Carcere minorile dell’Aquila “non sicuro”. Intervengono i sindacalisti “guastafeste” Merola e Nardella (Cnpp-Spp): “In queste condizioni non può assolutamente aprire”
Il sottosegretario Ostellari a L'Aquila (Foto Ansa)
L’AQUILA – C’erano tutte, ma proprio tutte le istituzioni e le parti politiche che contano all’intitolazione dell’istituto per minori dell’Aquila.
C’era la Garante del diritto dei detenuti, ma non quelli dei poliziotti penitenziari e del comparto Funzioni Centrali (si è poi appreso che non sono stati invitati).
Alla cerimonia ha partecipato il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, che ha sottolineato il valore educativo e sociale dell’iniziativa.
“È un simbolo, ma anche un significato valoriale profondo – ha detto – del senso del dovere, della possibile rinascita di chi si ritroverà qui come detenuto”. Il sottosegretario ha richiamato “il rispetto delle regole e quei concetti di dovere che oggi è importante ribadire, in un periodo segnato dalla devianza giovanile”.
“Questo deve essere un luogo dove il dovere è essenziale – ha aggiunto – ma anche dove c’è la possibilità di ricostruire un futuro. Una funzione fondamentale ce l’ha tutta la comunità, nella fase di prevenzione: è prima che si deve lavorare ancora molto. Da qui si può solo ricostruire”.
Alla cerimonia erano presenti anche il poeta e scrittore Davide Rondoni, presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di San Francesco, e Antonio Sangermano, capo del Dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del ministero della Giustizia, che ha aperto il dibattito precedente allo svelamento della targa.


“Ci danno dei guastafeste a noi del Cnpp-spp e bene fanno se a un non invito ricevuto ci presentiamo, seppur informalmente, lo stesso agli eventi che, soprattutto in questo caso, potrebbero cambiare in maniera radicale la responsabilità del poliziotto penitenziario.
Non sappiamo il motivo per cui non siamo stati invitati ma se era per nascondere la polvere sotto il tappeto hanno sbagliato e di brutto pure”.
Si presentano come sempre “caustici”, quando ad essere messo in discussione è il lavoro dei baschi blu, i segretari nazionali del Coordinamento Nazionale Polizia Penitenziaria Spp Giuseppe Merola e Mauro Nardella e non potevano che farlo oggi anche se Mauro Nardella la sua presenza di certo non l’ha voluta far mancare, malgrado tutto.
“L’istituto per minori dell’Aquila, così come sarebbe stato concepito e ristrutturato, non può e non deve essere aperto. Mancherebbero alcuni accorgimenti che qualora non riattati in maniera adeguata non potranno offrire mai quella sicurezza che deve essere parte integrante di un carcere e conditio sine qua non si potrà aprire ai detenuti”.
Non vanno tanto per il sottile i due segretari nazionali del Cnpp-spp sulla questione riguardante l’IPM aquilano, inaugurato qualche settimana fa e che oggi ha visto la sua intitolazione a San Francesco d’Assisi.
“Non possiamo, per motivi appunto di sicurezza, svelare le cose che non vanno ma stante quanto riferito dagli addetti ai lavori mancherebbero le cose più elementari e che se non messe al loro giusto posto relegherebbero l’istituto di l’Aquila a poco più di un colabrodo – spiegano Merola e Nardella -.
Se non è opportuno rilevare le disfunzioni in ordine alla sicurezza, quelle che invece fanno capo al trattamento non possiamo non menzionarle. Mancherebbe ad esempio un buon campo sportivo e che per detenuti in erba quali sono gli under 18/25 reclusi in un istituto a loro dedicato sarebbe un po’ come togliere i fornelli ad un cuoco – sottolineano i due segretari nazionali -.
Hanno intitolato l’istituto al poverello d’Assisi, ma del santo patrono d’Italia ne hanno per il momento emulato esclusivamente la povertà intesa come metodo utilizzato nel progettarne la struttura e successivamente realizzarne i lavori – continuano Merola e Nardella -.
Alla sua apertura ai detenuti diciamo per il momento no. Così come diciamo no all’invio di personale in missione, condizione, quest’ultima, che per le tasche degli italiani comporterebbe un ingiustificato esborso. Sarebbe come riproporre un secondo modello Albania.
Se proprio bisognerà ricorrere all’istituto della missione, ammesso e non concesso che approntino una caserma agenti con sufficienti posti, a tal proposito ci fanno sapere che sarebbero del tutto inesistenti gli spogliatoi tanto da costringere gli agenti a vestirsi in un vano recuperato da una camera detentiva, questo lo si vedrà dopo e non prima che si aprano i battenti.
Nei prossimi giorni, non appena saranno riconsegnati i lavori, chiederemo di fare accesso in istituto per una ispezione sindacale volta a dimostrare la sua reale efficacia e che, lo vogliamo evidenziare, ospiterà i delinquenti più ingestibili nell’ immaginario di un carcere e non semplici studenti universitari così come fatto sinora.
È evidente che si è avuto, come nel caso del carcere di Vasto (qui vogliono portare altri 50 detenuti pur sapendo di una sala regia non funzionante), la fretta di dimostrare che nel recuperare posti detentivi ci si è molto battuti dal punto di vista politico ma i politici che hanno avuto questa idea devono capire che non lo possono fare a dispetto del sederino del personale.
Ci auguriamo che insieme a noi ad effettuare il sopralluogo vengano anche senatori e deputati ai quali ovviamente lanciamo l’invito”, concludono Merola e Nardella.



