Emergenza Coronavirus? Forse la narrazione è un’altra. Raccontateci la vostra esperienza

AVEZZANO – Tamponi, esame sierologico, quarantena, respiratore, ventilatore, terapia intensiva, ricovero, isolamento sorvegliato, isolamento semplice, auto-isolamento, Covid-Hospital, ospedale sporco, terapia, farmaco, protocollo, centro per convalescenza, negativizzato, guarito.

La lingua italiana, si sa, è bella perché ricca e perché riesce ad attribuire ad ogni elemento, materiale o immateriale, un vocabolo appropriato. Nel caso del Coronavirus, poi diventato Covid-19, i vocaboli si sono sprecati, abusati, sovrapposti, confusi, mescolati, smaterializzati. Spesso, però, ne sono mancati due: Competenza e Criterio.

Non stiamo qui a dare dell’incompetente a nessuno e tantomeno dello scriteriato. Vogliamo intendere, però, che nel mare infinito e aperto delle notizie e del racconto di questa pandemia, spesso si è andati a trattare temi che avrebbero richiesto, per l’appunto, competenza e criterio. Ovvero, i dibattito tecnico-scientifici in Tv, sui giornali e sulla rete, dovevano essere evitati. Ugualmente gli scontri fra istituzioni. Per non parlare degli strateghi della pandemia e tutti coloro che ogni giorni ci propongono una soluzione.

No, qui Competenza e Criterio, se ne sono andati del tutto a farsi benedire. E allora crediamo che, invece, il ruolo competente e di buon senso dell’informazione, sia quello di far arrivare una narrazione diversa, altra, che è ancora troppo sommessa. Quella del dolore. Quella di chi sta soffrendo e ha sofferto, che ha avuto difficoltà, ostacoli e, magari, persino veri e propri oltraggi nel dover affrontare il mostro a cui, purtroppo, in qualche caso si è aggiunta la mostruosità.

Noi abbiamo deciso di dare spazio a queste voci e, pertanto, chiediamo ai nostri lettori di scriverci, senza paura, queste storie, documentate e dettagliate, ovviamente. Garantiremo come giusto l’anonimato e il riserbo, non indugeremo nel pietismo, ma racconteremo la realtà, nuda e cruda. Perché si sappia e perchè domani sia davvero un altro giorno.

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