Elezioni Comunali Avezzano. È sindrome della “Ruota del Criceto”

AVEZZANO – Ballottaggio previsto, ad Avezzano, fra quindici giorni, per scegliere il nuovo sindaco. Al netto dei ricorsi, che pare siano già in fase di elaborazione, questa è la scontata sentenza del primo turno delle comunali.

Un primo turno che mette in evidenza come Avezzano, e gli avezzanesi, sia preda ormai da quasi un ventennio della sindrome della “Ruota del Criceto”. Il criceto in gabbia, come noto, percorre nella sua vita, probabilmente, migliaia di chilometri di corsa, ma lo fa restando sempre nello stesso punto. Una sensazione disperante ed emotivamente molto compromettente per la salute psichica. Anche del criceto.

Ad Avezzano da vent’anni almeno, ma, possiamo dirlo, esclusa la parentesi del decennio targato Professor Mario Spallone, sempre più gigantesco Sindaco di Avezzano, dalla metà degli anni ’80 fino ad ora, la politica locale è incartata in una ruota che pare generare movimento, ma che in realtà produce solo la sua illusione.

Ci spieghiamo. Gli avezzanesi hanno votato e al ballottaggio del prossimo 4 ottobre andranno due espressioni delle più antiche macchine del consenso cittadino. Gruppi e gruppetti, più o meno noti, che ad ogni elezione si spostano, danno la loro benedizione che è praticamente un “passi” per il Palazzo Municipale di Piazza della Repubblica ad Avezzano. Quindi, in buona sostanza, si dà ai cittadini l’impressione di cambiare, ma in realtà, dietro le quinte e nelle liste, girano e si alternano da oltre trent’anni, sempre le stesse facce e sempre le stesse logiche. Ed è qui che si matura e configura per questa città e per i suoi abitanti, sempre più somiglianti ai ragazzi di Hamelyn e del pifferaio magico, la sindrome della “Ruota del Criceto”.

La cosa terribile di questa sindrome, infatti, è che, mentre il criceto gira, e resta dov’è, tutt’intorno cambiano volti, colori delle pareti, mobili, lampadari, insomma, la casa si rinnova e cambia persino occupanti. Ma lui, il criceto, impassibile, continua a correre convinto d’aver visto il mondo, assolutamente inconsapevole, però, di non aver mai lasciato la… gabbia.

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