Carcere, lavoro, vita

AVEZZANO – Davide Dionisi e Roberta Barbi i bravi e competenti giornalisti conduttori della trasmissione I Cellanti su Radio Vaticana, si sono occupati nella scorsa settimana di  “The smile of 3P”,  “Chi ha varcato la soglia”,  “Fuga di sapori”  e “Officina computer” ancora quattro progetti  attuati all’interno di altrettante case circondariali d’Italia.

Centri dedicati e associazioni di diverso genere si occupano dei detenuti  che, dopo aver pagato, come si dice, il debito con la giustizia e la società, dovranno essere reinseriti e accompagnati verso una nuova vita; a tal proposito, queste organizzazioni predispongono per loro iniziative e attività variegate che hanno però tutte lo stesso obiettivo: formare e ri-formare il detenuto alla convivenza civile e lavorativa, nel rispetto della legalità. Le iniziative presentate vanno dalla visione di video al racconto della propria vita in carcere, dalle attività di riparazione di macchine informatiche a quelle di preparazione di prodotti alimentari sfiziosi e di qualità.

Nel carcere dell’Ucciardone a Palermo, il Centro Padre Nostro di Brancaccio ha proiettato “THE SMILE OF 3P” miniserie prodotta daLa Seven Communication e diretta da Paolo Brancati che racconta la vita di Don Puglisi (le 3P stanno per Padre Pino Puglisi), esemplare figura di sacerdote che si dedicò alla pastorale giovanile con lo scopo di sottrarre i giovani alla malavita e alla mafia; per questa ragione fu ucciso il giorno del suo 56° compleanno: ricorre quest’anno il 27° anniversario della morte. Maurizio Artale, presidente del Centro, nel corso dell’intervista ha ricordato come già da diversi anni  vengono allestite proiezioni e cortili di passeggio per i detenuti, Cinemissimo Paradisissimo è il titolo della manifestazione che consente ai detenuti di vivere poche ore in “libertà”;  la figura di Don Puglisi, nella miniserie, è viva, vivace e maestra di vita e di dirittura morale: ognuno di noi è qui per assolvere un compito, ha un dovere da compiere e spesso, è necessario che questo compito venga portato avanti senza sosta, senza interruzioni; il suo esempio, più che la sua leggenda tende alla educazione dei carcerati; la sua costanza e la sua presenza sul territorio testimoniano la necessità, per lo Stato, di  essere visibili e attivi mai silenti spettatori di ciò che vi accade. La disponibilità e l’accoglienza del Don verso i detenuti è ben leggibile in un lettera che egli scrisse ai carcerati nel Natale del 1992; non solo si dichiarava disponibile ad andarli a trovare ma offriva il suo sostegno una volta che fossero usciti dal carcere;  speranza e fiducia permeavano il suo scritto. Questo messaggio è stato ripreso dal centro che prosegue sulla strada tracciata e anzi, dà la possibilità ai detenuti di scontare la pena all’interno del centro stesso, offrendo il loro lavoro per  diversi importanti servizi alla comunità come ad esempio, la riqualificazione di un importante bene immobile che stava andando in malora.  Se è vero che si impara quel che si vede, allora ad imparare sono in molti: i detenuti che traggono dalle loro mani, dal loro lavoro il loro riscatto; le persone che vedono i detenuti lavorare e ne apprezzano le possibilità di cambiamento;  la città, e per essa gli istituti amministrativi, che recupera i suoi patrimoni dimenticati, abbandonati, degradati. Il 29 settembre la miniserie verrà proiettata anche presso la Casa Circondariale Pagliarelli Antonio Lorusso sempre a Palermo.

A Riva presso Chieri, in provincia di Torino, Cascina Macondo ha messo in piedi un progetto “CHI HA VARCATO LA SOGLIA” che fa parte di un più grande contenitore Vite parallele, che è stato proposto perché i detenuti possano raccontare, narrare e descrivere l’esperienza della vita in carcere e come e perché ci sono finiti. In origine avrebbe dovuto essere un progetto di scrittura creativa e lettura che però, causa forza maggiore,  ha subìto un adattamento causa COVID. Ma singolarmente, non sono solo quelli “di dentro” a scrivere biografie, sono anche “quelli di fuori, del mondo della disabilità o della normalità”, in uno scambio proficuo a delineare non un più o un meno ma semplici diversità, quelle di cui è composto l‘intero universo. Pietro Tartamella della Cascina Macondo ha rivolto un appello anche a tutti quelli che, per diverse ragioni hanno conosciuto il carcere, a raccontare e a raccontarsi così da offrire diversi punti di vista della stessa realtà; chi ha varcato la soglia infatti, non necessariamente lo fa da detenuto: insegnati, sacerdoti, operai, professionisti, familiari e parenti…ognuno guarda e vede con propri occhi, ognuno elabora un suo pensiero tutti utili a far meglio conoscere il carcere e anche ricavarne suggerimenti per migliorare il carcere e i suoi rapporti con l’esterno.

La Snam, invece di gas (che si paga caro!), ha donato oltre 8.000 computer e monitor, ormai dismessi, ai detenuti del carcere di Bollate, in provincia di Milano, per dar vita a OFFICINA COMPUTER. Claudio Farina della Fondazione Snam mette in luce i tre punti base del progetto che prevede la riparazione delle strumentazioni ancora efficienti, il riuso e riciclo di materiali e pezzi ancora utilizzabili ma smontati da macchine deteriorate e, infine, la possibilità di rendere disponibili i macchinari riparati – sebbene non di ultimissima generazione – per la collettività, per comunità, per lavoratori o studenti in stato di bisogno e/o in home working. L’iniziativa è stata promossa da Fondazione Snam unitamente all’Impresa sociale Fenixs e vede impegnati 160 detenuti per i quali il progetto si pone come opportunità di lavoro e anche di riqualificazione professionale.

Di cose buone da mangiare, lavorate con prodotti agricoli di qualità, si occupa invece FUGA DI SAPORI, un marchio dell’Associazione ISES, nato per dar vita e promuovere prodotti di  Economia carceraria, “il buono che viene da dentro”.  Il progetto sociale coinvolge entrambi gli istituti presenti ad Alessandria, la Casa Circondariale e l’Istituto di pena ed ha come scopo quello di creare lavoro e nuove opportunità di integrazione ad opera della Cooperativa sociale Idee in fuga. Andrea Ferrari dell’Associazione ISES, ha spiegato nel corso dell’intervista che  Fuga di sapori è un modo per  uscire all’esterno e far conoscere il mondo sommerso del carcere; infatti, la vendita dei prodotti avviene presso una Bottega Solidale che è stata aperta in un locale adiacente al carcere, dove non sono necessari documenti per entrare ma anche on line. I prodotti finiti si avvalgono di apporti che provengono tassativamente da altre realtà carcerarie e costituiscono una nicchia di articoli – dagli ironici nomi – che comprende birre, passata di pomodori, sottoli, liquori e creme cioccolato. I ricavi delle vendite servono al finanziamento – al di là dei laboratori specifici – a sostenere  altri progetti sociali:  contro la violenza alle donne (Cooperativa Medea), sulla ricerca di malattie specifiche (Fondazione Solidal), per l’ampliamento della falegnameria dell’Associazione ISES. Si cerca di fare inserimento lavorativo come la condizione primaria per ripartire dopo una caduta, per “rifarsi una vita”. L’associazione al momento impegna quattro detenuti all’interno della falegnameria e un detenuto nella bottega solidale; complessivamente si parla però di 180 persone diversamente impiegate nelle attività di progetto.

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