Avezzano. Maurizio Pendenza (Italia Viva): «Sulla Sanità la Regione penalizza la Marsica e le aree interne»

AVEZZANO – Marsica, Avezzano e aree interne penalizzate dalla scelte in tema di Sanità da questo governo regionale di centrodestra. Un tradimento di quanto ripetuta,mente e insistentemente affermato in campagna elettorale e assicurato ai cittadini residenti nell’Abruzzo interno. Il chiaro atto di accusa parte da Maurizio Pendenza, coordinatore di Italia Viva di Avezzano, che tuona contro le scelte di Marsilio e dei suoi, soprattutto in questo delicatissimo periodo di pandemia.

Maurizio Pendenza

Questa la nota di Pendenza: «Il regionalismo è stato da sempre il principio fondamentale per affrontare le campagne elettorali regionali, adeguando l’identità abruzzese alla sfida culturale e programmatica dei 5 anni di governo. Questa amministrazione di centrodestra ha fatto di più: ha incentrato tutto il dibattito elettorale sulla necessità consapevole di un nuovo equilibrio e di una nuova politica per le aree interne. Ma la sanità che occupa lo spazio principale nel bilancio di una regione non dovrebbe essere il cardine di questa nuova politica, a maggior ragione di fronte la sfida che ci si trova a dover affrontare?
In questo contesto pandemico non dovremmo parlare di hub di II livello, ma occuparci del tema dei posti letto e degli strumenti per le terapie intensive che fronteggino materialmente il Covid; non discutendo di  un superamento del decreto Lorenzin (dibattito giusto ma assolutamente successivo) quanto piuttosto di una nuova politica per la medicina territoriale, con un potenziamento del territorio per fronteggiare i malati di Coronavirus in assistenza domiciliare. Dovrebbero essere i numeri dei contagiati e delle urgenze a dettare oggi la linea alla politica sanitaria regionale, non i bacini di utenza per lo sviluppo di una nuova riorganizzazione ospedaliera afferente a momenti politici ordinari. 
La sfida che abbiamo di fronte è epocale e non permette errori di qualunque sorta, soprattutto di analisi. Spendere 11 milioni di euro per l’ospedale Covid di Pescara, fa male a chi, come nel territorio marsicano, attende interventi capillari a favore del territorio. Ma suona ancor più come una beffa il prossimo stanziamento di mezzo milione di euro per l’ospedale di Popoli che potrà ripristinare una vitalità ospedaliera che mancava da qualche tempo. E Avezzano? E la Marsica? Perché nessuno ha voluto affrontare concretamente la realizzazione di un ospedale Covid nell’ex presidio di Tagliacozzo o di Pescina o la possibilità di un rafforzamento dell’ospedale di Avezzano? I numeri dei contagiati oggi li presentano maggiormente la zona marsicana e la valle Peligna, mai di fatto entrate in alcun dibattito regionale. 
Ricordiamo quanti esponenti politici sono venuti per accaparrarsi le preferenze nel territorio marsicano o peggio a dettare la linea provinciale a partiti alle prese con il rinnovamento della classe dirigenziale e notiamo come nessuno si faccia più vivo ora in cui il territorio sente l’esigenza forte di essere ascoltato. La verità è che siamo più isolati di prima. E questa situazione ha sicuramente una matrice e una responsabilità politica ben precisa. Per di più, nel momento in cui i contagi stanno subendo una lenta discesa e siamo in una fase di pianoro, in cui i ricoverati sono in lieve calo al pari di chi è costretto alla terapia intensiva, la regione Abruzzo costruisce un nuovo ospedale. La riflessione dovrebbe invece essere un’altra: se nella fase 1 dell’emergenza gli ospedali hanno retto l’urto del Coronavirus, nella fase 2 serve un cambio di modulo e di strategia e si dovrebbe vertere l’attenzione sull’assistenza domiciliare dei medici di famiglia e delle USCA; vale a dire spendere risorse importanti messe a disposizione dagli ultimi decreti non solo per l’assistenza capillare di chi oggi è in quarantena nelle proprie case ma anche per rendere concreta la costruzione di un vero e proprio presidio territoriale dei medici di famiglia più volte annunciato e mai realizzato e che sicuramente non cesserà di essere vitale anche per il futuro. 
Come si vuole costruire la comunità abruzzese, attraverso nuovi e più aspri campanilismi? O facendo riflessioni più ampie sulle necessità della collettività?Di certo, finora, ci sono solamente l’assoluta lontananza tra la dimensione degli interventi e la realtà e la mancanza di una classe dirigente che sappia mobilitarsi rispetto al futuro e a quanto dichiarato in passato».

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