Cronache da Coronavirus. Ansie, paure, solitudine e speranze

Lo abbiamo già detto e lo diremo ancora. In queste settimane di “forzata reclusione” è tutto più difficile. Per tutti. Noi di Espressione24 fin dall’inizio abbiamo sposato la linea della sobrietà e della leggerezza nel racconto, senza allarmismi. Per essere solidali con i nostri amici lettori da oggi iniziamo una sorta di diario per narrare, scegliendo e commentando (anche con l’ausilio dei lettori) le notizie più rilevanti, le ansie e le paure quotidiane. Non sarà solo un lavoro di cronaca ma soprattutto un momento di riflessione per portare fiducia, coraggio e speranza. Uniti #celafacciamo!

S’anche ti lascerò per breve tempo, solitudine mia, se mi trascina l’amore, tornerò, stanne pur certa; i sentimenti cedono, tu resti (Alda Merini)

…quando tutto ha avuto inizio…

Appunto. Da quando tutto è iniziato sono passate alcune settimane. All’inizio siamo stati sopraffatti da notizie frammentarie, confuse e spesso discordanti tra loro. C’era chi parlava di semplice e normale influenza; chi affermava che l’epidemia fosse circoscritta (alla Cina); altri che lanciavano allarmi ed altri ancora che smorzavano i toni dell’emergenza. Siamo stati presi alla sprovvista, insomma. Come tanti, come tutti. Mai e poi mai, infatti, potevamo immaginare che un giorno avremmo  scritto “per” e “con” o “dal” coronavirus, il serpentello organico e microscopico che sta letteralmente gettando nel panico gli abitanti dell’intero pianeta. Comprenderete bene, quindi, che non è facile descrivere in questi momenti i vari stati d’animo e la girandola di sensazioni che pervadono ognuno di noi. Non è facile, e non solo a nostro modo di vedere, per un motivo molto semplice: per la prima volta, infatti, siamo di fronte ad un evento imprevisto, incontrollabile e di portata planetaria. Per la prima volta ci sentiamo impotenti e veramente minacciati da un microrganismo che subdolamente si insinua, corrode, si nutre e colpisce. Sembra la trama di una film di fantascienza o lo scenario di uno dei tanti videogiochi che impazzano sul web. Purtroppo non è così perché questa volta il nemico è piuttosto reale, ci entra dentro nel corpo e nella mente.  Il virus che sta cambiando le nostre esistenze è un avversario dinamico e pressoché sconosciuto. Non siamo dinanzi alla proiezione grafica di un eroe fantastico impegnato nella furibonda lotta con il cattivo di turno. Nella fiction alla fine della storia il bene trionfa sempre sul male; i buoni diventano eroi ed i cattivi spesso vengono annientati. No, ripeto, questa volta siamo di fronte al game over delle nostre certezze, siamo alla fine dei giochi o perlomeno di un certo modo di intendere il gioco. E’ diverso perché ci sentiamo soli, tremendamente soli. In questo periodo di forzata, ma necessaria segregazione in casa, a tanti sarà capitato di riavvolgere il nastro della propria esistenza. Di tempo ne abbiamo e non andrebbe sprecato. Ci sentiamo dannatamente soli nel rewind delle cose fatte e non fatte, di quelle dette e non dette, di quello da fare o di altro da non fare. Ci sentiamo maledettamente soli. Nelle diversità delle situazioni personali, degli affetti e delle composizioni dei gruppi familiari, ognuno, nella sua propria unicità,  vive una dimensione ed una sensazione di vuoto attorno. Per superare questo fastidioso stato di solitudine, in attesa di notizie confortanti, abbiamo cantato, suonato e ballato. I balconi sono diventati un unico grande palcoscenico. Abbiamo vestito di tricolore ogni angolo della Penisola. Ci siamo così scoperti un popolo di menti spesso geniali ed intuitive; capaci di ironie fugaci ma divertenti. Ma in ognuno, giovane o anziano, uomo o donna, regna sovrano un solo grande desiderio, quello di esorcizzare la paura, l’incertezza e la provvisorietà. I nostri pomeriggi ricordano quelli di tanti anni fa quando eravamo incollati alle radioline per “tutto il calcio”, ora invece attendiamo con trepidazione i risultati della sala stampa della Protezione civile in attesa di urlare squarciagola “ggooll”, perché starebbe a significare che la partita sta girando nostro favore.  Chiudiamo queste prime pagine di “appunti” con tanta malinconia addosso. Non potrebbe essere altrimenti. Ma nel rispetto di quello che ci siamo prefissi, nel farci compagnia in questo lungo viaggio, chiudiamo questo primo appuntamento con un vigoroso invito a non abbassare la guardia. A rispettare le indicazioni, a non disperdere il coraggio, la fiducia e la speranza. Dobbiamo essere bravi ogni giorno di più a dosare il nostro buon senso e la nostra innata capacità di guardare oltre. Sempre. Fateci sapere cosa ne pensate. Alla prossima. Uniti#celafacciamo!

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