Finalmente riconosciuto il farmaco-equivalente in veterinaria

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La Camera approva un emendamento alla Legge di Bilancio. Stop a una ingiustificata gabella: a parità di principio attivo, la nuova norma farà risparmiare centinia di euro l’anno per cittadini e famiglie che vivono con cani e gatti, e decine di migliaia di euro a Comuni, Asl e associazioni che curano i quattrozampe

Una buona notizia per milioni di persone, per le famiglie, per le associazioni di volontariato e le Amministrazioni pubbliche che ogni giorno accudiscono milioni di gatti e cani che vivono nelle nostre case, in rifugi e canili, così come nelle colonie feline.

Finalmente, dopo anni di battaglie e petizioni affinché la cura dei quattrozampe non fosse più economicamente considerata un lusso, grazie anche a campagne e petizioni come quelle LAV #curiamolitutti e #ipiutassati, viene finalmente riconosciuto, per Legge, il diritto-dovere all’uso del farmaco-equivalente in veterinaria.

Una buona notizia per milioni di persone, per le famiglie, per le associazioni di volontariato e le Amministrazioni pubbliche che ogni giorno accudiscono milioni di gatti e cani che vivono nelle nostre case, in rifugi e canili, così come nelle colonie feline.
La Commissione Bilancio della Camera ha infatti approvato, nella Legge che sarà pubblicata entro la fine dell’anno, l’emendamento della deputata Patrizia Prestipino del Pd. Con il parere positivo del Ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha superato ingiustificate incertezze dei suoi uffici, la nuova norma riconosce ai medici veterinari, in scienza e coscienza, di prescrivere un farmaco per uso umano contenente lo stesso principio attivo, che abbia un costo inferiore a quello del medicinale veterinario, assicurando così a cani gatti e agli altri pet un migliore accesso
alla cura e lo stop a spese socialmente ed eticamente ingiuste.
Dal prossimo aprile, quindi, se il cane o il gatto avranno bisogno di un antibiotico, prescrivendo il prodotto ad uso umano, anziché quello veterinario, si potranno risparmiare 10 euro, se l’animale ha la gastrite si potranno risparmiare 20 euro per ogni confezione, mentre per le patologie croniche di un cane cardiopatico in un anno si potranno risparmiare fino a 35 euro, per lo stesso identico principio attivo. Il risparmio maggiore lo avranno certamente i Comuni, per i propri quattrozampe in canile: se consideriamo che il farmaco veterinario con lo stesso principio attivo costa
in media quattro volte di più rispetto a quello umano, su una spesa annua, ad esempio, di 15.000 euro relativa a farmaci equivalenti, ne risparmieranno ben 11.250.


“Si mette così fine a una delle disparità di trattamento del diritto alla cura degli animali familiari: ad oggi la parità di principio attivo ad uso veterinario può infatti incredibilmente costare anche dieci volte di più rispetto a quello per uso umano. – dichiara, Gianluca Felicetti, presidente LAV – Finalmente si riconosce uno dei cambiamenti necessari a far prevalere la salute rispetto ai guadagni delle industrie (che sono libere di fissare il prezzo del farmaco veterinario) che permetterà al medico veterinario, in scienza e coscienza, di prescrivere un farmaco equivalente al medicinale veterinario, senza incorrere in una sanzione prevista fino a quasi 10.000 euro. Siamo sicuri che le industrie che guadagnano sull’aumento dell’affetto verso i quattrozampe, non ostacoleranno questi atti, e che il Ministro Speranza farà presto e bene il necessario decreto attuativo” .

“Si tratta di una “rivoluzione” che aiuterà tanti animali e le loro famiglie già gravate da un fisco iniquo che vede l’IVA al 22%, come quella sui beni di lusso, su cibo per animali e prestazioni veterinarie, per ridurre le quali il Governo e il Parlamento dovranno fare un altro passo in avanti, abbattendo una vera e propria ingiustizia sociale, se non vogliamo che la crisi economica si traduca nella rinuncia ai quattrozampe, portandoli in canile o peggio abbandonandoli. – dichiara, Ilaria Innocenti, responsabile LAV Area Animali Familiari – É innegabile come gli interventi medico-veterinari debbano essere considerati prestazioni di pubblica utilità, basti pensare all’importanza della prevenzione e della cura di patologie come la leishmaniosi”.

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