Emergenza sanitaria nelle carceri abruzzesi. La Uil-Pa chiede la proroga degli operatori socio sanitari

La Uil-Pa ha scritto una lettera all’Amministrazione penitenziaria relativamente alle conseguenze della scadenza della proroga dell’utilizzo degli Operatori Socio Sanitari all’interno degli Istituti di Pena Abruzzesi sembrerebbe essere stata fissata al 31 maggio prossimo.

«Se rispondesse al vero quanto attraverso indiscrezioni ottenuta quale informazione, tale scelta ricadrebbe in un momento storico ove la situazione sanitaria, già di per sé molto precaria, diverrebbe davvero insostenibile oltre che ingestibile.

Alla carenza di organico in ambito medico si sommerebbe drammaticamente, infatti, quella degli operatori socio sanitari. Figura dimostratesi, per le innumerevoli funzioni dagli stessi svolti, di vitale importanza.

In questi lunghi mesi di pandemia questa figura professionale ha, infatti, rappresentato un vero e proprio salvacondotto fungendo da stampella ad un sistema, qual è quello sanitario intra penitenziario, di straordinaria importanza in un contesto sociologico tra i più delicati in assoluto.

È oramai dimostrato che la loro presenza sta evitando che il disastro si compia inesorabilmente nel delicato equilibrio degli Istituti di Pena.

La sanità abruzzese non può non farsi carico di questo potenziale e pericoloso scenario futuro. Così come non lo può fare L’amministrazione Penitenziaria giacché posta al vertice della responsabilità generale nella gestione delle carceri.

Per questo motivo la UIL invita l’assessore alla sanità Nicoletta Veri, tutta la dirigenza ASL e i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria a farsi carico della situazione e a porvi subito definitivo rimedio.

Al Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Prof. Gianmarco Cifaldi, la presente è inviata affinché si ponga a capo della vertenza in quanto rappresentante dei diritti dei detenuti.

È inutile ricordare che l’armoniosa comunione di intenti tra utenti e gestori e conditio sine qua non si possano mantenere i giusti equilibri all’interno dei penitenziari».

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