Gli utlimi Studi dell’UNIVAQ sul rapporto tra assunzione di marijuana e fertilità umana

L’Aquila- La marijuana è la droga più diffusa al mondo per scopi ricreativi, con molteplici implicazioni per la salute umana. In particolare, le varie fasi della riproduzione, sia femminile che maschile, sono da sempre considerate un potenziale bersaglio degli estratti della canapa (noti come cannabinoidi), poiché questi vanno ad “usurpare” un insieme complesso di segnali endogeni (noti come sistema endocannabinoide) chiaramente responsabili della fertilità umana.

Uno studio appena apparso sulla prestigiosa rivista Nature Reviews Urology a firma dei ricercatori Mauro Maccarrone, del Dipartimento di Scienze Cliniche Applicate e Biotecnologiche (DISCAB), Felice Francavilla e Arcangelo Barbonetti del Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente (MESVA) dell’Università degli Studi dell’Aquila, in collaborazione con Cinzia Rapino, della Scuola di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo, ha fatto il punto sui dati preclinici e clinici che riguardano i rischi dell’assunzione di marijuana e di altri cannabinoidi sulla capacità riproduttiva maschile.

In particolare, lo studio evidenzia che l’uso della canapa ha un impatto rilevante sulla modulazione (centrale e periferica) della secrezione dell’ormone maschile testosterone, anche se questo non significa che ci sia un danno certo della spermatogenesi, della funzione erettile o più in generale della capacità riproduttiva dell’uomo. Tuttavia, lo studio sottolinea che il ruolo centrale del sistema endocannabinoide in tali processi impone cautela e richiama la necessità di capire meglio le interazioni (potenzialmente nocive) tra le molecole endogene e quelle presenti negli estratti della canapa. Ciò anche alla luce della potenziale utilità degli endocannabinoidi come biomarcatori per la diagnosi dell’infertilità maschile e/o come nuovi bersagli terapeutici per la cura di questa patologia.

Il Rettore dell’Università degli Studi dell’Aquila, prof. Edoardo Alesse, nel complimentarsi con gli Autori del lavoro scientifico, esprime grande soddisfazione per i risultati raggiunti.

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