“É mancata comunicazione con la Regione”:sindaci di Vasto, Lanciano e Casoli, riunione con Assessore alla Sanità Verí

Mal gestione dell’emergenza Covid e ritardi dei Tamponi.

Cosi i Sindaci interrogano l’Assessore alla Sanità soprattutto sulla gestione dei tamponi

LANCIANO. Riunione del comitato ristretto dei sindaci della ASL Lanciano Vasto Chieti alla presenza dell’assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì e del Direttore D’Amario,componente del comitato tecnico scientifico incaricato dalla Giunta regionale per l’emergenza Covid 19.

È stata convocata ieri la riunione per via telematica, dal Presidente Di Primio su sollecitazione del sindaco di Casoli Massimo Tiberini dopo un tentativo precedente andato a vuoto, alla presenza del Sindaco di Lanciano Mario Pupillo e del Sindaco di Vasto Francesco Menna.

Tema della riunione la valutazione della pandemia Covid nella ASL Lanciano Vasto Chieti ed in particolare la problematica del ritardo dei tamponi per individuare il Covid 19.

Dopo una breve introduzione del Sindaco Di Primio sulla situazione attuale della pandemia, in cui è stato sottolineato l’impegno degli operatori della sanità, il sindaco di Casoli Massimo Tiberini ha segnalato la necessità di avere un rapporto continuo con la ASL e la Regione per essere informati tempestivamente sui dati dei tamponi e sulle direttive sanitarie regionali, comunicazione che in queste settimane è mancata.

Inoltre ha chiesto spiegazioni sulla opportunità di eseguire test sierologici alla popolazione.

Il sindaco di Lanciano ha segnalato le disfunzioni della valutazione dei tamponi e del rammarico di non aver ricevuto risposta dalla Regione in merito ai quesiti richiesti con lettera inviata il 16 aprile. Pupillo ha rimarcato che la situazione si trascina da diverse settimane con attese che raggiungono e superano i quindici giorni, disfunzione segnalata pubblicamente da molti sindaci che ricevono spesso richieste di sollecito da parte dei cittadini in attesa del responso. La lentezza nella risposta, genera ritardo nell’inquadramento clinico dei pazienti, ritardo nell’inizio delle terapie antivirali ed espone al pericolo di contagio parenti e conviventi e può influire nel decorso ed esito della malattia. Inoltre a questo inaccettabile ritardo, si associa una comunicazione ed una tracciabilità del paziente Covid positivo assolutamente carente:

  1. Non si conosce se il paziente Covid positivo è a casa o se è ricoverato;
  2. Non si conosce eventualmente in quale ospedale è ricoverato;
  3. Non si segnala il nome del medico curante;
  4. Non viene segnalato, qualora ricoverato, se è stato dimesso;
  5. Non viene comunicato il decesso.

In altri termini la tracciabilità del paziente non esiste.

Solo da un paio di giorni viene segnalato, con una certa irregolarità, che il paziente è stato dimesso. Questa mancanza di notizie determina per i sindaci problemi di ordine sanitario e organizzativo. Infatti i sindaci sono obbligati ad attivare procedura di raccolta dei rifiuti urbani che sono esclusive per i pazienti Covid positivi e quindi un percorso per il contenimento del rischio per gli operatori delle società che gestiscono la raccolta dei rifiuti.

A queste domande l’assessore Verì ha imputato le difficoltà al fatto che la ASL di Chieti è molto estesa e articolata, ma soprattutto che il ritardo è stato generato in quanto la Asl di Chieti ha classificato i campioni con codici identificativi diversi dalle tre altre ASL e questo ha determinato l’impossibilità dei tamponi di essere accettati dalla piattaforma del laboratorio di Pescara. Questo inghippo avrebbe prodotto l’accumulo dei tamponi con nuova ricodifica e quindi ritardo nelle risposte.

“Ma chi ha generato questo banale ma grave difetto di procedura?” – hanno sottolineato i sindaci.

Inoltre non sono stati chiariti i criteri che hanno dato l’assegnazione di un colore, come in pronto soccorso, all’urgenza di processare i tamponi. Allora ci chiediamo (come nel caso di un cittadino di Lanciano) se un paziente ottantenne con neoplasia, febbrile e sintomatico, ha dovuto attendere 16 giorni per avere il tampone (positivo), un sessantenne senza complicazioni quando dovrà attendere? Un mese? Insomma nessun criterio chiaro per creare una sorta di “lista di attesa”.

Magari sarebbe stato utile dare precedenza ai lavoratori della sanità ma non ci risulta che infermieri e medici abbiano avuto risposte rapide, tanto è vero che l’ospedale Renzetti di Lanciano da ospedale No Covid si è trasformato in ospedale Covid, con 4 reparti chiusi per contagio del personale e dei pazienti.

Inoltre l’assessore ha dichiarato, sempre per giustificare i ritardi dei tamponi, che i negativi non sono stati comunicati per scelta e che alcuni sono stati “congelati”. Non comunicare i tamponi negativi? . “Congelati”?

Quindi i pazienti della nostra Asl hanno subito un ritardo per negligenza di qualcuno e mal gestione con la Asl di Pescara?

Il direttore D’Amario da parte sua ha espresso perplessità sulla appropriatezza dei tamponi effettuati e quindi addossando la responsabilità a chi ha fatto i prelievi. In pratica i tamponi sarebbero stati effettuati senza criteri oggettivi dagli operatori (del 118?).

Addirittura li ha chiamati tamponi “antistress” per calmare i pazienti: dichiarazione che non ha alcuna evidenza scientifica. Chi avrebbe dovuto elaborare, informare e formare l’operatore sull’appropriatezza del prelievo? E cosa c’entra con il ritardo dell’esito dei tamponi, anche ammettendo che fossero “antistress”? Chi decide se fare o meno il tampone? E perché diversi tamponi sono andati persi?

“Esprimiamo forte delusione e rammarico – sottolineano i sindaci di Lanciano e di Vasto – per la mancanza di chiarezza per le risposte approssimative che ci confermano una gestione pressappochistica di cui la Regione e la Asl dovranno rispondere ai cittadini attraverso l’assessore Verì e il direttore generale Schael.

La delusione è forte e purtroppo conferma quanto si poteva immaginare: grossolanità, mancanza di organizzazione e di governance della ASL e Regione che ha generato sofferenze, preoccupazioni, ritardi di inquadramento e di ricovero e tanto altro.

Ci conforta solo il grande lavoro svolto dai medici, infermieri e personale sanitario nei nostri ospedali e sul territorio che, anche in carenza di dispositivi, come sottolineato da tutti, hanno lavorato alacremente, con passione, senza risparmio di energie”

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