“Fuorigenere” accusa l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo: «Ignorata la richiesta di incontro sul linguaggio usato nei casi di violenza»

AVEZZANO – Violenza, cronaca nera, femminicidi in particolare e violenza di genere in generale, è scontro in Abruzzo fra “Fuorigenere” associazione che sempre si batte contro la violenza sulle donne e una corretta informazione su questi casi, e l’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo.

L’associazione, infatti, afferma di aver chiesto all’Ordine dei Giornalisti abruzzese, un incontro per confrontarsi sul linguaggio e sulla narrazione che troppo spesso viene usata in casi del genere.

Incontro che al momento non c’è stato e, stando a “Fuorigenere”, nemmeno ci sarà visto che l’Ordine non avrebbe nemmeno dato risposta.

Questo il testo della missiva a noi inoltrata:

«Il 20 maggio abbiamo contattato sia per mail che tramite pec l’ordine dei giornalisti d’Abruzzo, per chiedere un incontro con loro.

Di seguito il testo della mail: 

“Buonasera, siamo un’associazione che da anni è attiva all’Aquila contro la violenza e gli stereotipi di genere.

Vi contattiamo perché vorremmo fissare un appuntamento con Voi per confrontarci apertamente su un tema che noi riteniamo fondamentale per il percorso che facciamo, quello relativo alla narrazione di episodi di violenza, sia essa fisica, psicologica e in generale in tutte le forme in cui può presentarsi.

Riteniamo fermamente che i media non possano più ignorare le loro responsabilità e debbano prendere consapevolezza del ruolo che hanno nella formazione dell’opinione pubblica e della cultura della società.

Sappiamo benissimo che i nostri media, quando narrano di femminicidio, utilizzano parole, espressioni ed elementi che sviano l’opinione pubblica, la manipolano e la orientano in modo errato.

Sappiamo anche che spesso, nel racconto, si introducono particolari che non hanno niente a che fare con la sostanza del fatto.

Sulla base di queste ed altre considerazioni crediamo che sia importante restituire il significato vero e proprio alla parola “femminicidio”, che sia importante iniziare a ripensare un modo di narrare determinati episodi rispettando il codice deontologico della Vostra professione.

Vorremmo quindi incontrarvi per parlare di questa tematica e capire insieme se possiamo condividere competenze ed esperienze affinché si faccia informazione in maniera esatta, utile e funzionale.

Certə della Vostra collaborazione, restiamo in attesa di un riscontro.”.

La nostra richiesta finora non ha ricevuto nessuna risposta e di fatto in questo modo ci è stata negata ogni possibilità di avere un confronto aperto con chi si occupa di fare informazione nella nostra città e nel nostro territorio».

Facendo una certa autocritica, c’è da riconoscere che, soprattutto dopo l’avvento straripante dei social e di una certa televisione che usa la cronaca nera per trasformarla in spettacolo, il rischio della spettacolarizzazione, del particolare morboso, della notizia inutile in nuce, esiste.

Effettivamente, a nostro avviso, non sarebbe sbagliato confrontarsi e provare a fare in modo che certe esagerazioni e sbordature non abbiano più a verificarsi e/o a essere tollerate.

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