Crollo delle imprese in Abruzzo. Marinelli e Cordisco (Pd): “Una verità che emerge dai numeri, nascosta dietro la propaganda della maggioranza regionale”

Nucleo Industriale di Avezzano
L’AQUILA – In Abruzzo ci sono meno imprese, il che equivale a dire che c’è meno occupazione, meno sviluppo, meno ricchezza e meno capacità di offrire sbocchi e futuro alle giovani generazioni.
Un dato quindi allarmante e del tutto in antitesi con quanto invece sostenuto e asserito, proprio in questi giorni, dal governo regionale guidato da Marco Marsilio.
A sostenere che la situazione non solo non sia rosea, ma nasconda gravi insidie e insicurezze per il futuro, anche prossimo, sono Gianni Cordisco, responsabile economico Pd Abruzzo e Daniele Marinelli, segretario regionale Pd Abruzzo.



Questa la nota diffusa dai due dirigenti del Partito Democratico abruzzese.
“L’Abruzzo sta affrontando una crisi economica profonda, con un numero allarmante di imprese che
chiudono i battenti: già se ne contano oltre 23.000. Questa realtà, spesso taciuta dietro le narrazioni
trionfalistiche della Regione e dell’assessore dedicato più agli spot che all’agire concreto, dipinge
un quadro ben diverso e preoccupante.
Dati Inequivocabili.
I dati parlano chiaro: negli ultimi anni, l’Abruzzo ha subito una perdita significativa di tessuto imprenditoriale, anche peggiorando i dati del periodo Covid. Soffre enormemente anche la grande
industria, specie nel settore automotive, ma viviamo il dramma delle piccole e medie imprese, spina
dorsale dell’economia regionale, che sono state le più colpite e non supportate da misure di sostegno
pubblico.
Questo trend negativo è confermato da diverse fonti, tra cui associazioni di categoria, istituti di ricerca e registri camerali. Secondo Unioncamere, l’Abruzzo è maglia nera italiana nell’ultimo anno.
Cause profonde: mancanza di visone, sperpero di risorse verso settori propagandistici e inefficienza nella gestione dei fondi strutturali.
Le cause di questa debacle sono molteplici, ma una spicca su tutte: l’incapacità della Regione di gestire in modo efficace i fondi strutturali e quelli destinati alla formazione. Questi fondi, cruciali per lo sviluppo e la crescita delle imprese, spesso rimangono inutilizzati o vengono spesi in modo inefficiente, senza generare un impatto reale sull’economia locale.
Ritardi burocratici, criteri di accesso complessi e mancanza di una visione strategica hanno impedito alle imprese di beneficiare di queste risorse vitali e di cancellare risorse strategiche addirittura già finanziate dal centrosinistra.


Una sciagurata gestione dei fondi per la formazione e la mancanza di una programmazione adeguata e di una connessione tra formazione e fabbisogni del mercato del lavoro hanno reso questi fondi tardivi, insufficienti e inefficaci nel sostenere la crescita delle competenze e l’innovazione.
Le conseguenze sono ormai devastanti. Il crollo delle imprese ha conseguenze pesanti sull’intera regione: migliaia di lavoratori si ritrovano senza impiego e senza possibilità di nuova formazione e occupazione, con un impatto negativo sulle famiglie e sulla comunità.
Vi è poi un forte depauperamento del tessuto sociale conseguente alla chiusura delle imprese, che comporta la perdita di cittadini, competenze, know-how e legami sociali, impoverendo il tessuto sociale ed economico.
Non da ultimo, il corollario sconvolgente di questi dati e della cecità della politica regionale cade sui giovani che, di fronte alla mancanza di opportunità, sono costretti a emigrare verso altre regioni o paesi, privando l’Abruzzo di risorse umane preziose.
Il Pd chiede da anni, e con la conferenza programmatica sempre più intensamente, la necessità di un cambio di rotta da parte della Regione Abruzzo. È necessario un approccio più pragmatico e orientato ai risultati nella gestione dei fondi, con una maggiore attenzione alle esigenze delle imprese e del territorio.
Solo così sarà possibile invertire la tendenza negativa e rilanciare l’economia abruzzese. Ormai ci sono troppe crisi raccontate ma non risolte, tutte annichilite da promesse e rinvii. Noi diciamo: Meno mance, meno spot, meno propaganda, meno viaggi inutili e più azioni concrete per salvare l’economia e il tessuto produttivo/sociale del nostro Abruzzo”.