Fumo di Londra: cronaca fra il serio e il faceto della vista dei reali inglesi in Italia e di una regalità che va sempre più perdendosi

Ho visto un re
Sa l’ha vist cus’e’?
Ha visto un re!
Ah beh, sì beh

(Dario Fo)

E sono arrivati gli inglesi brutti come e più di prima, anzi più di prima perché adesso sono pure vecchi!

Continuo a non capire come re Carlo III abbia lasciato una regina come Diana per questa vecchia signora. Forse è vero il detto che “Gallina vecchia fa buon brodo” oppure il nostro orecchiuto re ha mutuato dal confinante d’oltre manica l’amore per gli anziani. Non ci è dato saperlo. Certo è che dalla battaglia di Hastings ad oggi, passando per Enrico VIII se ne sono viste in Inghilterra di stranezze coniugali… . Ops mi sovviene anche la fedifraga regina Ginevra, che tradì re Artù con Lancillotto.  

Insomma sono arrivati i reali inglesi con tutto un apparato mai visto: Frecce tricolori e Red Arrows in volo sul Quirinale,  auto reale che arriva in ritardo (il ritardo fa fino), guide rosse, picchetti d’onore e lei, la regina, con una spilla da otto milioni di sterline appuntata sul petto, insomma roba da far impallidire i Casamonica.

Me li immaginavo diversi i membri della Royal Family e invece ad occhio mi sembrano due pensionati manco in forma… due “saccoccioni”, insomma. In quanto a stipendio il nostro Presidente Mattarella guadagna quelli che possono essere considerati spiccioli per il Sire di Windsor, uno dei personaggi tra i più ricchi del mondo eppure eccotelo là, lindo e pinto, mentre il Sire se ne va in giro con un vestito stropicciato (era quello di due giorni prima), al braccio di una anziana comare.

Il clou della visita è stato il discorso al Parlamento. Come allo Juvinelli l’avanspettacolo stava dando il meglio di sè e il capocomico, inglese, in mezzo alla passerella, rabboniva il pubblico con alcune battute in un italiano, a dirla tutta, molto migliore di quello di alcuni nostri onorevoli. La soubrette non si è esibita ed è stato un bene… . Mancava la “gattata”, il lancio del gatto come ai gloriosi tempi dell’avanspettacolo a Roma. Dopo un paio di lazzi e frizzi, tra la generale, farisea, ilarità dei rappresentanti del nostro popolo, il Re s’è accomiatato.

Il circo medatico della reale vanità ha poi messo via aerei, armi, bagagli e spilla e ha concentrato altrove la sua attenzione.

Che non è una filastrocca ma il fluire dei trascorsi di un gioiello la cui storia è molto più antica (e nobile) di chi lo indossa.

La spilla di zaffiri, al petto della regina Camilla, fu donata il giorno precedente alle loro nozze dal principe Alberto alla regina Vittoria la quale annotò nel suo diario che il futuro sposo si era portato nel suo salotto e le aveva donato “una splendida spilla di zaffiri e diamanti“.

Il nome del gioiello passerà alla storia col nome di Prince Albert Brooch. L’origine del “ninnolo” è dibattuta.

Secondo alcuni Il disegno è del gioielliere Garrard, altri sostengono che sia stata acquistata dal padre del principe Alberto, Ernest I di Sassonia-Coburgo-Gotha, da un gioielliere di Amsterdam, Wolf Josephus Ditta.

Il grande zaffiro centrale, taglio ovale, pare provenire da uno dei giacimenti dell’allora Birmania ed è circondato da 12 diamanti. Vittoria indossò la broche il giorno stesso del matrimonio, appuntandola sull’abito bianco. La porterà sempre negli eventi pubblici. La tolse solo nel 1861, dopo la morte del marito.

Allo scopo di non vedere, in futuro, quel gioiello in mano al resto della nobiltà, col rischio che andasse perso, la regina Vittoria lo vincolò come cimelio della Corona. In questo modo poteva essere indossato solo dalle regine o regine consorti e mai dato in prestito a persone di rango inferiore. La spilla, negli ultimi centottanta anni anni ha fatto la sua apparizione sul petto della regina Alessandra, della regina Mary di Teck, nonna di Elisabetta II, della regina Elizabeth Bowes-Lyon sua madre. Infine della stessa Elisabetta II, che la indossava su quei cappottini che solo lei vestiva.

