Capitale della Cultura 2026: assegnati i riconoscimenti della prima edizione del Premio Letterario Gioacchino Volpe nel giorno della sua nascita

L’AQUILA – La prima edizione del premio letterario nazionale intitolato a Gioacchino Volpe (1876/1971) ha celebrato i suoi vincitori. Nel pomeriggio di ieri, all’interno di Palazzo Pica Alfieri, si è tenuta la cerimonia di conferimento. L’iniziativa è stata promossa dal Comune dell’Aquila per valorizzare la memoria dello storico e politico italiano, nato nella frazione aquilana di Paganica, e altre due importanti personalità, anch’esse originarie del capoluogo abruzzese, che hanno avuto rilevanza nel mondo della divulgazione storico-politica e del giornalismo come Panfilo Gentile (1889/1971) e Stefano Vespa (1957/2022). La data scelta per l’evento finale coincide con la nascita di Volpe, il 16 febbraio 1876.

Oltre al primo cittadino del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi, hanno partecipato i membri della giuria del Premio, presieduta da Gianni Letta, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, e composta da Gaetano Quagliariello, presidente della Fondazione Magna Carta, dal giornalista Bruno Vespa e dall’editorialista e vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito. Presente anche il pronipote di Gioacchino Volpe, Amedeo. La cerimonia è stata moderata da Giancarlo Loquenzi, conduttore della trasmissione radiofonica Zapping, in onda su Rai Radio 1. 

La serata è stata impreziosita dal recital poetico – ispirato ai grandi autori della letteratura, a cura del maestro Davide Cavuti – tenuto dall’attore Giancarlo Giannini, a cui è stato attribuito un riconoscimento per l’interpretazione di Celestino V nella trasposizione teatrale, prodotta nel 1969 dal TSA, dell’opera siloniana “L’avventura di un povero cristiano”. Tra i presenti anche Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo SpA.

Tutti i membri della giuria e i premiati hanno indossato la spilla raffigurante il Fiore della Memoria, in cui è riprodotto un croco di colore viola, il fiore di zafferano, scelto dal Comune dell’Aquila dal 2022 per commemorare le vittime del terremoto del 6 aprile 2009.

“Ci riempie di orgoglio il successo della prima edizione del Premio letterario Gioacchino Volpe, un’iniziativa che non solo rende omaggio al prezioso contributo dell’intellettuale nei confronti della storiografia italiana del Novecento – in veste di docente universitario e politico -, ma celebra anche l’eccellenza di personalità come Panfilo Gentile e Stefano Vespa, capaci di aver plasmato il nostro panorama culturale e giornalistico. L’evento, arricchito dalla presenza di una giuria di altissimo livello, di autorevoli figure del panorama letterario nazionale e internazionale, in un luogo di pregio come Palazzo Pica Alfieri, uno dei simboli del patrimonio aquilano, ha confermato il valore della nostra proposta culturale, anche in vista dell’imminente appuntamento con L’Aquila Capitale italiana della cultura 2026. Desidero ringraziare di cuore tutti gli intervenuti e coloro che hanno contribuito alla realizzazione del Premio, certi che questa edizione rappresenti l’inizio di una stagione di iniziative che continueranno a far brillare la nostra terra” così il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi.

“Questo premio ha lo scopo di onorare tre figli dell’Aquila che, nei rispettivi campi, vanno considerati dei fuoriclasse del panorama intellettuale della nazione. Io credo, in coscienza, che il contributo dato da Gioacchino Volpe nell’ambito della storia, da Panfilo Gentile in quello della critica politica e da Stefano Vespa nel campo del giornalismo non sono stati fin qui valorizzati come era giusto che fosse. Da qui nasce un’ambizione: fare di questo premio un momento importante della vita culturale del Paese. C’è tanta strada da fare ma credo di poter dire che si sia partiti con il piede giusto” ha dichiarato il presidente della Fondazione Magna Carta, Gaetano Quagliariello.

“Insieme agli altri giurati abbiamo tentato di costruire un percorso nell’assegnazione dei riconoscimenti ai vincitori. Nella sezione Gioacchino Volpe sono stati selezionati due volumi sostanzialmente legati al racconto della Dc – di cui, sia lo scorso anno che quest’anno, sono stati celebrati una serie di anniversari – che sta suscitando un rinnovato interesse. Per la sezione Panfilo Gentile è stato premiato un lavoro incentrato sulla figura di Matteotti – nel 2024 ricorreva il centenario della morte – in cui viene narrato chi è stato e cosa abbia fatto da vivo e forse, per questo, perché è stato assassinato. Abbiamo individuato dei temi legati alla riflessione culturale e politica oggi in atto nel Paese, attualizzandoli”, ha dichiarato il giornalista ed editorialista, Antonio Polito.

