“Fontamara” di Ignazio Silone emblema delle lotte contadine: riflessioni di Maria Assunta Oddi

Il 17 aprile si celebra la Giornata Internazionale delle lotte contadine per ricordare il massacro di Eldorado dos Carajas, avvenuto nel 1996 in Brasile, dove19 contadini furono uccisi dalla polizia  mentre manifestavano per il diritto alla terra.

Come marsicani è nostro dovere ricordare le opposizioni contadine nel Fucino, allora vasto latifondo del Principe Alessandro Torlonia, non solo con la narrazione della rivolta dei braccianti agricoli ma anche con il pensiero di Ignazio Silone, figlio illustre della nostra travagliata terra.

L’impegno intellettuale del nativo di Pescina emerge appieno in “Fontamara”, il suo primo romanzo, scritto in Svizzera nel 1933 all’età di 30 anni, pubblicato in Italia nel 1945 in concomitanza della rivoluzione contadina del Fucino (1944-1950).

Ambientato, come dice lo stesso autore, in “un antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica” si fa simbolo di oppressione e di ingiustizia sociale che grava sui poveri in ogni parte del mondo.

”Guardate Silone” disse Camus :”Egli è radicalmente legato alla sua terra, eppure è talmente europeo” che il suo libro, tradotto in quasi tutte le lingue del mondo, si fa eco per la conquista dei diritti fondamentali dell’uomo in molti paesi dove ancora le masse sono oppresse. Per Silone raccontare il dramma della sua gente è una lotta penosa con se stesso eppure necessaria per dare forma al suo ideale di moralità. Nel “Che fare?” con cui termina il romanzo, magistralmente trascritto in un murales ad Aielli, Ignazio mostra le incognite insolubili e profondamente umane di un mondo che ancora lotta contro l’oppressione e la miseria giustificando nel contempo l’attualità del suo messaggio.

Per cui ”quel piccolo episodio della storia universale” ancora oggi supera le barriere e i confini territoriali nel desiderio di dare voce alla dignità di tutti e di ognuno. Silone in queste pagine, dal messaggio coraggioso e provocatorio, fa del  dramma storico dei “cafoni” un dramma universale. Gli abitanti di Fontamara, che si oppongono al podestà che vuole deviare il corso di un ruscello per irrigare le proprie campagne, fanno dell’acqua simbolo del diritto alla vita al quale l’uomo non può rinunciare.

Oggi  la nuova sfida della sostenibilità ambientale contro lo sfruttamento dei lavoratori e per una migliore politica agricola anima le rivendicazioni contadine in ottemperanza agli obiettivi dell’Agenda 2030. Un movimento internazionale cerca di dare visibilità ai problemi presenti in varie comunità tra questi l’espropriazione delle terre, la crisi climatica,la desertificazione, la perdita della biodiversità, le politiche agricole ingiuste imposte da multinazionali e governi asserviti al guadagno di pochi.

Eppure da varie parti il tema del ritorno alla terra, soprattutto tra i giovani, è oggi più che mai sentito per costruire  una società progressista ecologicamente sana nel rispetto di ogni forma di vita.

Insieme alla tecnologia ed alle innovazioni scientifiche , alla virtualità di una realtà spazio-temporale sempre più liquida, alla comunicazione pervasiva dei social, leggere “Fontamara” ci fa capire che ancora c’è bisogno di resilienza per “una contestazione globale” finalizzata  alla creazione di una famiglia umana solidale e fraterna.

     Maria Assunta Oddi