Concessioni balneari. La Cassazione accoglie il ricorso di Regione Abruzzo e Sib per questioni procedurali. Ma il pericolo è ancora in piedi

PESCARA – Concessioni balneari da liberalizzare e aprire anche agli stranieri con una nuova gara entro l’anno, pericolo rimandato grazie ad una sentenza della Cassazione.

La Suprema Corte, infatti, ha accolto il ricorso presentato da Regione Abruzzo e Sib, sigla di categoria, contro la sentenza del Consiglio di Stato che annullava le proroghe fino al 2033 delle concessioni, disponendo, quindi, l’avvio della procedura secondo la Direttiva Bolkenstein della Ue.

I giudici della Suprema Corte, infatti, hanno dichiarato l’eccesso di potere di giurisdizione del Consiglio di Stato nell’estromettere da quel giudizio Sib e Regione Abruzzo che, al contrario, sostengono i giudici della Cassazione, avevano il pieno diritto di essere parte attiva in quel giudizio.

Un vizio formale che, assorbendo tutto il resto, ha causato la non validità di quella decisione. Ma la Suprema Corte non ha affrontato il merito della questione, anzi, ha rinviato tutto al Consiglio di Stato, con una nuova udienza, ovviamente, tenendo conto che Regione Abruzzo e Sib sono parte del giudizio ma, e questo dovrebbe far riflettere chi oggi strombazza questa decisone con una eccessiva enfasi, in considerazione delle nuove norne e regolamenti che Parlamento e Governo hanno varato successivamente alla sentenza oggetto dell’impugnazione.

Traducendo, la sentenza del Consiglio di Stato non è valida perché c’è stato l’errore formale id escludere la Regione Abruzzo e la Sib. Nel merito, però, si rimette tutto in discussione e il Consiglio di Stato dovrà tenere conto delle ultime normative.

Fra queste, lo ricordiamo agli odierni “giubilatori”, la legge 118/2022 sulla concorrenza, approvata dal Governo Draghi, con la quale vengono applicate le disposizioni del Consiglio di Stato, quindi l’abrogazione della proroga al 2033 e disponendo l’effettuazione delle gare per le concessioni entro il 31 dicembre 2023.

Insomma, si rischia di vincere la battaglia, ma di perdere la guerra. La classica “Vittoria di Pirro” (e se non sapere chi è andatelo a cercare).

Di seguito pubblichiamo la sentenza in originale, tratta dal sito www.mondobalneare.com