I grandi “Cammini”. Un nuovo modo di fare ecoturismo ed esperienze mistiche e sensoriali indimenticabili. Per chi ce la fa!

Le malelingue dicono che quello italiano è l’unico popolo che, terminate le ferie, ha bisogno di un periodo di riposo per riprendersi. Forse un fondo di verità c’è se consideriamo la moda di percorrere centinaia di chilometri a piedi attraverso i vari cammini che spuntano come funghi sul suolo italico.

Alcuni giorni orsono ho incontrato un mio caro amico che non vedevo da qualche tempo. Alla mia domanda sul perché della sua latitanza la risposta è stata: “Ho fatto una esperienza meravigliosa, quasi mistica!”. Lì per lì ho pensato che avesse finalmente coronato il suo sogno di giacersi con Charlize Theron e quindi gli domandai ingenuamente in cosa consistesse questo fatto straordinario e lui mi rispose tutto impettito: “Ho fatto il cammino di Santiago di Compostela! Pensa ho collezionato tutti e quarantadue i timbri e ora c’ho pure la conchiglia…”.

– Fammi capire – chiesi incredulo – ti sei fatto 920 chilometri per dei timbri e una conchiglia? –
– Si certo, un mese di cammino –
– E al ritorno non hai trovato delle persone vestite di bianco  che t’hanno fatto indossare una camicia bianca molto aderente che parlavano di TSO ??? –.

L’episodio che ho narrato mi ha fatto pensare su come cambiano mode e gusti. Ho così realizzato che torme di individui anelano a calzare scarpe da trekking e bastoncino alla mano, avviarsi per chilometri di percorsi più o meno panoramici, più o meno culturali e senz’altro faticosi.

Cosa spinge le persone a faticare così tanto? Vallo a sapere, chi dice per sport e chi per il sapere tout court.

Per rispondere alla domanda ho fatto ricorso all’uso della Intelligenza Artificiale alla quale ho posto la seguente domanda: “a cosa serve percorrere un cammino?“. La risposta è stata:

Percorrere un cammino può servire a molteplici scopi, tra cui:

  1. Autoesplorazione e crescita personale: camminare lungo un percorso può aiutare a riflettere su se stessi, a superare ostacoli e a crescere personalmente.
  2. Scoperta e esplorazione: camminando lungo un sentiero si possono scoprire nuovi luoghi, paesaggi e culture, arricchendo così la propria conoscenza del mondo.
  3. Benessere fisico e mentale: il movimento fisico associato al camminare può promuovere il benessere fisico e mentale, aiutando a ridurre lo stress e migliorare l’umore.
  4. Connessione con la natura: camminare all’aria aperta permette di connettersi con la natura e apprezzare la bellezza del mondo circostante.
  5. Raggiungere un obiettivo: percorrere un cammino può servire anche a raggiungere un obiettivo specifico, come completare una sfida personale o una gara.”

In risposta ho ottenuto, come potete notare, la sagra dell’ovvio. M’aspettavo qualcosa di più ficcante dall’I.A. , magari qualcosa alla quale la mia modesta mente non potesse arrivare e invece no.

Mi sono preso, pertanto la briga di gettare uno sguardo sui cammini più famosi d’Italia e del mondo, quelli cioè dove sembra valere la pena di sgambettare alacremente, allo scopo di comprendere quali sarebbero stati gli effetti di cotanta fatica. Magari studiandoli la risposta prima o poi sarebbe arrivata.

I cammini sono percorsi che si possono seguire a piedi, solitamente immersi nella natura, come sentieri di montagna, strade rurali o itinerari storici. Possono essere sia brevi escursioni giornaliere che lunghe traversate di più giorni o settimane. Spesso sono utilizzati come attività ricreativa, per il turismo o per fini religiosi o spirituali.

È una bella camminata che si snoda dal nord al centro attraversando diverse regioni. Un antico percorso di pellegrinaggio che si estende, col beneplacido di Geoffrey Chaucer, da Canterbury in Inghilterra a Roma. Era tradizionalmente utilizzato dai pellegrini in viaggio verso la tomba di San Pietro. Oggi, il percorso è popolare tra i pellegrini e gli escursionisti moderni che desiderano esplorare siti storici e paesaggi panoramici.

