Associazione criminale nigeriana con basi in Abruzzo sfruttava la prostituzione e riciclava denaro

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Ragazze africane costrette a prostituirsi con la minaccia del voodoo

L’AQUILA – Nell’ambito di una complessa attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, nella prima mattina di oggi personale della Squadra Mobile di Teramo, con l’ausilio del Reparto Prevenzione Crimine “Abruzzo” di Pescara e delle Squadre Mobili di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip di L’Aquila nei confronti di 9 persone di nazionalità nigeriana ( 5 uomini e 4 donne) per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione dell’illecita intermediazione finanziaria, autoricìclaggio e riciclaggio transnazionale, nonché per il reato di tratta di esseri umani. La predetta operazione di polizia
giudiziaria costituisce il risultato del prosieguo della attività di indagine che, nel mese di luglio scorso, aveva già portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 6 persone (1 italiana e 5 donne di nazionalità nigeriana) dimoranti in Abruzzo e nelle Marche, per i reati di tratta di esseri umani, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di almeno 12 giovani donne nigeriane, esercitanti gìornalmente la prostituzione sul noto territorio della “Bonifica del Tronto” della provincia di Teramo, dopo essere giunte clandestinamente in Italia via mare, con la promessa, da parte di chi li aveva reclutate in patria e sottoposte al rito “voodoo”, di un lavoro e di un futuro migliore.

Un momento della conferenza di stamattina a L’Aquila

Le successive indagini hanno permesso di individuare la destinazione del denaro provento dei suddetti reati, permettendo di far luce su un sistema capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale che costituisce un meccanismo strutturato «: transazionale di raccolta del risparmio (se il
denaro è di provenienza lecita) e di riciclaggio ed autoriciclaggio (quando il denaro è di provenienza delittuosa) attraverso il meccanismo dell’hawala, sistema per trasferire fondi da un paese all’altro utilizzando, in sostanza, dei commercianti che possano giustificare la movimentazione di denaro.

Sì è accertata l’esistenza di un’associazione per delinquere, con basi operative nelle province di Teramo, Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, composta tutta da cittadini nigeriani (4 donne e 5 uomini) dedita al riciclaggio ad all’autoriciclaggio verso la Nigeria, attraverso viaggi in aereo, di ingenti somme; di denaro, abilmente occultato all’interno dei bagagli al seguito, provenienti dallo sfruttamento sessuale delle predette giovani donne nigeriane e da ulteriori attività illecite. Gli indagati, alcuni dei quali hanno concorso anche nel reato di tratta, erano consapevoli della provenienza delittuosa del denaro che veniva loro consegnato o direttamente dalle giovani vittime o dalle loro madame che le ospitavano nelle proprie abitazioni site a Martinsicuro, provincia di Teramo, e nelle Marche. L’illecito trasporto veniva svolto dietro un compenso pari ad una
percentuale della somma che il committente vuole far recapitare in Nigeria percentuale che diminuisce al crescere della somma consegnata. Si è accertato come il denaro che il committente vuole far arrivare in Nigeria, viene previamente e poco tempo dopo dalla richiesta, anticipato al destinatario su base fiduciaria, dall’hawaladar che si trova in Nigeria
che ne rientrerà in possesso solo dopo che l’Hawladar che opera in Italia gli porterà il denaro raccolto in questo paese dagli ordinanti. Nello specifico all’interno della predetta associazione criminale, alcuni dei membri svolgono il ruolo di collettori ossia dì celare che ricevono dei committenti dapprima l’incarico (principalmente tramite Contatto telefonico o sms) e poi materialmente il denaro che si intende inviare in Nigeria. Il collettore
successivamente, anche a brevissima distanza di tempo (generalmente tramite sms o messaggio Whatsapp) Fornisce al committente un codice identificativo numerico o alfanumerico che servirà al destinatario in Nigeria per poter ritirate subite il denaro (in “naira” – valuta nigeriana) dal corrispondente in Nigeria dell’associazione. Vi sono poi membri
dell’associazione con il precipuo ruolo di corrieri ossia di coloro che provvedono a ritirare materialmente dai loro dipendenti collettori le somme di denaro consegnate dai committenti per il loro trasporto in Nigeria con viaggi aerei.

Tale denaro, una volta giunti a destinazione, viene consegnato al gestore dell’Ufficio in Nigeria (gestito da familiare o fiduciario) che si è
occupato della preventiva consegna al destinatario. Come detto, gli appartenenti al sodalizio trasportano abitualmente in Nigeria, sempre per via aerea, non solo il denaro frutto dello sfruttamento sessuale, ma anche somme di denaro (di provenienza più o meno illecita) consegnato loro da numerosi connazionali, dimoranti nelle Marche ed in Abruzzo, il tutto in violazione delle norme in materia di raccolta del risparmio e di intermediazione finanziaria. Il meccanismo è consolidato su scala nazionale e comporta il trasferimento illecito di imponenti somme dall’Italia vero la Nigeria.

Gli inquirenti spiegano le attività criminali dei “nigeriani”

Solo nel corso dei controlli effettuati con la collaborazione della Polizia di Frontiera e dell’Ufficio delle Dogane presso l’aeroporto di Fiumicino, sui “corrieri” dell’associazione prima che si imbarcassero per voli diretti in Nigeria, gli stessi sono stati trovati in possesso di oltre 400.000 Euro. Nel corso dell’indagine (meno di un anno) i corrieri indagati sì sono complessivamente recati in Nigeria circa 100 volte per trasportare illecitamente i soldi consegnatigli dai committenti ne consegue che secondo una stima indicativa la somma illecitamente trasportata in Nigeria corrisponde a 7 milioni 500 mila euro. Proporzionando queste cifre al fenomeno nazionale si ricava un flusso impressionante di denaro (in parte
proveniente dallo sfruttamento sessuale delle giovani donne vittime di tratta, ma anche da altri gravi reati posti in essere da tali sodalizi) che viene trasferito in Nigeria al di fuori dei canali finanziari tradizionali per essere poi immesso nel paese Africano in circuiti bancari locali e/o per giungere, ormai ripulite, nelle mani delle organizzazioni criminali che li utilizzeranno per successive attività illecite e investimenti. I soggetti tratti in arresto in data odierna in esecuzione della predetta misura cautelare sono:

  • OMOSIGHO Bright, nato in Nigeria nel 1989 residente a Fermo;
  • UWAILA Osaro Godwin, nato in Nigeria nel 1977 residente a Civitanova Marche;
  • OGEI Rosemary, nata in Nigeria nel 1994 residente a San Benedetto del Tronto (AP);
  • AROMIRE Sharon Onycbuchi, nata in Nigeria nel 1990 residente a Martinsicuro (TE);
  • OSADIAYE Ebade Veronica, nata in Nigeria nel 1991, residente a Porto S. Elpidio (FM);
  • OJIEMUDIA Emmanuel, nato in Nigeria nel 1995, residente a Corropoli (TE);
  • MARK ÈHIGIAMUSOE Florence, nata in Nigeria nel 1978, residente a Nereto (TE);
  • ONÒH Charles, nato in Nigeria nel 1983 residente Castiglione dei Pepoli (BO).

L’esecuzione della misura cautelare nei confronti di ONOH Charles e UWAILA OSaro Godwin è avvenuta presso l’aeroporto di Fiumicino all’atto di imbarcarsi su un volo diretto in Nigeria; quella di OMOSIGHO Bright è avvenuta al casello di Teramo dell’autostrada A/24. Uno dei membri dell’associazione destinatario della misura è tuttora irreperibile.

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