FP CGIL contro l’Ordinanza 11 di Marsilio “La chiusura della scuola non è soluzione ma problema”

L’Aquila – Come è stato disposto dalla O.R. 11 del 27 febbraio scorso, tutti gli studenti di ogni ordine e grado di scuola della Regione Abruzzo sono tornati a fare DaD cioè didattica a distanza con la solo accezione degli studenti diversabili e con bisogni educativi speciali che possono regolarmente frequentare la scuola in presenza.

Questo provvedimento ha generato un notevole disagio all’interno di quelle famiglie dove entrambi i genitori lavorano e i bambini, per l’età che hanno, non possono né devono essere lasciati a casa da soli. Per tali lavoratori, come messo in evidenza in un comunicato stampa a firma congiunta del Coordinatore regionale FP CGIL Abruzzo e Molise, Luca Fusari, e della Segretaria generale regionale FP CGIL Abruzzo e Molise, Paola Puglielli, sorge la inderogabile necessità di conciliare vita privata e lavoro con tante e tali difficoltà che i funamboli equilibristi sulla corda tesa sulle cascate del Niagara devono solo andare a nascondersi.

Si contemplano infatti, tre ipotesi:

1) i genitori possono lavorare in smart e ogni membro della famiglia è dotato di spazio personale e di proprio strumento informatico: in questo caso, non sembrano sussistere problemi di sorta così, i genitori lavorano e i bambini fanno scuola in DAD;

2) i genitori non possono lavorare in smart e allora, con chi restano i bambini a casa? Gli stessi genitori (o almeno uno dei due) saranno costretti a chiedere congedi parentali che però generano una discriminazione; infatti, se i suddetti lavoratori non risiedono in zona rossa non potranno utilizzare il congedo retribuito al 50%; 

3) i genitori si servono di una baby sitter che starà con i bambini intanto che essi sono al lavoro; in questo caso, come nel 2), solo chi si trova in zona rossa potrà fruire del bonus baby sitter!

Insiste il comunicato:”Cosa dovrebbero fare le famiglie che non possono fruire di congedi parentali speciali? Utilizzare come ultima alternativa le proprie ferie e permessi? Oppure addirittura ridurre l’orario di lavoro a proprie spese? Siamo in attesa di atti normativi che possano garantire immediatamente le agibilità oggi non riconosciute, ma nelle more, sarebbe stato opportuno riflettere sulle conseguenze e gli sugli effetti sociali, economici e psicologici, che il ritorno alla DaD per la scuola primaria avrebbe provocato”.

Insomma, non bastano le restrizioni e i disagi propri della pandemia; si aggiungono ad essi discriminazioni di genere e difficoltà economiche che si riversano sulle famiglie causando preoccupazioni e tensioni.

Mentre le scuole vengono chiuse e le famiglie gravate del compito di assistere i bambini mentre vengono educati e istruiti dalla scuola, nella modalità DAD, ecco che il Consiglio regionale, nonostante la positività riscontrata di un consigliere e forse anche di un altro, prosegue le sue attività di commissioni, gruppi e riunioni in presenza dimenticando che proprio chi fa le leggi, per primo dovrebbe rispettarle e non solo: alcuni consiglieri e relativi collaboratori provengono dalle cosi dette “zone rosse” e dove si è registrata un’alta presenza di variante inglese, per cui “prudenza, avvertimento e attenzione, avrebbero consigliato di  evitare la presenza in sede di tutte queste persone” e di “svolgere le stesse attività in remoto” come tra l’altro, è prassi presso altri consigli regionali.

Il comunicato richiama, nel finale,  correttezza e coerenza; la prima, in quanto dovrebbe garantire l’omogeneità di comportamento indipendentemente dal fatto di essere genitore o consigliere regionale; la seconda, quale continuità intrinseca tra il pensiero e l’azione, la norma e il suo agito.

Si sorvola sulla repentinità e sulla unilateralità del provvedimento di chiusura? No. Proprio no. Ormai da un anno ci troviamo in questa situazione e la FP CGIL Abruzzo e Molise punta il dito “sulla mancanza di pianificazione e  di organizzazione serie azioni a tutela della salute e della possibilità di garantire alla scuola le attività didattiche in presenza ed in sicurezza”.

A settembre scrivevamo di scuole, di trasporti, di disposizioni di sicurezza e bla bla bla… ci troviamo quasi un anno dopo con le stesse identiche problematiche e cieche soluzioni di un anno prima: chiudere le scuole! Ben sapendo – e qui c’è il dolo – che le scuole hanno pagato e stanno pagando colpe/mancanze/inadempienze non loro. Tra l’altro, la chiusura senza confronto, scambio, condivisione – “in quanto attuata come un puro atto amministrativo senza conseguenze” – non tiene minimamente conto delle già rappresentate difficoltà familiari e, insieme a queste, è totalmente dimentica “di quel personale che lavora nella scuola – assistenti educativi, operatori e operatrici della mensa, assistenti e autisti degli scuolabus – e che ogni volta che la scuola va in Dad, si trova a dover affrontare un’interruzione di lavoro e di salario che non è più sostenibile. L’emergenza economica è sotto gli occhi di tutti, quella sociale sta crescendo giorno per giorno”.

Non si può attendere oltre; le chiusure – e non importa se di scuole, di attività commerciali – non sono la soluzione. Un problema per la sua soluzione ha bisogno che siano individuati i dati utili, che venga focalizzato l’obiettivo e che siano usate giuste formule per risolverlo. In una parola: metodo. E, naturalmente, competenze.

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