Nel tratto italiano la partenza è dal Colle del Gran San Bernardo, in Valle d’Aosta per poi scendere verso il Piemonte prima e la Lombardia ed Emilia Romagna. Si accede poi alla Toscana e quindi, attraversando il Passo della Cisa, si raggiunge il Lazio nell’Alta Tuscia, in provincia di Viterbo dove darci giù di brutto con fagioli e salsicce. Dopo settantanove tappe e milleottocento chilometri si giunge a Roma, il capolinea della Via Francigena. Qui ci si può lasciar morire all’ombra del colonnato di berniniana mano.

Per coloro che amano il lago, ecco un cammino niente male per ripercorre i santuari, i conventi e i centri di spiritualità che costellano il lago. Il percorso fa bene al corpo e all’anima.

Santuario Madonna della Corona

Sono i luoghi di culto situati attorno al lago. Tra i più noti il Santuario della Madonna di Montecastello a Tignale, il Santuario della Madonna del Frassino a Peschiera del Garda e il Santuario della Madonna della Corona a Spiazzi, il Santuario del Carmine a San Felice del Benaco, l’Eremo di San Paolo ad Arco e l’eremo di San Colombano. Per arrivare a quest’ultimo c’è da percorrere una scalinata di 102 gradini tutti scavati nella roccia. Per il bravo trekker è fatica su fatica, roba da leccarsi le dita… .

La leggenda narra che un tempo qui vivesse un drago che terrorizzava la popolazione locale. Passando per quelle parti, San Colombano seppe della presenza di quella mostruosa creatura e decise di liberare i valligiani da quella presenza. Cosa fece? Si arrampicò sino alla grotta, che era la tana del rettile, gli tagliò la testa e lo buttò nella profonda e stretta forra della Vallarsa scavata dal torrente Leno. Per ringraziamento gli abitanti eressero un eremo dedicato a lui. Le leggende narrano, poi, che il Santo se ne andasse in giro in Svizzera sino al cantone di Uri, quello di Guglielmo Tell, senza mele, ma ammazzando draghi per la strada.

I luoghi che compongono questo cammino sono meta continua di pellegrinaggi e offrono uno splendido panorama sul lago di Garda e sulla natura circostante. Sebbene ci sia chi trova il percorso edificante, molti bestemmiano per la fatica quando, inoltrati tra uliveti, vigneti, campi coltivati, boschi e borghi vorrebbero, ma non possono, chiamare un taxi per arrivare ad un albergo.

Ma ecco una passeggiata masochistica da fare a piedi o in bicicletta. Amate il mare? Andate dall’Adriatico allo Jonio “pedibus calcantibus”.  

Quanti braccianti della bassa padana non vedono l’ora, posata la falce, lasciato l’erpice e l’aratro di ritemprare lo stanco fisico con questa “coast to coast” nostrana… . Il viaggiatore potrà immergersi in sentieri affiancati da muretti a secco, attraversare il Parco Naturale delle Pianelle, per raggiungere, alla fine, il mare di Taranto e ivi spirare felice tra i refoli dell’aria salmastra e gli stridii dei gabbiani.

In pratica il percorso è un tratto della via Cassia che unisce Firenze, Prato, Pistoia, Pescia e Lucca. È un segmento del Cammino verso Santiago di Compostela del quale discuteremo più avanti.

Arrancando lungo questo cammino potrete visitare cinque cattedrali: Firenze e il corpo di San Zenobi in Santa Maria del Fiore, Prato e il Sacro Cingolo della Madonna, Pistoia e la reliquia di San Giacomo proveniente da Santiago di Compostela, Pescia e il corpo del santo ospitaliere San Allucio e a Lucca e il Volto Santo.

