Epidemie e pandemie. Storia, ironica e seria, delle malattie planetarie. E delle loro… interpretazioni

Foto tratta da saluteuropa.org

Che l’Italia non sia nuova ad epidemie influenzali è cosa arcinota, meno noto il numero delle epidemie e pandemie influenzali che hanno flagellato il nostro Paese ed il Mondo in generale. Noi Italiani, che non ci facciamo mancare niente, ce le siamo prese tutte, comprese tre pandemie, sissignore questa che abbiamo in corso non è l’unico evento pandemico al quale siamo stati soggetti. Nel secolo scorso se ne sono verificate tre precisamente: nel 1918, 1957, e 1968. Sono state identificate in base alla presunta area di origine: Spagnola, Asiatica e Hong Kong. I ceppi? I soliti noti H1N1, H2N2, e H3N2.

Ma qual è la differenza tra una epidemia e una pandemia? Per chiarire le cose e l’importanza dell’evento si parla di “epidemia” quando il contagio interessa una regione o qualche paese e si parla di “pandemia” quando questi si diffonde in un intero continente o più come ai nostri giorni col Covid-19. Nel 1918 la Spagnola si portò via un terzo della popolazione mondiale. La malattia fu tristemente severa con circa 50 milioni di decessi. Il virus era interamente nuovo per l’umanità ed era simile a quello dell’influenza aviaria.

Quando Mao starnuta, il mondo si ammala” si diceva una volta e in effetti molti agenti patogeni provengono storicamente dalla Cina. Passata la Spagnola, le sindromi influenzali tornarono al loro normale corso stagionale e questo dagli anni trenta fino ai cinquanta quando, nel 1957, si sviluppò la nuova pandemia: l’Asiatica, che in poco tempo coinvolse circa 250.000 persone nella sola Hong Kong e che aveva la caratteristica di portarsi appresso una polmonite virale. A differenza della Spagnola le morti si verificarono soprattutto nelle persone affette da malattie croniche e meno colpiti furono i soggetti sani. L’Asiatica scomparve dopo 11 anni ma fu sostituita nel 1968-1970 dalla più famosa “spaziale” che arrivò da Hong Kong causando a livello mondiale tra i 750.000 e i 2 milioni di morti. In Italia il bilancio fu di circa 13 milioni di contagiati e 20000 decessi.

Quando si pensava ormai che “passato lo virus, gabbato lo santo”, arrivò il 1977, l’anno della Epidemia chiamata Russa che poi russa non era e indovinate da dove veniva? dal nord est della Cina! Si  diffuse rapidamente e quasi unicamente tra i giovani di età inferiore ai 25 anni e con manifestazioni lievi simili a quelle circolanti negli anni ’50. L’aviaria dove la mettiamo? Non tutti sanno che l’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme a tutte le istituzioni internazionali a cooperare per ridurre il rischio di passaggio all’uomo del virus aviario. I contagi sull’uomo registrati nel corso del 2003 e 2004 sono avvenuti per contagio diretto da pollame infetto a persone. Nel dicembre 2003 un caso isolato di influenza da virus mosse i suoi primi passi nella Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong. Da allora ha effettuato una serie di salti di specie, acquisendo la capacità di contagiare anche gatti e topi, trasformandosi quindi in un problema di salute pubblica molto preoccupante. La capacità del virus di infettare i maiali è conosciuta da tempo e quindi la promiscuità di esseri umani, maiali e pollame è notoriamente considerata un fattore di rischio elevato.

Facciamo un salto nella provincia cinese del Guangdong – In quella zona, nel novembre 2002, fece la sua timida comparsa la SARS Cov cioè un coronavirus cha causava una Severe Acute Respiratory Syndrome (grave sindrome respiratoria acuta), per l’appunto S.A.R.S. . Una curiosità: il coronavirus si chiama così perché al microscopio elettronico appare come una corona circolare. Questa bagattella di virus causò un’epidemia che dal novembre 2002 al luglio 2003 provocò 774 decessi in 17 paesi. Fu l’italiano Carlo Urbani a scoprirlo e mal gliene incolse perchè ne morì contagiato.

Successivamente si scoprì che il virus era trasmesso dal pipistrello e dallo zibetto. Tanto per la cronaca lo zibetto è un animalino dal cui sedere (si, si, proprio da lì) si estrae un profumo che non vorrei mai in regalo e non finisce lì. Per suo mezzo si produce anche il caffè Kopi luwak fatto con i chicchi di bacche predigerite e espulse sempre da quel posto da dove ci ricavano il profumo.

Pipistrelli, zibetti, uccelli e ora maiali. Ricordate l’“influenza suina” del 2009? Fu una pandemia causata da un virus dalle caratteristiche molto particolari e mai identificate prima e i poveri maiali non c’entravano affatto. Fece la sua comparsa negli Stati Uniti e si diffuse molto rapidamente nel resto del mondo. Nel primo anno causò dalle centomila alle cinquecentosettantamila vittime per la maggior parte di età inferiore ai 65 anni, contrariamente a quanto accaduto per le altre epidemie stagionali di influenza.