“Questo premio è stato istituito dalla Fondazione Stefano Vespa per ricordare mio fratello, scomparso tre anni fa, che ai temi della sicurezza ha dedicato larga parte della sua ultima attività professionale. In collaborazione con Leonardo, viene premiato un giovane studioso, Tullio Ambrosone, già autore di saggi sul multilateralismo, con un assegno di ricerca su un campo del tutto inesplorato: l’autosufficienza militare europea nel momento in cui Trump si disimpegna con l’Ucraina e comincia a chiudere l’ombrello protettivo sull’Europa aperto nel ’45. In Italia la cultura della Difesa è largamente insufficiente. Nei prossimi anni la nostra Fondazione e Leonardo collaboreranno per gettare qualche seme nuovo”, ha aggiunto il giornalista Bruno Vespa.

I vincitori del Premio – che si articola in tre sezioni: “Gioacchino Volpe” per saggi storici, “Panfilo Gentile” per lavori di giornalismo politico e “Stefano Vespa” per giornalismo emergente su temi di sicurezza interna ed internazionale – sono stati:

•per la sezione Gioacchino Volpe: i volumi vincitori ex aequo sono due: il primo è “Italy’s christian democracy: the catholic encounter with political modernity”, edito dalla Oxford University press, degli autori Rosario Forlenza e Bjørn Thomassen; il secondo è il saggio dal titolo “Storia della Democrazia Cristiana 1943-1993” degli autori Paolo Pombeni, Guido Formigoni e Giorgio Vecchio, edito da Il Mulino;

•per la sezione Panfilo Gentile, l’opera vincitrice è “Tempesta – La vita (e non la morte) di Giacomo Matteotti” dell’autore Antonio Funiciello, edito da Rizzoli;

•per la sezione Stefano Vespa, l’opera vincitrice è la ricerca dal titolo “Sfide e opportunità della sicurezza europea nel nuovo scenario geopolitico” realizzata dal giovane ricercatore Tullio Ambrosone.

Ulteriori riconoscimenti sono stati assegnati alla storica Elena Aga Rossi, a lungo docente dell’Ateneo aquilano, e allo storico aquilano Walter Cavalieri per il volume, presentato in concorso, realizzato sull’eccidio dei Nove Martiri Aquilani trucidati dai nazisti nel 1943.

Sul sito del Comune dell’Aquila (al seguente link: https://www.comune.laquila.it/pagina2064_premio-gioacchino-volpe.html) sono pubblicate tutte le informazioni e le modalità di partecipazione al concorso per la prossima edizione, nel 2026, del Premio Gioacchino Volpe.

Il discorso che il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi

Vorrei raccontarvi “il mio Gioacchino Volpe”, che mi ha nutrito attraverso la sua moderna e sofisticata visione storiografica, il suo universo etico, il suo indubbio talento di intellettuale, il suo essere orgogliosamente e amorevolmente aquilano, abruzzese.

Condivido con voi quattro istantanee del mio percorso di crescita, che ci ha condotti qui, oggi, a celebrare Gioacchino Volpe attraverso il Premio a lui dedicato.

La prima, mi riporta alla mente mia madre, la sua passione per il teatro e i racconti degli spettacoli visti rigorosamente dal loggione, postazione di tendenza per i giovani degli anni Settanta del Novecento.

Accogliendo la richiesta di un testo originale per il Teatro Stabile dell’Aquila, Ignazio Silone per scrivere “L’Avventura di un povero cristiano” consultò diverse opere storiografiche, tra le quali “Movimenti religiosi e sette ereticali”, in cui Gioacchino Volpe raccolse i suoi saggi scritti tra il 1907 e il 1912.

La pubblicazione, attraverso l’analisi dei fenomeni religiosi presenti in Italia tra l’inizio del secondo millennio e il Trecento, mette in evidenza lo scontro di poteri nella Chiesa e i suoi protagonisti, tra i quali non poteva mancare Bonifacio VIII.

Pagine, queste di Volpe, di ispirazione per il dramma siloniano che, nell’ultimo quadro ambientato all’interno del Palazzo Caetani ad Anagni, ci rappresenta un duro confronto tra Bonifacio VIII e Pietro Celestino, portatori di due opposte concezioni della Chiesa.

Il primo esponente della “boria di dominio teocratico”, definizione dello stesso Volpe; il secondo sostenitore coraggioso di una Chiesa povera e libera dal potere e pienamente testimone della misericordia di Dio, come ci ha ricordato proprio all’Aquila Papa Francesco, primo pontefice, dopo 728 anni, ad aprire la Porta Santa della basilica di Collemaggio in occasione della Perdonanza del 2022.

La seconda istantanea mi riporta tra i banchi del quinto E del Liceo scientifico Bafile, alle lezioni sulla Grande Guerra del prof. Cavalieri.

