I ragazzi della “Casa di Cristina” presentano a Pescara la riscrittura collettiva della fiaba tradizionale medievale abruzzese “Il Serpente a 7 Teste”

I ragazzi e le ragazze della Casa di Cristina

PESCARA – Domani, venerdì 20 giugno, alle 17, presso “Ci vuole un Villaggio aps – ArtGallery” a Pescara, i ragazzi e le ragazze di “La Casa di Cristina odv” presenteranno la performance “Il Serpente 7 Teste” riscrittura drammaturgica collaborativa a partire da un’antica fiaba abruzzese medievale. Regia e laboratorio a cura di Beniamino Cardines. Arti visive a cura di Anna Maria Ragni. Video installazione a cura di SU/Sintassi Urbane rivista letteraria.

Il progetto “Una fiaba per amico – antiche fiabe e legende abruzzesi” ha avuto una lunga elaborazione, durata circa un anno di laboratorio a cui hanno collaborato un gruppo di giovani volontari.

Realizzato grazie al sostegno e al contributo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Regione Abruzzo Dipartimento Lavoro – Sociale, in collaborazione con Bibliodrammatica aps, AP/ArteProssima, SU/Sintassi Urbane.

Francesca Crescenti, presidente La Casa di Cristina OdV: “Abbiamo immaginato e voluto questo progetto-laboratorio che da una parte stimola creativamente i ragazzi e le ragazze, dall’altra li accompagna in un percorso di educazione al linguaggio espressivo parlato e scritto, orientamento e coscienza critica, aiutandoli a esprimersi e dando continuità formativa alla loro preparazione culturale (long life learning).”

Beniamino Cardines, regista, scrittore: “Costruire una drammaturgia collettiva implica immaginare una piccola comunità di scrittura che lavora collaborando a un progetto creativo condiviso. Dalla scelta del testo, alla comprensione della fiaba e del suo messaggio sociale, per poi arrivare a una riscrittura e alla drammaturgia della performance.

Beniamino Cardines

Parole scelte una a una, suoni, gesti, scene, immagini. Ogni volta un confronto necessario, ma anche molto complesso paziente e non sempre di facile soluzione. Ogni scrittore è speciale, ogni performer è speciale, insomma c’è da tener conto di mille difficoltà e di altrettanti spunti creativi.

Il risultato finale è una grande felicità comunicata, la gioia di riappropriarsi dei linguaggi espressivi performativi che diventano strumento di affermazione sociale, di possibilità democratica dell’Arte”.