Guanciale:”Sanità al collasso. La Regione si assuma le proprie responsabilità”.

Avezzano- È allarme nella Asl di Avezzano-Sulmona-L’Aquila con i positivi che rispetto al mese di Settembre sono aumentati del 500% ed i sospetti Covid per fare un tampone aspettano in media dieci giorni e dalla scorsa settimana, altri dieci giorno per averene l’esito.

In una situazione del genene i pazienti vanno nel panico poiché non sanno chi contattare, i numeri verdi non funzionano ed i medici di famiglia vivono una situazione da incubo con centinaia di chiamate giornaliere e l’impossibilità di prenotare tamponi o entrare in contatto con le autorità sanitarie, per le situazioni più delicate con pluripatologie, se non attraverso il 118 che risulta già intasato e al collasso.

La situazione peggiore però è presso gli ospedali. Nei Pronto Soccorsi si viene stipati presso i corridoi, senza barelle né spazio per lavorare in maniera dignitosa. I posti nei reparti sono saturi, decine di persone attendono fuori fino a 9 ore , con la febbre e sintomi gravi, prima di poter essere sottoposti a visita. Non ci sono più posti nelle terapie intensive e nei reparti di malattie infettive, umidi gazebi di fortuna sostituiscono le sale di attesa e gli operatori sanitari sono stremati, lavorano in condizioni non idonee e senza le adeguate protezioni.

Ad intervenire sulla situazione è il professionista Avezzanese Roberto Oscar Guanciale che, considerando i dati e analizzandoli approfonditamente, commenta la situazione critica che stanno vivendo le ASL Abruzzesi ed in particolare quella Aquilana.

“La Regione Abruzzo, dopo aver ricevuto 6 milioni di euro dal governo vincolati a spese di incremento di posti letto (+0.14 posti letto per ogni 1000 Abitanti) e non essere stata in grado di adempiere alle direttive, ci dice che bisognerà sacrificare spazi alla cura di altre patologie, roba da matti. Dati alla mano –continua Guanciale- le autorità Regionali si annoverano fra quelle più pigre. Hanno creare HUB di riferimento come l’ospedale di L’Aquila, Avezzano, Pescare, Chieti e Teramo, con la logica di concentrare gli sforzi su questi ma, secondo le indicazioni, in Abruzzo dovremmo avere 189 posti di terapia intensiva individuati secondo criteri volti a garantire i servizi durante l’eventuale seconda ondata. Così non è!”.

Estratto delle indicazioni del Governo alle Regioni.

“Per raggiungere l’obiettivo di +3500 posti di Terapia intensiva, ciascuna regione e provincia autonoma, dovrà effettuare un incremento strutturale per determinare una dotazione omogenea sul territorio nazionale pari a 0,14 posti letto per mille abitanti, che comprende l’adeguamento dei posti letto di terapia intensiva nei centri Hub pediatrici. I posti letto da aggiungere potranno essere sia in terapie intensive già strutturate e sia da attivare ex novo (es in padiglioni che comprendano anche posti letto di semi intensiva e malattie infettive) che implicano quindi interventi strutturali e dotazione strumentale. I posti letto devono essere implementati con moduli di minimo 6 posti letto.”

“Alla luce di ciò –conclude Guanciale– della situazione critica che stiamo vivendo, e facendo i conti dati alla mano, possiamo affermare che la situazione è fuori controllo poiché, nonostante gli stanziamento con allegate relazioni e indicazioni sugli investimenti, la Regione Abruzzo, per 6 mesi, invece di prepararsi ha sottovalutato tutto. Senza considerare che i cronoprogrammi di lavoro per gli aggiornamenti previsti fatti a giugno 2020 hanno scadenza lavori a 9 mesi, quindi a marzo 2021″.


Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, solo due giorni fa dichiarava:

“I numeri ‘assoluti’ sono comunque alti e preoccupanti, soprattutto nelle zone più colpite (l’Aquilano, la Marsica, il Teramano), e se non si ridurranno nel brevissimo tempo arriveremo presto alla saturazione dei posti letto disponibili nei reparti di malattie infettive. Con la conseguenza di dover utilizzare altri reparti, interrompendo le cure di patologie non urgenti e differibili”.

E solo a distanza di 24 ore, in data 1 novembre 2020, invece dichiara:

“I nostri ospedali hanno saturato la capacità di assorbimento dei malati. I posti nei reparti di Malattie infettive sono finiti, dobbiamo prendere decisioni dolorose e sottrarre spazi di cura ad altre patologie per dedicarli a persone che, altrimenti, come già accade, rimangono sulle ambulanze”.

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