Gran Sasso Teramano: confermata la non ricapitalizzazione

Teramo – “Se si fosse potuto fare lo avrebbe fatto il PD quando governava Regione e Provincia: non sono io che ho messo la società in liquidazione” così l’incipit di Diego Di Bonaventura. Dopo un confronto con la Camera di Commercio, principale socio (42%) insieme alla Provincia (52%) della Gran Sasso Teramano i soci di maggioranza confermano che non ci sono le condizioni giuridiche, finanziarie e amministrative, innanzitutto, per ricapitalizzare la società posta in liquidazione nel 2016 .

La società pubblica, così come concepita vent’anni fa non ha più alcun senso: la gestione pubblica è stata fallimentare i debiti accumulati tanti, i soldi pubblici sprecati anche – sottolinea il presidente Diego Di Bonaventura –  se una società pubblica garantisse lo sviluppo della montagna con tutto il denaro investito in questi anni il versante teramano del Gran Sasso non vivrebbe questa profonda crisi. A dirlo non siamo noi oggi, sono le stesse considerazioni fatte dall’allora presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino e dal presidente della Camera di Commercio, Gloriano Lanciotti come si può leggere nei numerosi verbali delle assemblee. Non si è riusciti a riportare la società in bonis, nonostante la Provincia, allora, abbia fatto anche un’esperienza di gestione diretta, semplicemente perché, al di là dei limiti della legge, quello che proprio non funziona è quel modello di gestione: pensato in tempi di vacche grasse, quando gli enti ripianavano continuamente i debiti delle partecipate, si potevano pagare lauti stipendi agli amministratori. Quel mondo è finito e ci sono le leggi che tutelano la spesa pubblica, leggi che  hanno imposto numerose restrizioni e fra queste quelle che riguardano il ripiano dei debiti delle partecipate. Una cosa è intervenire per progetto di rilancio del comprensorio teramano altro è infilare nuovo denaro nel buco nero di una società pubblica. Se fosse stato possibile riportarla in bonis col denaro di Provincia e Regione lo avrebbero fatto i nostri predecessori e mi stupisco che oggi, proprio il PD, sostenga un’ipotesi che il PD, quando governava Regione e Provincia, aveva nettamente escluso. E anche questo emerge con chiarezza da tutta la documentazione della Gran sasso Teramano e dai resoconti  delle Assemblee. Dobbiamo essere seri”.

Adesso l’attenzione si sposta sul bando per l’asta pubblica la cui redazione spetta per legge al liquidatore“La base d’asta sarà di 900 mila euro e tutti quelli che hanno manifestato il loro interesse possono partecipare, anche i Comuni della montagna, anche le amministrazioni separate se vogliono e se trovano i finanziamenti. Io credo che si apre una nuova stagione che sgombra il campo da un equivoco: lo sviluppo della montagna e la gestione degli impianti sono due cose diverse. Noi dismettiamo una società fallimentare di cui il pubblico è stato gestore poco accorto sperando, me lo auguro, che si apra una nuova stagione con una forte impronta imprenditoriale. Non dismettiamo, invece, il nostro ruolo di promotori dello sviluppo sul territorio. Ci vogliono progetti e noi ci stiamo lavorando pensando alla programmazione pluriennale dei Fondi Europei, ordinari e straordinari. Ci vogliono progetti cantierabili e quindi esorto tutti i Comuni del comprensorio a cominciare a lavorarci perché la Provincia può avere un ruolo di raccordo ma non è la sola protagonista: lo siamo nelle opere infrastrutturali ma sul resto i Comuni di quel comprensorio, non solo Pietracamela e Fano Adriano, possono giocarsi una partita importante e la stessa Camera di Commercio si è detta disponibile a investire. Il bando, ne sono certo, tutelerà tutti gli interessi in campo tenuto conto, fra l’altro, che la Provincia rimane proprietaria della cabinovia in quanto questa non è mai stata conferita alla Gran Sasso spa”.

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