Batteria pirotecnica vietata alla manifestazione pasquale di Sulmona. In Italia due pesi e due misure?

SULMONA – “…Questo giorno che ormai cede la sera,
festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne, che rimbomba lontan di villa in villa…”.

È partendo da un passo della poesia di Giacomo Leopardi “Il passero solitario” che vorremmo si incentrasse la discussione sul divieto imposto dalla Questura dell’Aquila circa la mancata autorizzazione all’accensione della batteria pirotecnica durante la manifestazione della Madonna che scappa in piazza.

Una decisione che ha acceso un dibattito sui social e che sta “deflagrando” in tutta la sua potenza sociologica con risvolti dai connotati alquanto dirompenti.

Leopardi nella sua poesia ha descritto molto bene gli ingredienti della festa religiosa in uso nella sua Recanati che vanno dal suono delle campane allo scoppio di mortaretti. Due ingredienti storici che danno una particolare geometria letteraria alle sensazioni vivibili in un contesto festaiolo.

Eppure c’è chi questa sensibilità poetica la vede diversamente o, quanto meno, incoerentemente con quanto fatto da altri. Al di là della questione poetica, che comunque porta un suo valore aggiunto alle cose, quello che non torna è la coerenza amministrativa tra le varie parti d’Italia e che va a riguardare il divieto imposto.

La Questura dell’Aquila, la cui decisione comunque sia rispettiamo, la vede, infatti, molto diversamente da quella di altre province quale ad esempio quella di Foggia laddove le batterie pirotecniche del tipo di quella in uso a Sulmona (dove comunque e contrariamente che altrove, sono state sempre accese delimitando in sicurezza gli spazi dove è vista scoppiare con tanto di e divieto di accesso) non solo sono consentite, ma vengono accese addirittura con la gente posta a pochi centimetri dalla stessa.

È il caso della batteria alla sanseverese (che prende il nome dalla città dove è prodotta e riconosciuta finanche patrimonio incontrastabile) accesa durante le processione e rincorsa, a pochi centimetri di distanza da essa , da un nugolo di giovani chiamati con l’appellativo di Fujenti (vedi video).

Delle due l’una: o i questori disconoscono queste pratiche oppure non si capisce il perché a San Severo si mentre a Sulmona no.

Noi siamo portati ad accettare, a livello consocietario, tutto ciò che è prodotto in termini normativi purché, a prescindere degli usi e costumi dei vari luoghi, la legge sia uguale per tutti.

Resta da capire come si muoverà ora il Questore di Foggia e cosa avrà da dire al suo pari aquilano in ordine alla decisione presa.

Sinceramente la vediamo difficile visto che più di una volta in passato hanno tentato di bloccare l’accensione delle batterie salvo poi tornare sui propri passi per evitare, come accaduto, sommosse popolari.

Fatto sta che dopo i bengala inneggianti alle cascate di fuoco in uso a Sulmona in Piazza Garibaldi e sulla facciata della chiesa della Tomba accese durante la processione del venerdì Santo e messe fuori uso qualche decennio a venire meno saranno anche i petardi della domenica di Pasqua.