È scomparsa a 55 anni la scrittrice abruzzese Ada d’Adamo. Malata da tempo, era appena entrata nella dozzina del Premio Strega 2023

ORTONA – Nata a Ortona, in Abruzzo, nel 1967, aveva 55 anni e da tempo era malata.

Era appena entrata nella dozzina del Premio Strega 2023, annunciato due giorni fa, con il libro COME D’ARIA, il suo romanzo d’esordio pubblicato a gennaio 2023 da Elliot, ma non aveva potuto partecipare alla conferenza stampa per le sue condizioni. Ma come da regolamento, il romanzo, sottolineano a casa Bellonci, resta in gara al Premio Strega 2023.

I funerali avranno luogo lunedì 3 Aprile alle ore 12.00 nella Chiesa di Sant’Eusebio all’Esquilino a Piazza Vittorio.

Laureata in Discipline dello Spettacolo e diplomata all’Accademia Nazionale di danza, Ada D’Adamo aveva scritto vari saggi sul teatro e sulla danza contemporanea. Grande esperta di libri per l’infanzia, collaborava come editor con Gallucci. Lascia il marito Alfredo e una figlia, Daria. Nel libro, Come D’aria scritto nell’arco di molti anni, che ha ricevuto straordinari e unanimi consensi, racconta la nascita e i primi anni di vita della figlia Daria, affetta da una grave malattia congenita.

Quando la scrittrice ha scoperto di avere un tumore e di doversi curare, la sua principale paura è stata quella di non riuscire ad avere più un contatto fisico con la figlia.

La scomparsa di Ada D’Adamo è stata comunicata dalla casa editrice Elliot: “Siamo molto addolorati per la scomparsa della scrittrice Ada d’Adamo, che da pochi mesi aveva pubblicato con noi il suo meraviglioso Come d’aria. È difficile trovare le parole giuste, ci stringiamo forte ad Alfredo e a Daria, e a tutte le persone a lei care”.

‘Finirò col disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria…'” è il suo incipit.

Nel romanzo Come d’aria (Elliot), Ada narra del suo rapporto con la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada la madre, sulla soglia dei cinquant’anni scopre di essersi ammalata a sua volta. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente a questa ragazza magica e raccontarle la loro storia.

Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza.

Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Come d’aria non si esaurisce in questo, però, ma assume tratti di universalità, perché ciò che interessa l’autrice, che era una danzatrice e coreografa, è il corpo.

Quando si ammala non riesce ad accettare di non potere più tenere dietro a Daria. Riflette sulla beffa di avere una figlia che non controlla i suoi movimenti quando lei, con la danza, era consapevole del più piccolo moto della più piccola parte della sua mano.

”Per anni ha ricercato la grazia del gesto”, abituata a tenere sotto controllo anche ”la posizione di un mignolo” e si ritrova alle prese con ”un corpo completamente fuori controllo, una schiena e una testa incapaci di stare dritte” e alla fine anche con i danni al proprio corpo, per un grave tumore al seno, impegno e dialogo: ”Ti voglio bene, voglimi bene pure tu”, anche perché’ ”per avere un figlio disabile ci vuole, innanzitutto, il fisico”, è impegnativo e faticoso.

Eppure non è il corpo la sostanza di questa narrazione sempre vigile e lucida, che narra cedimenti e paure, ma anche il coraggio e la volontà e la forza come elementi naturali dell’accettare la vita, di soffrirla e gioirne imparando ogni giorno qualcosa con amore, quello che si da’ e quello che si riceve. In questo caso c’è la fortuna di essere sempre in tre, riuniti con le inziali proprio nel suo nome, Ada, che contiene al centro Daria e poi Alfredo, il compagno e papà , perché’ la malattia può distruggere ma anche ”moltiplicare l’amore” e vincere quei momenti in cui la normalità degli altri, la loro vita che scorre come prima, che non è cambiata, scava dentro la tua intima solitudine, e tu ti chiedi come hai fatto a non crollare.

È una riflessione costante sui limiti imposti dalla nostra condizione mortale: la nascita di Daria, l’amore e la sofferenza per lei, le trasformazioni radicali che ha causato, l’arrivo del cancro sono passi di un percorso di dolore e rabbia, che D’Adamo ha vissuto e descrive soprattutto come momenti di progressiva accettazione e di costante presenza.

Per tutto questo, nella sua verità, Come d’aria è un inno alla cura. “La morte di Ada D’Adamo ci rattrista profondamente. Non c’è stato il tempo di conoscerla, eppure – dicono allo Strega – l’abbiamo amata grazie al suo libro.

Nel presentare al pubblico “Come d’aria” Elena Stancanelli, che lo ha proposto al Premio Strega, ha detto che “incontrare questa storia è un dono”. Ecco, è una consolazione sapere che le parole della scrittrice potranno continuare a raggiungere i suoi lettori. Ai suoi cari va l’abbraccio commosso di tutto il Comitato direttivo del Premio Strega”.