Decine e decine di detenuti in arrivo al carcere di Sulmona insieme ai nuovi agenti. Nardella: “Un gioco al massacro con il nuovo padiglione ancora chiuso”

SULMONA – “Quello che sta accadendo al carcere di massima sicurezza di Sulmona ha dell’incredibile e, se lo vogliamo dire, anche dell’inverosimile.
Solo nella giornata di ieri sono arrivati 12 nuovi detenuti a fronte di due che hanno lasciato l’istituto di pena Abruzzese.
Nei prossimi giorni è previsto l’arrivo di un’ altra decina di reclusi che andrà ad intasare un sistema già di per sé al collasso.

Il tutto con il nuovo padiglione ancora chiuso.
Tradotto in soldoni se prima il penitenziario Peligno era già sovraffollato ora lo è di più e con tutto ciò che ne consegue in termini di
aumento proporzionale dei problemi di gestione degli spazi tant’è che per ubicare tutti i detenuti si è dovuto “forzare” la disponibilità non più concessa agli ergastolani di vivere la carcerazione da soli seppur è da rimarcare il fatto che per loro non è un diritto avere la camera di pernottamento singola.
Non sappiamo a che gioco stia giocando l’Amministrazione Penitenziaria ma di sicuro senza mezzi e uomini l’unico gioco finora intravedibile è quello al massacro.
A dir la verità da domani inizieranno il loro percorso professionale una decina dei 27 agenti in erba assegnati a Sulmona e provenienti direttamente dal 184° corso e ai quali va il nostro benvenuto e buon lavoro.

Giovani leve che però avranno bisogno di tempo per capire come funziona una delle professioni più difficili al mondo.
Di qui la domanda.
Ma perché il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ha avuto così tanta fretta di inviare tutti questi detenuti?
Non poteva aspettare che aprisse il nuovo padiglione così da consentire che un contenitore già di per sé esplosivo come lo è un carcere potesse avere la sua valvola di sicurezza?
Davvero non lo riusciamo a capire.
La speranza è che non succeda nulla anche perché chi opera nel settore delle scelte è giusto che risponda lui delle decisioni prese e non chi vive in front line con il problema.
Per quanto ci riguarda la scelta fatta di intasare il sistema non solo è sconveniente per gli attriti che crea ma anche per l’incapacità che si avrà di sostenere le necessità impellenti che non sono solo quelle legate all’ordine e alla sicurezza ma anche a tutte le restanti aree facenti capo all’istituzione Penitenziaria quali quella sanitaria, quella amministrativo contabile e quella trattamentale.

Una privazione quella data ai vari attori in campo che potrebbe riverberarsi negativamente sulla necessità che si ha di garantire ciò che l’articolo 27, comma 3 della Costituzione impone ovverosia la posa in opera di quelle attività volte a soddisfare l’esigenza che si ha di recuperare il reo e restituirlo (o quanto meno provarci) rinsavito alla società.
Tuttavia come spesso accade in Italia sono tutti buoni i propositi partoriti da chi gestisce l’amministrazione della Nazione o da chi fa le leggi solo che mai come in Italia vale il detto che tra il dire e il fare…”, così il Vice Segretario Generale SPP Mauro Nardella.