Ci lascia Marcello Ercole:l’arte perde un maestro
E un altro grande artista marsicano ci lascia. E lascia un vuoto che sarà difficile colmare.
Il Maestro Marcello Ercole, 94 anni, è deceduto presso l’Ospedale de L’Aquila dove era stato nuovamente ricoverato dall’altra settimana, dopo aver affrontato e aver felicemente superato, insieme alla inseparabile moglie, la sindrome del COVID-19.
Il Maestro, presente per lungo tempo sulla scena artistica italiana e internazionale, avvia la sua carriera tra Parigi, Berna e Roma dove si forma frequentando gli studi degli artisti di via Margutta – eletta a residenza cittadina di numerosi artisti italiani e stranieri – e Villa Strohl Fern – villa situata all’interno del parco di Villa Borghese – dove operavano artisti del calibro di
Capogrossi, Melli, Cavalli solo per citarne alcuni e che oggi è ricordata come uno dei luoghi del ‘900 artistico e, in particolare, della cosidetta “scuola romana”.
Nato a Luco dei Marsi nel 1926, a 33 anni, organizzata da Giuseppe Sciortino, espone nella sua prima personale presso la galleria “Il Vantaggio” e negli anni successivi ancora a Bari e a Gorizia.
Sia che si tratti di “personali” (a Verona, a Napoli, A Salerno, a Caracas, a Pescara) sia di “collettive” (Quadriennale di Roma, Biennale d’Arte Sacra, Premio “F.P.Michetti”, Premio Alatri, Premio Vasto etc), il suo stile artistico è riconosciuto e innegabilmente apprezzato fino al 1979, quando conosce Mons. Giovanni Fallani della Commissione Pontificia d’Arte Sacra che gli commissiona alcuni lavori a tema religioso; e quest’ultimo sembra essere il tema a lui più congeniale.
Il rapporto che il Nostro intrattiene con il Sacro, con il Divino svela la sua “stella polare”: nelle opere pittoriche, “dare forma e sostanza all’invisibile, alle cose come appaiono soltanto nella spazialità della mente”, come giustamente ha scritto Maria Cristina Ricciardi; le immagini delle sue opere mostrano un che di surreale così da poterle assimilare, in certo qual modo, a quelle di Salvator Dalì, e offrono all’osservatore, due piani artistici: quello della materialità e quello della spiritualità quali elementi di suggestione e riflessione. E’ il caso, oltre che dei gruppi pittorici, anche delle vetrate che il Maestro ha creato per numerose chiese della Marsica. Le stesse osservazioni possono farsi per le acqueforti e le litografie, inizialmente di ispirazione picassiana, i cui soggetti diventano, via via, sempre più personali e intimistici.
L’attaccamento alla sua terra si concretizza, oltre che nelle opere prodotte per le chiese del territorio, anche nella realizzazione di un ciclo di disegni ispirati ai romanzi di Ignazio Silone, altro Grande marsicano, che sono esposti presso il Centro Studi Siloniani di Pescina.
Il Maestro era anche un grande autore di vignette (una delle quali, a matita, in mio possesso,ritrae mio padre) e di disegni umoristici. Insieme ai trafiletti redatti da Giulio Lucci (ElleGi per chi ricorda!) a firma “La povera vedova”, le sue vignette e disegni comparivano su “IL TEMPO” e “IL MESSAGGERO” e ritraevano personaggi, professionisti e uomini di pensiero di cui Ercole coglieva aspetti simpatici ed intriganti, calati nella quotidianità della vita sociale e politica.
La Marsica onori i suoi figli, tra i quali c’è anche il Maestro Marcello Ercole, che si sono fatti ammirare e apprezzare, li ringrazi per aver tenuto alto il nome della Nostra Terra anche fuori dell’Italia e ne porti perpetuo ricordo.
Alla moglie Wanda e alle figlie Simonetta e Tiziana giungano le condoglianze della redazione di Espressione 24.