Vale la pena trattare di questa reliquia. L’oggetto di culto è custodito nella Cattedrale di San Martino a Lucca, in Italia. Si tratta di una scultura lignea raffigurante il volto di Cristo sofferente sulla croce, considerata una delle più importanti reliquie della cristianità. Ci troviamo davanti a un’immagine acheropita, ossia non fatta da mano umana ed eccone la storia:

Nicodemo era un fariseo discepolo di Gesù. Aiutò, con tanta fede e un paio di tenaglie, Giuseppe di Arimatea (lo rivedremo poi nella vicenda del Santo Graal) a staccare Cristo dalla Croce e a deporre il suo corpo nel sepolcro.

Un giorno gli venne voglia di scolpire l’immagine di Gesù come lo aveva visto all’atto della deposizione dalla croce. Dato di piglio a mazzuolo e scalpello, quando si trattò di riprodurre il volto di Cristo non riuscì a proseguire. Iniziò a pregare e si addormentò. Al suo risveglio trovò l’opera completata dalla mano divina. Ci crediate o meno questa è la storia “in nuce”.

In Umbria tutto è silenzioso. Ricordo il mio incontro con Gubbio, splendida cittadina medioevale i cui abitanti, ne sono convinto, circolano con le pattine ai piedi per non far rumore.  

Il cammino di cui voglio fare cenno consiste di un percorso ad anello di 91 km lungo le pendici settentrionali dei Monti Amerini. Una bella passeggiata che attraversa alcuni borghi medievali ancora intatti. Come premesso il silenzio la fa da padrone. Se come me amate la città lasciate perdere o diventati pazzi. Nella mia permanenza a Gubbio avevo voglia di tirare sassate qua e là pur di sentire qualche rumore. Sembrava di muoversi in una vasca di deprivazione sensoriale come nel film “Stati di allucinazione”.

Centotrenta chilometri da Piazza Maggiore a Bologna fino a  Piazza della Signoria a Firenze. Il camminatore percorre il tracciato della antica via romana “Flaminia Militare”. Il percorso segue antiche strade e sentieri utilizzati fin dall’epoca romana, offrendo, manco a dirlo, splendidi panorami, attraversando piccoli borghi e luoghi di interesse storico e culturale.

Perché “Via degli dei”? Si chiama così dal nome delle varie località che il trekker attraversa lungo il cammino: Monte Adone, Monte Luario, Monzuno e Monte Venere (senza la preposizione “di” malpensanti!).

Arriviamo a un percorso più familiare, immerso nella storia abruzzese. Il Cammino dei Briganti lo si percorre in sette giorni sulle orme dei briganti tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino. Il camminatore parte da Sante Marie e lì ritorna. D’estate perchè non passare qualche notte a dormire all’aria aperta? Magari dentro a un sacco a pelo… (ma proprio no).

Storicamente la Marsica e il Cicolano erano terre di boschi, montagne e briganti. Il territorio attraversato da questo cammino rappresenta il confine, tra Abruzzo e Lazio, al tempo dei briganti tra Stato Pontificio e Regno Borbonico. I briganti che sciocchi non erano, vivevano sul confine pronti a passare da una parte all’altra a seconda del pericolo.

Non pago della precedente risposta ottenuta dalla Intelligenza Artificiale ho insistito ponendo la domanda: “I cammini del mondo” ed ecco questa aulica risposta:

tra le strade trafficate e i vicoli silenziosi, osservando la gente che passa e i luoghi che cambiano.
Respiro l’aria fresca della mattina e il caldo del pomeriggio, mi lascio guidare dai profumi e dai suoni che mi circondano.
Mi perdo tra le vie di città sconosciute e mi ritrovo davanti a panorami mozzafiato, tra montagne imponenti e mare cristallino.
Ogni passo è una scoperta, ogni sguardo è un’incontro, ogni momento è un’opportunità di crescita e di apprendimento.
Cammino nel mondo con il cuore aperto e lo sguardo attento, pronto ad accogliere tutto ciò che la vita ha da offrirmi.”

