostra è curatore, “la relazione tra pensiero e gesto creativo non è imputabile solamente a circostanze dettate dall’istintività gestuale della narrazione. Il risultato è frutto di un differenziato numero di variabili che, associate alla necessità di raccontarsi, strutturano lo spessore stesso dell’opera” che subisce, per così dire, la volontà espressiva dell’artista , la quale assegna all’opera stessa, forma e contenuto.

E così, il segno diventa “un’estensione della profondità dell’anima” riportata spesso, su opere e installazioni di grandi dimensioni che sembrano andare alla ricerca spasmodica di uno spazio vitale; è quel segno che, come scrive ancora Cipollini, “si fa portavoce della narrazione orale quanto scritta, generando, nei vari episodi espositivi, un’assodata relazione tra materia e colore (…) e l’uomo rappresentato è storia dal tratto identitario, portatore di memorie: autobiografia di quello che si è, tra le vicissitudini della vita e le conquiste del libero pensare, diluite in un tempo vocato alla riflessione”. Spazio e tempo non sfuggono alla coscienza e si fanno “prima gesto, poi forma e colore”.
Le opere selezionate per la personale, recano tutte un tratto distintivo: la qualità di un patrimonio enorme della produzione creativa che è stato accumulato in tanti anni di lavoro e ricerca e che rimane oggi, come traccia potente di una forte impronta culturale: quella di una periodo, di un’epoca aquilana di cui Gioia è stato protagonista e che ha investito altri aspetti della cultura: la musica, il teatro, le arti figurative. “Il tempo, le esperienze, la memoria, sono le sue variabili che vanno a interagire con la purezza poetica del gesto creativo che lo contraddistingue – scrive ancora il curatore Cipollini – Nei suoi lavori, la relazione tra pensiero e creazione ha evidenti passaggi leggibili e identificabili dagli esordi”.

La volontà di indagare l’insoluto dell’esistenza lo ha indotto a condurre la sua conoscenza verso la costruzione di un pensiero che mai si abbandona alla retorica. Ed ecco che la ricerca delle possibilità espressive, offerte da materiali differenti, lo inducono ad un uso insolito della sua manualità e degli stessi materiali dai quali “sorgono linguaggi interlocutori in altra applicazioni” e che, se un lato “tracciano nuovi orizzonti del disegnare in cui il rapporto tra chiaro e scuro diventa complementare alla percezione visiva”, da un altro “concretizzano, nelle alternanze tra segno e volume, la comprensione dei contenuti narrativi che vanno ad affiancarsi ad altri precedenti percorsi storicizzati”.
I temi affrontati richiamano il patrimonio della collettività che lo ha generato, a cominciare dalle chiare affettività parentali; “laiche e sacre ritualità legate a oggetti tanto simbolici quanto personali, si alternano in una natura essenziale”; una natura che, liberata dalla retorica, “diventa espressione diretta dell’essere assumendo valore genitoriale e filiale”; la stessa natura che, privata del superfluo, sublima il sentire dell’anima e consente la creativa composizione poetica.
La mostra e resterà aperta con orario 9-13 dal lunedì al venerdì e 16-20 il sabato e la domenica.