Oggi se la gode Camilla che la indossa nei vari eventi.  L’ha già portata ad Ascot nel 2024, sullo stesso vestitino della visita al Colosseo e dei Fori Imperiali.

A quella spilla si ispirarono per l’anello di fidanzamento di Diana donato successivamente da William a Kate Middleton.

Parafrasando Dante “Due donne intorno al cor mi son venute” direbbe re Carlo III. In quanto alla scelta, beh, sapete come è andata e per dirla con Giulio Cesare “De gustibus non est disputandum“.

A sinistra Lady Diana nel famoso Revenge Dress mentre a destra Camilla Parker-bowles indossa un vestito nero

Lady Diana disse una volta: “i Windsor sono a malapena inglesi, mentre puoi trovare tracce degli Spencer tornando indietro di mille anni”.  

In effetti gli attuali reali tutto erano fuorché britannici e portavano un nome tedesco:  Windsor è un cognome inventato di sana pianta, il vero casato è tedesco: Sassonia-Coburgo-Gotha.

Lo sostituì con “Windsor” re Giorgio V durante la Prima Guerra Mondiale perché un casato tedesco che regnava su un’Inghilterra in guerra contro i tedeschi proprio non andava. Scelsero come nome quello di un paese vicino Londra: Windsor.

Apparteneva ad una antica e importante famiglia, quella degli Spencer, stirpe di possidenti terrieri. Divennero nobili all’epoca degli Stuart. In seguito la famiglia si divise in due rami: quello dei Spencer-Churchill[ e quello dei Conti Spencer.  Dal ramo primogenito discese il celebre statista Winston Churchill, nato Winston Spencer-Churchill. Diana apparteneva al ramo dei Conti. Gli Spencer furono anche legati da stretta parentela con gli antenati di George Washington.

La famiglia Spencer (e Spencer-Churchill) ha sempre rivestito un ruolo politico importantissimo nella storia Inglese sia come rappresentanti parlamentari, sia nel governo del Paese. Essi annoverano dal XVI secolo figure parlamentari di spicco.

Se Lady D trasse le sue origini da nobili lombi, non così fu per Camilla Rosemary Shand che ebbe i suoi natali da Bruce Shand commerciante di vini e Rosalind Cubitt figlia maggiore di Roland Cubitt, III barone Ashcombe. Sposò Andrew Parker-Bowles con rito cattolico. La sua bisnonna materna, Alice Keppel, nata Alice Frederica Edmonstone, fu l’amante reale del re Edoardo VII dal 1898 al 1910. A quanto pare nella famiglia di Camilla le volpi perdono il pelo ma non il vizio!

La Royal Family: Carlo in grande spolvero, Elisabetta II con uno dei suoi sobri vestiti e Camilla in una “mise” confezionata con carta da parati

Ha due figli cattolici mentre lei è di fede anglicana. Celebrare il matrimonio con Camilla non si dimostrò facile essendo lui futuro governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra, titolo che spetta di diritto ai sovrani britannici e lei divorziata. Forte del suo amore, però, ottenne il consenso di Elisabetta II, del Parlamento e della Chiesa d’Inghilterra.

I genitori di Carlo e Camilla non presenziarono alla cerimonia nuziale invece il figlio di Camilla, Tom e il figlio di Carlo, il principe William, furono i testimoni. La regina Elisabetta e il duca di Edimburgo parteciparono solo al servizio di benedizione. Insomma morta Lady D e superate tutte le barriere, i due piccioncini celebrarono il loro amore. La storia si ripete: Enrico VIII lottò contro tutti per una giovane pulzella e Carlo III allo stesso modo per una vecchia sottana.

