Festa del 2 Giugno 2021. Dopo 75 anni l’Italia ancora non è diventata la Repubblica della Costituzione

Edmondo De Amicis

Poiché il racconto del Tamburino t’ha scosso il cuore ti doveva esser facile, questa mattina, far bene il componimento d’esame: — Perché amate l’Italia. Perché amo l’Italia? Non ti si son presentate subito cento risposte? Io amo l’Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che m’educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che ammiro, è italiano. “. È un brano del libro “Cuore” di Edmondo De Amicis intitolato “L’amor di Patria” e con la giornata odierna calza a pennello. Con questo libro si sono sollazzate, a scuola, generazioni di italiani tutte prese dai buoni propositi che trasudavano dal libro al punto tale da far pensare che il buon Edmondo fosse una sorta di pretino tutto dedito alle orazioni e alla famiglia e invece no: era un soldataccio che, a quanto pare, picchiava la moglie ed ebbe sulla coscienza il suicidio del figlio maggiore di 22 anni.

La scheda referendaria

Perdonatemi l’incipit ma credo che “Cuore” sia un libro che molto somiglia alla nostra nazione: tanti buoni propositi ma poi sotto sotto… . Vabbè, lasciamo perdere. L’Italia era stata sotto al tallone dei tedeschi i quali non solo ci avevano oppressi ma, seguendo la loro indole, s’erano prodigati in atti non proprio consoni alla loro tanto decantata “Razza superiore” che, anzi, alla fine, se l’era svignata a gambe levate in una superiore fuga… . L’Italia liberata dopo tanto sacrificio aveva scelto la strada della repubblica con un referendum. D’altro canto mantenere la monarchia, visto che le regali gesta non erano così nobili e gloriose, pareva difficile . L’augusto sovrano era soprannominato “re pippetto” e successivamente “Sciaboletta“ a causa della sua bassa statura (153 cm): si rese necessario forgiare una sciabola da divisa più corta per evitare che questa strisciasse per terra, non solo ma anche abbassare l’altezza minima richiesta per poter essere arruolati nel regio esercito. Poca statura fisica e poca statura regale visto l’abbandono della capitale nelle mani dei tedeschi il giorno dopo l’annuncio dell’armistizio. Se il centurione romano col suo “Hic manebimus optime” esortò i romani a non fuggire davanti ai Galli e spostare la capitale dell’Impero a Veio , se papa Pio VII rispose ai francesi che gli intimavano di cedere il regno “Non possiamo, Non dobbiamo, Non vogliamo.”, l’ex re disse “vabbè ce ne andiamo” chiuse la porta e consegnò le chiavi di casa ai crucchi. Dalle ceneri della fenice imperiale nacque la Repubblica Italiana e siamo ad oggi. Il cammino non è stato dei più facili ma eccoci. Secondo una tradizione tutta italiana anche la prima celebrazione della Festa della Repubblica arrivò in ritardo, per la precisione due anni, nel 1948.

Quasi subito nacquero problemi che risolvemmo mettendo la classica pezza. Il Sud Tirolo, infatti, fu annesso all’Italia dalle potenze vincitrici, senza considerare che la popolazione locale era a maggioranza di lingua tedesca e non è che fosse proprio contenta della cosa; ce ne accorgemmo negli anni a venire. Nel settembre 1946 Alcide De Gasperi, che oltre ad essere Presidente del Consiglio era anche ministro degli esteri, risolse il problema assieme al suo collega austriaco Karl Gruber e che fecero? Fu costituita la regione a statuto speciale del Trentino-Alto Adige, dotata di ampie autonomie e dove affianco all’italiano, a livello regionale, fu ufficializzato anche il tedesco. Capitò anche dell’altro perché con i trattati di Parigi cedemmo l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia, il Dodecaneso che era una spruzzata di isolette turche alla Grecia, il colle di Briga ed il colle di Tenda alla Francia, l’Isola di Saseno all’Albania, la perdita di tutti i possedimenti coloniali italiani per cui “faccetta nera” ci fece “ciao!” come Heidi e il pagamento dei danni di guerra all’Urss. Naturalmente i tedeschi non pagarono il dovuto e si che di danni ne avevano fatti… .. Insomma le altre nazioni si tennero un bel po’ di roba e la solita Italia ci andò per le piste.

Intanto il neo parlamento spingeva con la collaborazione di tutti i partiti arrivando alla Costituzione che, attenzione, fu tradotta, articolo per articolo in un linguaggio comprensibile al popolo italiano da una sottocommissione di linguisti. Disse Umberto Terracini a questo proposito: ”L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore. Mai parole furono tanto disattese come ai giorni nostri dove il Parlamento sembra (parere mio) una sorta di agone politico dove ragione e argomentazioni sono sostituite da oltraggi e vituperi.

Alcune curiosità: il 2 giugno del 1949 dopo la deposizione della corona al Milite ignoto da parte dell’allora Presidente Luigi Einaudi, le bandiere delle Forze Armate si resero protagoniste di un gesto particolarmente suggestivo: uscendo dallo schieramento s’inchinarono al Capo dello Stato, che nel nostro ordinamento è anche il comandante supremo delle Forze Armate.”; fu la continuazione di una tradizione militare che dura ancora oggi: le bandiere militari s’inchinano sempre di fronte a un Capo dello Stato. È il loro omaggio all’autorità”. Non tutti sanno, inoltre, che il 2 giugno il Capo dello Stato conferisce delle onorificenze. La Repubblica Italiana possiede, infatti, quattro ordini cavallereschi: l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, l’Ordine al Merito del Lavoro, l’Ordine Militare d’Italia e l’Ordine della Stella d’Italia. Quest’ultima onorificenza viene assegnata agli Italiani all’estero e ai cittadini stranieri che abbiano acquisito particolari meriti nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l’Italia.

Oggi ci troviamo a festeggiare la nostra Repubblica e nell’occasione voglio ricordare le parole di due personaggi politici. Disse Pertini: “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Ne sono convinto ma sono maggiormente convinto su quanto ebbe a dire Nilde Jotti, anche se non ne ho mai condiviso totalmente il pensiero e che oggi pare così attuale: “Questa Repubblica si può salvare. Ma, per questo, deve diventare la Repubblica della Costituzione. “. Un saluto da un metro e mezzo.

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