È morta Lucy Salani, l’unica trans sopravvissuta ai lager. Aveva quasi 99 anni, fu deportata a Dachau nel 1944

E’ morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica transessuale italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

Ne dà notizia il fondatore dei Sentinelli e consigliere regionale lombardo Luca Paladini.

Nata come Luciano Salani a Fossano, nel 1924, era cresciuta a Bologna come uomo omosessuale. Antifascista, dopo aver disertato sia l’esercito fascista italiano che quello nazista, è stata deportata a Dachau nel 1944.

“Sono stato bambino, figlio e figlia, soldato, disertore e prigioniero, madre, prostituta e amante. Ma qualsiasi persona sia stata, posso dire con convinzione di essere stata sempre me stessa”. 

Arcigay sceglie le parole della stessa Lucy Salani per ricordarla sui social. “Lucy è stata una giovane poetessa e donna transgender riuscita a sopravvivere all’orrore del campo di concentramento nazista di Dachau.

La sua vita è simbolo di Resistenza e di memoria storica. Il ricordo di Lucy vive nei nostri cuori e ci spinge a lottare con ancora più forza per affermare l’immenso valore dell’autenticità delle nostre vite”. Anche Anpi Milano, che le aveva consegnato la tessera nei mesi scorsi, così come i Sentinelli e tanti attivisti oggi sui social ricordano l’attivista, unica trans italiana sopravvissuta ai lager.

“Mi ha iniettato linfa vitale per continuare a credere nella lotta contro l’odio, il nazifascismo, la discriminazione. Piccola e forte, occhi magnetici e battuta sempre pronta. Si lotta per il diritto alla vita, una vita dignitosa tanto quanto la sua anima” così Vladimir Luxuria sui social ricorda Lucy Salani. “L’ho conosciuta alla presentazione del bellissimo documentario su di lei “C’è un soffio di vita soltanto” a Torino e a Bologna e – racconta Luxuria – ho trascorso ore con lei rapita dai suoi racconti”.

“Lucy se ne è andata, ma il suo ricordo e la sua storia rimarranno scolpiti non solo nella memoria di chi, come noi, le ha voluto bene, ma anche nella memoria collettiva del nostro paese”. Lo dicono i registi del documentario “C’è un soffio di vita soltanto”, Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, che hanno condiviso con lei gli ultimi anni di vita.

“Abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di conoscere Lucy qualche anno fa e da quel momento -raccontano – è iniziato un legame indissolubile, un legame che va al di là degli aspetti artistici e professionali.

Lucy è diventata un punto di riferimento umano per noi e per le tante persone che hanno conosciuto la sua storia e che l’hanno amata per la sua resistenza, il suo orgoglio, la sua forza straordinaria”.