Carcere di Romerike in Norvegia: un modello di reintegrazione e da imitare?

ROMA – Girando per il web mi sono imbattuto in un articolo dove ad essere descritto era la tipologia di carcere in uso in Norvegia.
Prima di addentrarmi nella sua lettura ho voluto però, per prima cosa, riavvolgere la pellicola di un film che dura da oramai 30 anni e che descrive il mio lavoro svolto nelle patrie “galere” italiane.


L’ho voluto fare per raccogliere, prima di confrontarle con quelle provenienti dalla Norvegia, le immagini di celle disonorevoli da me visitate e fatte di turche e vespasiani posti a poca distanza dal letto; di muri imbrattati dagli oli esausti prodotti dalle cucine improvvisate dai detenuti e relegate a fornelli a gas messi insieme e spesso utilizzati come armi dagli stessi detenuti; di docce non sempre ben funzionanti e riposte in vani ripieni di muffa.
Sono passato poi ad approfondire il contenuto dell’articolo. Cosa ho scoperto è presto detto.


In Norvegia, il carcere non è solo un luogo di detenzione, ma un’opportunità per ricominciare. I detenuti della prigione di Romerike, ad esempio, vivono in camere singole con TV, possono socializzare in soggiorni e cucine condivise e partecipano a programmi di lavoro in laboratori di meccanica, falegnameria e sartoria.


Ogni attività, dal lavoro temporaneo alla manutenzione, cucina, pulizie, fino a corsi di pittura e chitarra, è pensata per facilitare il reinserimento. La struttura offre anche negozi, caffetteria, biblioteca e spazi per le visite, creando un ambiente che promuove l’inclusione sociale e la crescita personale.
Con uno spazio ricreativo che include sport come calcio, basket e tennis, e persino concerti, la prigione di Romerike rappresenta un approccio innovativo e umano che punta alla riabilitazione. Un esempio di come la giustizia possa guardare al futuro.
Attenzione, però….non è che in Italia non si faccia nulla.

Quello che nel bel Paese manca è la compatibilità con ciò che la legge dice e ciò che la realtà veramente offre. Una realtà fatta di eccessivo sovraffollamento e difetto di organici.
Corsi, scuole, spazi troppo ridotti e non sempre funzionali alla rieducazione come quelli presenti in Italia non riusciranno mai a tenere testa agli aspetti più dignitosi e umanamente impostati come quelli norvegesi.
Si parla molto di rieducazione e di reinserimento.


La nostra Costituzione non avrebbe rivali se solo si attuasse ciò che la stessa ci chiede di fare.
In Italia però non accade quello che invece dovrebbe succedere. La nostra sembra più una Costituzione scritta per loro che per noi.
Eppure in Italia si parla molto di carcere.
Peccato però che il più delle volte lo si fa per descrivere insulti e aggressioni perpetrate a danno del personale o per elencare i tanti morti suicidi che come in una sorta di assuefazione sociale sembra non interessare più nessuno, compresi gli ultimi due che oggi in Toscana hanno voluto mettere fine alla propria esistenza.


Molte volte mi chiedo come sarebbe stato lavorare nelle carceri Scandinave.
Guardando le immagini credo che la risposta me la potreste dare voi lettori.