Gioacchino Volpe da storico sul campo, raccontò l’Italia della prima guerra mondiale e il popolo in armi, rivelando un “sobrio amor patrio senza fanatismi”.

Volpe, nella scrittura scorrevole delle pagine di storia, rivela uno stile da cronista, acquisito durante il tirocinio al Mattino di Napoli, giornale fondato da suo cugino Edoardo Scarfoglio e da sua moglie Matilde Serao.

L’esperienza della Grande Guerra fu decisiva per trasformare Volpe nel più importante storico dell’Italia in cammino.

Storico che non rinunciò mai alla sua umanità, che andava oltre le scelte politiche, come dimostra la critica al razzismo e la difesa di Ernesto Buonaiuti e dei fratelli Rosselli.

La terza istantanea mi porta al terremoto del 6 aprile 2009, alla generosità degli alpini e delle loro associazioni di volontariato.

Ero sindaco di Villa Sant’Angelo all’epoca e nei rari momenti di riposo, quando gli occhi non riuscivano a chiudersi, rileggevo con la mente il coinvolgente e delicato racconto sul “popolo in grigio-verde”.

Gli eroi positivi di Volpe sono stati gli alpini: “una magnifica truppa con spalle salde, garetti d’acciaio, tolleranti ad ogni disagio (…) Potevano esserci differenze fra alpini piemontesi o friulani, lombardi o abruzzesi, ma la montagna aveva dato stampo comune, quasi un popolo entro un popolo, un esercito entro un esercito”.

L’ultima istantanea mi vede sindaco dell’Aquila, l’impegno per la sua rinascita; la convinzione della forza rigeneratrice della cultura e la sua capacità di ridare forma e anima alla comunità dispersa; la cura per rendere la Perdonanza celestiniana un evento di respiro internazionale; il raggiungimento dell’obiettivo dell’Aquila capitale della cultura 2026, di cui questa prima edizione del Premio Volpe ne è una delle pietre miliari.

Oggi, sarebbero da rileggere le pagine di quella preziosa pubblicazione della casa editrice del figlio di Gioacchino, Giovanni, dal titolo “Ritorno al paese. Paganica”, illustrato con acqueforti originali di Sigfrido Bartolini.

Era il 1920 quando Volpe torna al “natio Abruzzo”. Nel libro racconta che si fermò due giorni all’Aquila per rivedere, non tanto le cose nuove, quanto quelle vecchie con occhi di un quarantenne, rispetto a quando le vedeva senza guardarle veramente, a 12 anni.

I suoi ricordi dell’infanzia lo riportano davanti a quella che lui chiama “la mia impareggiabile Santa Maria di Collemaggio, sacra a Pier Celestino”.

Più che un ritorno, il suo è un percorso dell’anima attraverso i luoghi del cuore; è il racconto dell’amore per le sue origini, la testimonianza di come le radici identitarie sono ricordo che si fa memoria.

Radici che aggiungono all’approccio scientifico dello storico, l’espressività valoriale della terra atavica.

La vita di un personaggio come Gioacchino Volpe non si può racchiudere in poche battute.

La sua è una personalità complessa e semplice allo stesso tempo. Complessa come può essere la storiografia, della quale Volpe è stato uno dei più interessanti rappresentanti del Novecento.

Personalità semplice, nel senso di unica, per la sua capacità di elevare a virtù il dolore che cerca rispetto, la gloriosa bellezza del sacrificio del popolo in armi, l’umanità dello studioso e ricercatore, nonostante le contraddizioni degli avvenimenti, le logiche del potere, le contrapposizioni degli egoismi, la violenza delle armi, la rigidità dell’ideologia …

Il Premio Gioacchino Volpe – che questa sera prende forma nei nomi dei vincitori – va oltre la sua denominazione.

Abbiamo, infatti, operato una scelta che, sono convinto, sarebbe stata accolta con entusiasmo dallo stesso Volpe.

Abbiano affiancato a quella di Volpe, le storie straordinarie di due aquilani illustri, come Panfilo Gentile e Stefano Vespa.

A Stefano, che ho conosciuto personalmente, rivolgo il mio pensiero di affetto e stima, ricordando una delle nostre ultime chiacchierate sul futuro del TSA.

L’Aquila, come per molti di noi, era la sua certezza; il suo approdo; dove ritrovare gli amici, i profumi e i sapori di sempre; dove godere delle fresche serate estive, dell’aria frizzantina delle mattine autunnali, del freddo intenso delle serate invernali, di quel cielo terzo e inimitabile, carico di promesse, della nostra primavera.

Il Premio Volpe, esalta L’Aquila e il suo territorio come terra fertile di ingegno e saperi, di creatività e professionalità, di arte e scienza, di capitale della Pace e del Perdono, di capitale della cultura 2026, di città nuova e rigenerata.