Detenzione disumana in Italia. Michele Fina legge in Senato l’atto di accusa di Alemanno: «In carcere si muore di caldo. E la politica dorme con l’aria condizionata»

ROMA – Che il sistema carcerario italiano sia fra i più disumani e anche disorganizzati del pianeta, questa, oltre a n essere una certezza, non è soprattutto una novità.

A dimostrarlo anche le procedure di infrazioni aperta dall’Unione europea, sul tema, contro l’Italia: 65 in totale, 4 aperte nelle ultime settimane, ottavo posto fra i paesi Ue per numero di infrazioni pendenti.

E poi ci sono i numeri altissimi dei suicidi, sia di detenuti che di agenti penitenziari, in carcere, senza parlare di aggressioni, danneggiamenti e proteste più o meno gravi.

Ma fino ad ora, la cosa era rimasta nella cronaca spicciola, quelal di tutti i giorni, che, anche con colpevole inconsapevole complicità degli organi di informazione, passa come mero aggiornamento di numeri.

Tutto cambia quando queste situazioni prendono corpo in un volto e un nome noto e se vengono riportate con tutta la loro crudezza in un’aula parlamentare.

E questo è quello che ha fatto il senatore marsicano del Partito Democratico, Michele Fina, leggendo la lettera dal carcere, il 12° diario di detenzione, scritto da Gianni Alemanno, ex ministro ed ex sindaco di Roma, attualmente detenuto a Rebibbia per una condanna relativa, appunto a reati commessi, secondo la sentenza, quando era primo cittadino della capitale.

Fina lo ha fatto nel corso della discussione sulla riforma dell’ordinamento dei magistrati, un argomento che forse interesserà magistrati e politici, che poco cale ai cittadini, ma che è la conferma della distanza siderale fra i problemi dei “poveri cristiani”, come direbbe Silone, e quelli che la politica di oggi avverte come tali.

E a onore del senatore Fina, peraltro, l’aver riportato, e anche con partecipazione e passione, le parole di un avversario politico, ma soprattutto di una persona dalla cultura e storia politica pressoché opposta alla sua.

Roberto Alfatti Appetiti

Un gesto che, peraltro, gli è valso anche un apprezzamento di Roberto Appetiti, giornalista, scrittore, elemento di spicco della destra avezzanese e abruzzese che così si è espresso nei confronti di Fina: “Complimenti al senatore Michele Fina (PD) che ha avuto il coraggio di leggere nell’aula di palazzo Madama il j’accuse che Gianni Alemanno ha affidato al suo diario di cella (è detenuto a Rebibbia da 180 giorni, nell’assordante silenzio della sua “famiglia” politica) sui disagi di chi è in carcere in queste giornate roventi”.

E, allora, a noi non resta che lasciarvi al video dell’intervento del Senatore Pd Michele Fina al Senato e alla lettera di Gianni Alemanno che vi proponiamo in foto.

Una storia che, oltre che della terribile situazione carceraria in Italia, testimonia anche un’altra troppo nota e consueta realtà, ovvero di come si sia sempre pieni di attenzioni quando, in qualche modo, si ha un ruolo che conta, e come si viene abbandonati e lasciati soli quando, al contrario, si finisce in difficoltà.