Comune Nuovo Avezzano. J’Accuse di De Angelis: «Di Pangrazio mente. I cittadini pagheranno 500.000 in più»

«Con l’accordo raggiunto dalla mia Amministrazione, la città avrebbe pagato mezzo milione in meno»

AVEZZANO – Il Sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio mente ai cittadini sulla questione Comune Nuovo. Ad affermarlo è l’ex Sindaco di Avezzano, e coordinatore provinciale di Forza Italia, Gabriele De Angelis che afferma che gli avezzanesi dovranno pagare all’Irim, l’impresa che non ha mai terminato il lavoro, l’intera somma stabilita dal Tribunale di Avezzano, con un aggravio di spesa di mezzo milione di euro. Che non è poco.

L’orrendo Scatolone Vuoto di Vetro e Cemento

De Angelis ricostruisce minuziosamente la vicenda ed entra nel merito e nella forma delle affermazioni di Di Pangrazio che, solo qualche giorno fa, parlava di caso risolto e di lavori per utilizzare la struttura. Una nostra notazione. Lo “Scatolone Vuoto di Vetro e Cemento”, realizzato, si fa per dire, sotto l’era Floris, è proprio vuoto. Non ci sono impianti da nessuna parte e, soprattutto, in questi oltre dieci anni di abbandono, ha subito notevoli danneggiamenti oltre alla normale usura del tempo e delle intemperie. Un‘opera che, dopo aver attraversato ben tre amministrazioni comunali senza soluzione alcuna e con gran dispendio di denaro pubblico per non arrivare a nulla, può tranquillamente definirsi un “Monumento allo Spreco e all’Inefficienza della Pubblica Amministrazione”. E questo tacendo il nostro giudizio estetico, soggettivo e personale, su un palazzone che a dir poco fa orrore già allo stato primitivo di progettazione.

Gabriele De Angelis

Queste le osservazioni e il “J’Accuse” dell’ex Sindaco di Avezzano, Gabriele De Angelis: «Senza sorpresa apprendo purtroppo una notizia che ritenevo scontata e cioè che in relazione alla vicenda del nuovo Municipio, il Comune dovrà corrispondere ad IRIM SRL la somma indicata nell’atto di transazione, vale a dire circa 2 milioni di euro. Questo significa che i cittadini dovranno pagare oltre 500.000 euro in più rispetto alla transazione che avevamo concluso durante la mia amministrazione.

Qualche giorno fa, infatti, il Tribunale di Avezzano si è espresso contro la sospensione del pagamento, invocata dal Comune. Gli inopportuni toni trionfalistici utilizzati dal sindaco Di Pangrazio per celebrare l’effimero successo all’indomani della sospensione del precetto, che era stata inizialmente decretata in assenza dell’IRIM, devono quindi cedere il passo alla dura realtà delle carte processuali.

Esprimo invece profondo rammarico per quell’accordo faticosamente raggiunto con IRIM dalla mia amministrazione per una transazione che avrebbe fatto risparmiare alla Città oltre mezzo milione di euro, accordo prima vanificato dal commissariamento causato dagli ormai noti tre ex consiglieri Rosa, Francesconi e Natale e poi aggravato dall’attuale gestione della vicenda. Infatti, oltre a dover corrispondere l’intero importo di 2 milioni (contro l’iniziale 1,5 predisposto dalla mia amministrazione) il Comune dovrà pagare anche le spese di questo inutile quanto avventuroso procedimento giudiziale. Comprese le parcelle di due legali esterni incaricati dall’attuale amministrazione: l’avv. Cinzia Basilico (compagna di cordata dell’assessore al bilancio, moglie dell’ex consigliere Rosa che nel 2016 dette su questa vicenda un errato parere legale al Comune) e dell’avv. Alessandra Sucapane molto attiva in campagna elettorale a fianco di Di Pangrazio.

Sconcerto invece suscita l’intera vicenda del contratto di quartiere (o del Comune nuovo come si usa) che può definirsi come il decalogo di una pessima amministrazione. Da ultimo, per esempio, la notizia apparsa sul sito del Comune il 17 febbraio scorso con cui si comunica che il sindaco ha allestito una “task force” per dare corso ai lavori di completamento del nuovo palazzo municipale, scegliendo tra i componenti del gruppo di lavoro anche il dirigente del Settore Urbanistica. Notizia di poco conto se non si trattasse dello stesso dirigente che è stato condannato in primo grado per il reato di truffa aggravata ai danni del Comune di Avezzano proprio per la vicenda legata alla realizzazione del nuovo Municipio! La pena a cui è stato condannato è di un anno e 8 mesi di reclusione e il Comune è tutt’oggi costituito, contro quel dirigente, nella veste di parte civile nella causa penale pendente innanzi alla Corte di Appello, avendo questi subìto, seppure in via generica, anche la condanna al risarcimento dei danni stimati dai periti in circa 11 milioni di euro.

Com’è possibile che il sindaco Di Pangrazio, per seguire il completamento del nuovo Municipio, abbia scelto una persona condannata in primo grado per il reato di truffa ai danni del Comune proprio per la vicenda legata alla realizzazione di questo immobile?

Com’è possibile che abbia “dimenticato” che uno dei componenti che ha scelto per la “task force” da lui creata per i lavori di ultimazione è stato anche condannato, in solido con gli altri condannati, al pagamento della provvisionale di 1 milione di euro in favore del Comune proprio per la questione relativa ai lavori del nuovo Municipio?

Ed infine com’è possibile che nessuno abbia mai chiesto agli ex amministratori comunali imputati dalla corte dei conti per questo disastro il perché abbiano costruito un edificio di 8500 mq quando trasferendo tutti gli uffici comunali ne occorrerebbero appena 3600 di mq?

Certamente, l’aspetto più triste di tutta questa grave vicenda, è che i cittadini sono stati fortemente penalizzati anche in termini economici, poiché dovranno pagare oltre mezzo milione di euro in più per tentare di venire a capo di una questione che dura da decenni e per la quale hanno già speso 6 milioni di euro senza poter ancora usufruire della struttura».

Una cosa è certa e ce la dicono i numeri. L’ultimo mese di amministrazione Floris risale al giugno 2012, lo “Scatolone” già troneggiava altro a nord di Avezzano e già rappresentava un problema. Nel 2012, successe a Floris Di Pangrazio, lato A, che non riuscì a smuovere di un millimetro la questione che, al contrario, finì nelle aule di giustizia, penali, civili, amministrative e della magistratura contabile, con diversi pronunciamenti. Una montagna di carte, tutte costosissime, che si è andata ad affiancare allo “Scatolone Vuoto” che, in questi oltre dieci anni, è venuto a costare già, tutto compreso, oltre 10 milioni di euro di denaro pubblico. Ma forse, per capirci meglio, sarebbe il caso di dire, circa 10 milioni di euro nostri. E allora se è vero quello che dice De Angelis, forze è il caso che qualcuno, dalle parti di via Corradini e anche altrove, a L’Aquila, celermente, senza far trascorrere altri dieci anni, stabilisca se ci sono responsabilità per tutto questo spreco ed inefficienza. E che stavolta si paghi per davvero.

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