Coronavirus (Foto Ansa)

Al momento facciamo i conti con il Coronavirus SarsCoV2  comunemente detto Covid-19. Perché si chiama così? Presto spiegato “CO” sta per Corona, “VI” sta per Virus, infine “D” sta per disease (malattia in inglese). Il numero “19” invece si riferisce all’anno di scoperta dal virus, appunto alla fine dello scorso anno. Ora lo sapete. Ancora non è chiaro esattamente quando questo flagello iniziò a diffondersi nella provincia dell’Hubei in Cina: chi dice a dicembre, altri affermano ancora prima nell’ottobre. Furono contagiati inizialmente i lavoratori del mercato di Wuhan che consta di un migliaio di bancarelle.

Dall’alto: gabbie accatastate,
pangolini e pipistrelli

Vale la pena accennare a questo luogo. Qui è in vendita l’intera Arca di Noè viva, Patriarca compreso (i cinesi mangiano di tutto): cani, polli, fagiani, pipistrelli, marmotte, serpenti, cervi macchiati (attualmente in pericolo di estinzione), cammelli, volpi, capre e organi di conigli oltre ad altri animali selvatici. I mercati di questo genere sono mattatoi all’aria aperta dove gli animali sono macellati seduta stante e venduti in mezzo alla strada. Le gabbie che contengono le povere bestie sono accatastate una sull’altra per cui quelle più basse sono coperte dagli escrementi, pus e sangue di quelle superiori. Ecco favorita la trasmissione di un virus da un animale all’altro, se poi quell’animale viene consumato da un uomo questi è a sua volta infettato innescando l’inizio di un’epidemia. Proprio dalla macellazione degli animali il virus avrebbe fatto il cosiddetto “salto”, probabilmente veicolato dai pipistrelli e arrivato all’uomo grazie al pangolino che poi altri non è che un formichiere, altra pietanza cinese, il quale ha fatto da “ponte”. L’agente patogeno è stato successivamente isolato nel giro di poche settimane e ricondotto alla sequenza genetica della Sars-Cov, cioè quel vecchio Coronavirus del 2003.

I pareri sulla natura del virus sono discordi e in alcuni casi “strani”, così come sulle cure e sugli agenti di diffusione. Spulciando qua e là c’è chi afferma che il Covid-19 può essere veicolato dallo smog, chi dalle lenti a contatto o dalle lacrime, chi dice che provoca geloni e chi degli ictus. Secondo le ultime notizie potrebbe anche causare l’infarto. Una cosa pare certa: se sei un ultasessantacinquenne e stai già male del tuo quando e se te lo becchi passi un guaio dal quale non si sa se ne uscirai.

Le terapie sono ormai tra le più disparate, si va dalla trasfusione di plasma ricavato da persone guarite dal Covid-19 ai trombolitici, dagli anticorpi monoclonali alle proteine spike passando per i farmaci anti Ebola e gli antivirali già in uso contro l’HIV. E l’immunità di gregge tanto decantata? Ebbene si ottiene solo vaccinando a tappeto la popolazione. Ad oggi non sappiamo nemmeno se l’immunità sarà permanente perché gli immuni si contano solo alla fine di un’epidemia… L’immunologo Mantovani, in una intervista al Corriere della Sera, ci fa sapere che “Il virus si comporta in modo diverso da quelli della stessa famiglia. Non è vero che si è attenuato, i pazienti arrivano in ospedale prima e sappiamo curarli meglio”. Ottimista sul vaccino: “È bene che tanti ricercatori ci stiano provando”.

Ma pure su questo i pareri sono discordanti: Il vaccino c’è, non c’è, lo stanno testando e poi mascherine si e mascherine no, usate quelle FFP2, no si possono fare in casa, qualcuno ha trasformato le maschere da snorkeling in maschere batteriologiche come ha fatto Decathlon.

Intanto la pandemia è stata la fortuna dei virologi che, emersi a bizzeffe dai loro antri (ma quanti sono?), dicono a turno tutto e il contrario di tutto rendendo la popolazione talmente spaesata da iniziare a far di testa sua senza più seguire le indicazioni sanitarie ufficiali. Iniziata la fase due (secondo alcuni sarebbe la fase uno con in più la pizza da asporto), la gente si è data alla pazza gioia: strade invase dalla folla, mascherine gettate alle ortiche, persone che escono a frotte e stormi di runner  a go-go. Anche sulle distanze tra persone non si è concordi: un metro, un metro e ottanta, quattro metri. Io scelgo la via mediana e vi saluto da un metro e mezzo.

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