Non so se mi sia capitata una I.A particolarmente poetica o se ‘sta storia del computer semi pensante sia tutta una “bufala”. Ad ogni modo, rimanendo per me incomprensibile il motivo di tanta fatica, ma è un fatto personale, ecco che ho indagato sui cammini più famosi del mondo che, come vedrete, non sono una bagattella, si tratta di macinare, in alcuni casi, migliaia di chilometri.

Il Cammino di Santiago de Compostela è un antico percorso di pellegrinaggio che porta alla tomba di San Giacomo nella città spagnola di Santiago de Compostela. Si tratta di uno dei cammini più famosi al mondo e attira migliaia di pellegrini ogni anno.

I pellegrini che lo percorrono lo fanno per motivi religiosi, spirituali e qualcuno semplicemente per sfida personale o forse perché fa moda. Lungo il percorso si possono trovare rifugi per i pellegrini, chiese, monumenti e paesaggi stupendi.

Il completamento del Cammino di Santiago de Compostela è considerato un’esperienza unica e trasformativa per molti pellegrini, che spesso ritornano a casa stravolti con una sensazione di pace interiore (dovuta dalla stanchezza e dalla mistica di una birra fresca).

L’itinerario “classico” e più famoso, detto “cammino francese” parte dai Pirenei e arriva in Galizia alla città dell’apostolo, attraversando i territori della Rioja, Castiglia e Leon: questa rotta è lunga circa 800 km e per percorrerla occorre mediamente un mese tra mille difficoltà. Alla fine, però, potrete avere la soddisfazione di portare con voi una bella conchiglia, una certificazione timbrata della vostra bravata e potrete dire agli amici: “c’ero anch’io!”.

Per chi volesse conoscere i cammini più lunghi del mondo eccoli:  il Sentiero dei Continenti, che si estende per oltre 22.000 km attraverso tutta l’America, il Sentiero Appalachi, lungo circa 3.500 km lungo la catena montuosa degli Appalachi negli Stati Uniti. Segue il Sentiero Pacific Crest che si estende per circa 4.286 km lungo la costa occidentale degli Stati Uniti, e il Sentiero Grande Oceano in Nuova Zelanda che si snoda per circa 3.000 km lungo la costa.

È  tra i sentieri escursionistici più lunghi al mondo e si estende dalla Georgia al Maine. Trattasi di oltre 3.500 chilometri (2.190 miglia), attraversa 14 Stati, otto foreste nazionali, sei parchi nazionali e numerosi parchi statali.

Siccome non si può mai stare tranquilli, ogni anno quasi quattromila escursionisti  decidono di percorrere l’intero Appalachian Trail, partendo dalla Springer Mountain in Georgia, con l’obiettivo di attraversare 14 Stati fino ad arrivare al Maine e qui mangiare le aragoste (che poi sono astici), specialità tra le più rinomate degli States, con una pannocchia tostata e burro salato.

Avete caldo? Questo è il percorso per voi: una bella passeggiata dentro il Circolo Polare Artico degustando i 440 chilometri del leggendario Kungsleden (“il percorso del re”). Rappresentano la traversata dell’ultima grande area selvatica dell’Europa Occidentale. Ai miei tempi andare a vedere l’aurora boreale a Capo Nord in Norvegia sembrava già una follia, ma a quanto pare era ben piccola cosa confrontata ad oggi (e poi non ci si andava a piedi).

Tornando al Kungsleden, il percorso attraversa la zona artica della Svezia: si incontrano foreste di betulle, la tundra e grandi ghiacciai prima di arrivare sulla cima del monte Kebnekaise, con i suoi 2.111 metri. Insomma tanto freddo ma in compenso un panorama da riempire l’anima: neve, neve e poi ghiaccio. 

Il Grand Canyon è parte dell’alveo del fiume Colorado in Arizona. Raggiunge 16 Km di diametro, circa 1,6 km di profondità e una lunghezza di 445 km. L’erosione delle rocce fanno risalire il posto a una storia geologica di milioni di anni.

Qui Brumotti sulla sua bicicletta se ne va a spasso sugli strapiombi. Volete fare come lui? Forse sarà meglio vedere solo il Colorado. Pare sia una magnifica passeggiata tra la maestosità architettonica della natura.