Ma passiamo al mondo delle improvvisate nel quale il nostro reale bricconcello s’è calato non appena giunto nella Penisola. Visita a sorpresa di Carlo III al Papa. Che cosa strana: due capi della fede, uno di quella straziata dai martiri e glorificata dai santi, l’altra il cui fondatore parve quasi ispirato dal desiderio di andare a donne… .

Santa Marta, interno giorno

Santità, Santità!-  entra una suorina tutta trafelata nell’appartamento di Sua Santità.
Cosa c’è sorella?
Ci sono visite
.- Non le avevo programmate: chi è?
Sono due vecchietti inglesi, Santità, uno ha un nome che finisce con un numero e l’altra non si regge in piedi
Beh fateli entrare e offritegli un caffè: il Papa ospita tutti

Entra Carlo III con Camilla barcollante

Salve Francesco (tra regnanti si danno del tu) ti abbiamo fatto l’improvvisata e ho portato un babà…
Grazie mille. Come mai da queste parti?
Sono in visita dal Presidente della Repubblica italiana ed ora “ecchime qua” come dicono a Romame so’ imbucato“-
Grazie del pensiero e tanti auguri per l’anniversario di matrimonio: è questa la pollastrella?

Qui termina la gita al Vaticano, graziosa sorpresa del Regno Inglese al nostro Francesco. Come per magia qualcosa di italico ha pervaso l’animo anglosassone: fare “l’improvvisata” infrangendo l’etichetta, cosa tutta nostrana. Tra un po’ li vedremo anche come “fagottari” a Ostia in canottiera e calzini corti, in mano uno sfilatino, fettina panata e una birretta fresca: l’aplomb già ce l’hanno.

Li troviamo, infine, a Ravenna ad onorare non solo Dante Alighieri ma anche le specialità locali.

Si dice che il cibo britannico sia il peggiore: insipido, troppo cotto o semplicemente poco appetitoso. Queste affermazioni non rendono giustizia alla storia culinaria del Regno Unito.

In realtà, la cucina britannica è la testimonianza della storia e delle tradizioni del paese: in altre parole fa veramente schifo! Se poi vi piacciono le aringhe cotte nel latte, l’Haggis, un insaccato a base di interiora di pecora, spezie, farina d’avena e cipolla oppure la tipica colazione inglese a base di uova, bacon, salsiccia, pomodoro, frittelle di patate e funghi in padella (insomma un fegato grosso così), Albione è il vostro posto.

Dimenticavo… il porridge dove lo mettiamo? Si tratta di un pappone d’avena da piazzarsi sullo stomaco al mattino. La sua bontà è così rinomata che nello slang, “doing porridge” (fare il porridge) è il sinonimo di “essere incarcerato”.

Chiaro che trovarsi nel paese del vino e del buon cibo che il Ciel lo manda, per i due in visita sembrava di essere in paradiso. Così tra una piadina e un bicchiere del nettare d’uva offerto da Carlo Cracco ecco che ti ritroviamo Camilla a tirare di sfoglia cosa che, forse, le si addice più d’una corona reale.

Alla fine, così come era in premessa della visita di stato, tutto sfocia in sagra paesana, ballo del liscio compreso, con il povero Presidente Mattarella che pare volersi nascondere sotto a un mattone. The Royal Family, a questo punto è ormai certa di avere visitato un paese della più sperduta India coloniale. Mancano solo i bambinetti a piedi nudi che cantano “Let it be” credendolo l’inno nazionale Inglese, mentre una ragazzina fa la riverenza porgendo un mazzo di fiori alla signora bianca.

Termino qui questa che non vuole essere la cronaca di una visita di stato, ma la triste presa d’atto di quanto sia rimasto di quella che ritenevo essere la nobiltà. Tudor, York, Lancaster, il loro spirito è ormai sparito, hanno lasciato il passo a quelli che paiono somigliare a dei parvenu dell’ultim’ora. Ancor più triste è che un popolo repubblicano quale il nostro si comporti come una provincia dell’impero Anglo indiano. Per un attimo ho temuto che a Ravenna sarebbe spuntato un reparto di sepoy del British Indian Army. Comunque, finita l’ubriacatura reale, finalmente “…uscimmo a riveder le stelle“.

Un saluto
LEO Vito