Fina, Pietrucci e Albano: tutta la verità sulla “Film Commission”, ovvero quando il centrodestra nel 2017 votò contro la Fondazione

L’AQUILA – La Film Commission non è figlia del governo regionale del centrodestra di Marsilio, ma di una iniziativa voluta dal centrosinistra e che, al contrario, al tempo, il centrodestra fece affossare.

Lo affermano il senatore, e segretario reginale del Pd, Michele Fina, il consigliere regionale del partito, Pierpaolo Pietrucci, e il capogruppo Dem al Consiglio comunale dell’Aquila, Stefano Albano, che ripercorrono la storia e precisano i termini che hanno portato oggi al finanziamento della Abruzzo Film Commission.

In sintesi, nel 2017, su proposta proprio di Pietrucci, fu istituita la Film Commission ma il cenrtrodestra, all’opposizione in Regioe, fece in modo che non si istituisse anche la Fondazione per potter ripeoire di fondi la nuova realtà di sostegno alla cultura.

Oggi, centrodestra al governo ella Regione, effettivamente, sono giorni che sentiamo Marsilio e i suoi magnificare l’istituzione e il finanziamento di questo istituto.

Il racconto storico sulla Film Commission di Fina, Pietrucci e Albano

«La storia della Film Commission forse ha origine, prima ancora che ogni film commission nascesse, dalle straordinarie esperienze di avanguardia negli anni ’80 della Città in Cinema, poi della Lanterna magica e dell’Accademia dell’Immagine che fecero dell’Aquila un centro di valore internazionale nel campo del cinema e dell’audiovisivo.

Da quella preziosa memoria, molti anni dopo è nata (primo firmatario Pietrucci) la Legge Regionale 53/2017 Interventi in favore del comparto audiovisivo: musica, cinema e spettacolo. Istituzione della Film Commission d’Abruzzo” affinché le produzioni cinematografiche e audiovisive possano trovare sostegno per una realizzazione vantaggiosa in Abruzzo dei loro progetti: l’Abruzzo quindi come set ideale, palcoscenico per narrazioni straordinarie.

Purtroppo, in quella occasione, per la contrarietà della destra allora all’opposizione, la legge nasce priva della Fondazione lo strumento operativo.

Anche le risorse in quella fase sono pochissime (il Bilancio regionale era vincolato dai debiti della Sanità) e la Film Commission per anni resta un semplice Ufficio dell’assessorato alla Cultura.  

Solo un emendamento proposto da Pietrucci riesce nel 2020 a fargli assegnare 100.000 euro.

Ora il Consiglio regionale, approvando la legge che disciplina il settore della cultura, ha finalmente istituito un’apposita Fondazione individuando fondi tra le immense risorse di cui oggi la Regione dispone con il Fondo Complementare e il PNRR.

Ma questo è solo l’ultimo tassello. Il resto era già fatto.

Ecco perché possiamo rivendicare gran parte del merito, avendo costruito le condizioni per una istituzione che, se fosse partita prima, avrebbe già dato importanti frutti, come da anni dimostrano le esperienze virtuose della Puglia o del Piemonte.

Ci batteremo perche la Film Commission inizi subito ad operare, coinvolga i Comuni, i Parchi, le Camere di Commercio, le istituzioni culturali, l’associazionismo e gli enti del territorio.

Chiederemo che la sede stia in provincia dell’Aquila: all’epoca fu indicata la Badia di Sulmona come sede prestigiosa, pubblica e baricentrica.

Faremo in modo che non si ripetano più errori clamorosi come quello dell’Arminuta che portò la produzione a girare fuori regione un film su una storia nata, scritta e ambientata in Abruzzo.

Il dato rilevante è che il centrodestra dal 2017 a oggi l’istituzione della Film Commission l’ha di fatto frenata.

Prima rifiutando la nascita della Fondazione, per poi costituirla dalle postazioni di governo. Con il non trascurabile dettaglio di impiegare quattro anni per compiere l’ultimo passo di un percorso già preparato da Pietrucci dialogando con gli stakeholder.  

Oggi Marsilio rivendica la Film Commission, per giunta inserita in un testo complessivo su cultura e turismo e quindi con minori peso e specificità, perché è a pochi mesi dalle elezioni: ma è dei ritardi e delle contraddizioni che ci dovrebbe parlare».

Insomma, stando a Fina, Pietrucci e Albano, il centrodestra avrebbe fatto un po’ come quei bambini dispettosi che, se messi fuori squadra, si prendono il pallone e vanno via, senza contare che l’importante è la partita, non tanto chi la gioca…