Ignazio Silone e Marco Pannella: due libertari “disorganici”, con le comuni radici abruzzesi

*di Sergio Venditti
Quando si intende portare un piccolo contributo sul terreno accidentato del rapporto tra politica, letteratura ed impegno civile, non si possono ignorare “due giganti” come I. Silone e M. Pannella che condividevano, se non tutto, ma certamente le loro origini schiettamente abruzzesi.
Il primo, nato agli albori del “Secolo Breve”, a Pescina, nel cuore dell’antica Marsica ed il secondo ben trenta anni dopo, a Teramo, in una Città dalla grande storia, che rappresenta, dal Gran Sasso al Mare Adriatico, il ponte naturale tra mondi tanto lontani, eppure così vicini degli antichi Abruzzi.
In verità, come altre vite, quelle dei nostri protagonisti, non solo sono risultate tanto avventurose quanto travagliate; certo nel discrimine fondamentale dell’azione politico- rivoluzionaria di Secondino Tranquilli, già descritta, contro il regime fascista e con il conseguente esilio in Svizzera, rispetto a quella combattuta, nella ritrovata democrazia del dopoguerra, da parte del liberale-libertario Giacinto (detto Marco) Pannella.
E quindi nella Roma istituzionale, ma anche “papalina” degli anni del duro scontro ideologico tra i due blocchi, che si incrociarono i destini dei due abruzzesi “fuori sede”, che videro in primo luogo la cocente delusione di Ignazio Silone, con il progressivo distacco dalla politica militante ed il suo approdo esclusivo al giornalismo ed alla letteratura, con la nascita dello straordinario progetto della rivista “Tempo Presente” (con il filosofo lucano Nicola Chiaromonte), dal 1956 fino al 1968,come spartiacque della guerra ideologica e non solo tra i due “mondi paralleli”, dell’Occidente ed Oriente.
Uno scontro durissimo, tra la libertà di pensiero ed il “pensiero unico”, di matrice comunista, contro “l’opportunismo togliattiano”, che vide insieme, già allora, il maturo intellettuale Silone ed il giovane ed irruente liberale, Pannella, che però già ricercava strade autonome per affermare una leadership “radicale”, costruita prima fuori e poi dentro lo stesso Parlamento Italiano ed Europeo: sempre sui temi dei diritti civili, prima ancora che sulla generale agenda della politica ,contrapposta dei blocchi, almeno fino al 1989, con la caduta del “Muro di Berlino”.
Quest’ultimo ha ridisegnato gli assetti geopolitici dell’Europa e non solo. In un intervista- verità il leader radicale nel rievocare gli infuocati anni del dopoguerra, con la serrata lotta politica tra i partiti, tra Est ed Ovest, ricordò il suo movimento libertario e dei “valori”, di impronta “socialista ed autogestionario, mai ideologico”:”A questo, non a caso si erano avvicinati, intellettuali come Vittorini (*eletto Presidente del Consiglio Federale) e lo stesso Ignazio Silone.
La poca roba che aveva, due tavoli, dell’Associazione per la Libertà della Cultura, degli schedari, alcune sedie li ha dati in eredità a noi. Lui sì che era un socialista umano, dei valori. Non a caso un terrone abruzzese, un “Cafone”, come me”.
E così un Marco Pannella, mesto ed addolorato, partecipò ai funerali del grande intellettuale pescinese, morto in clinica a Ginevra, nella sua cara Svizzera, dove si sentiva veramente amato e compreso, il 22 agosto 1978, con tutta la folla dei suoi “fontamaresi” del Fucino, guidati dall’allora sindaco di Pescina, il socialista Ermete Parisse, facendo conoscere il testamento, che chiedeva di essere sepolto, solo “con una croce, sotto il campanile di San Berardo e la vista del Fucino”.
Lo stesso Presidente Sandro Pertini dichiarò il suo amico Ignazio Silone “un uomo dal cuore puro”. Sei anni dopo, l’On. Bettino Craxi, nella doppia veste di leader socialista e Presidente del Consiglio dei Ministri, ne rievocò la memoria e la esemplare testimonianza del suo socialismo umanitario. Ventidue anni dopo, nel 2000, l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, conferì al suo paese, il titolo di “Città di Pescina”, per i suoi meriti culturali, già alimentati dal grande lavoro svolto dal “Premio Internazionale IS”, a seguito della Legge della Regione Abruzzo (n.94/1995), proposta dal sindaco Vincenzo Parisse ed approvata dal Consiglio Regionale, presieduto da Gianni Melilla.
Sempre questo organismo, guidato da Giuseppe Di Pangrazio, all’Aquila, il 9 dicembre 2014, conferì ad un commosso, Marco Pannella, la medaglia “Aprutium”, con la motivazione di aver dedicato tutta la sua vita ai diritti ed alla politica del Paese, mai dimenticando la sua Terra.
Senza tali atti istituzionali e non solo, la memoria di questi straordinari uomini e donne sarebbe più flebile e destinata a spegnersi con il passaggio ineluttabile del tempo, come altri grandi della storia, che pure riposano lontano dai luoghi natii, di cui hanno ricordato più la loro infanzia e meno la parabola successiva della loro vita, si travagliata, ma così straordinaria, che ha lasciato un segno indelebile nella storia, da tramandare alle future generazioni.
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo”. (Cesare Pavese)
*Sergio Venditti – Rivista “Tempo Presente” – Abruzzo