Ricordate Indiana Jones? Ecco Alessandretta che non si chiama così, come nella finzione filmica, ma Petra. Similmente al lungometraggio, una esigua passerella porta a una curva stretta ed ecco la meravigliosa facciata di Al Deir, il Monastero, forse il più grandioso monumento di Petra.

Ci arrivate dopo una camminata di una settimana nel Regno di Giordania.  Il percorso inizia  dall’antica città di Dana, passa per il rifugio Feynan, attraversa la distesa desertica del Wadi Araba e si insinua sui monti Sharah. Quando avete perso la speranza di arrivare e avete chiesto ai beduini dove diavolo vi trovate ecco Petra. C’è chi dice che dopo le traversie in mezzo alla calura del deserto, si arrivi a Petra pronti ad apprezzarne le qualità mistiche, secondo me di mistico c’è il fatto che si smette di bestemmiare!

Per chi volesse di più eccolo servito. Sofferenza e fatica ma alla fine… .

Una camminata di quattro giorni senza acqua né posti per dormire. Situata lungo la costa orientale dell’isola di Tasmania, in Australia, è conosciuta per la sua spettacolare spiaggia di sabbia bianca e le acque cristalline ideali per fare immersioni e snorkeling.

La baia è circondata da scogliere rocciose e una fitta foresta pluviale. La Baia dei Fuochi è anche un luogo noto per l’avvistamento della fauna selvatica, come foche, delfini e uccelli marini. Se siete fortunati ci trovate pure il delfino curioso delle caramelle Dufour. Per arrivarci si tribola, ma alla fine ecco  il premio: un bel rifugio comodo. Oddio il posto è pieno di serpenti, ma non vi preoccupate: sono tutti letali, occhio a dove mettete i piedi.

Solo il nome fa sognare. Vi trovate sulle montagne della catena del Ruwenzori, quelle che Tolomeo chiamava le montagne della luna. Sarete felici di trovarvi tra Uganda e Congo, sulla catena montuosa più alta d’Africa, dove il mitico Monte Stanley sfiora i 5110 metri. Un bel percorso a piedi di quattro giorni a quattromila metri per arrivare al Campo Elena, la base per raggiungere i ghiacciai e salire in vetta al Monte Stanley (e voi lo volete fare no?) per godere della vista sul bacino del Congo. Mi dicono che il viaggetto sia massacrante, in mezzo al fango camminando nel letto dei torrenti. 

Termino con questa escursione più “nostrana”. Siamo in Irlanda e per quel che ne so, se ci va male, possiamo farci un bel bicchiere di Whisky torbato.

Croagh in gaelico significa “montagna affilata”. Pare che San Patrizio sia rimasto a pregare qui per 40 giorni. Manco a dirlo è una meta di pellegrinaggi. Dopo tanta fatica per arrivare in cima al monte troviamo una cappelletta e la vista della Baia di Crew. Dopo che siete rimasti in contemplazione pensando a chi ve lo ha fatto fare, andate al pub di Campbell e fatevi una birra. Attenzione: leggenda vuole che salendo in cima a Croagh Patrick per sette volte si ha diritto ad entrare in Paradiso anche se siete o siete stati dei lestofanti!

Certe imprese sicuramente lodevoli, mi ricordano Alberto Sordi nei panni del principe Giovan Maria Catalan Belmonte quando descrive la sua attività di navigatore solitario: “un giorno ho detto: ‘Basta mi compro una barca e mi faccio il giro del mondo e navigo da solo ecco’. E così compii quest’impresa. Feci il navigatore solitario. Giorno e notte, fra cielo e mare, mare e cielo. In questa natura, padrone del mondo. Lei non sa cosa vuol dire il navigatore solitario. Solo, nell’immensità del mare, in assoluta meditazione, a contatto della natura più pura, è allora che capisci…. quanto sei stronzo, a compiere queste imprese, che non servono a un cazzo“.

Naturalmente sto celiando: coloro che fanno queste imprese sono da elogiare ma io proprio non li capisco… .

Un saluto