Il Cammino di Santiago è un vero pellegrinaggio? Le osservazioni di Valentino Pisegna, comunicatore internazionale del Cammino

“Le persone che fanno il Cammino di Santiago fanno un vero pellegrinaggio? O è qualcos’altro?

Questa è la domanda posta da Papa Francesco ai cinquemila pellegrini italiani del Cammino di Santiago durante l’udienza speciale dello scorso mese di dicembre, invitando tutti a riflettere sul “vero pellegrinaggio“.

Ma chi sono in realtà i pellegrini?  Per Dante Alighieri “peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno strecto: in largo chiunque è fuori della sua patria; in modo strecto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa’ Jacopo o riede”.  Il sommo poeta, “definisce pellegrini solo coloro che vanno in Galizia, dove si trova la tomba di Santiago, che è quella più lontana dalla sua patria”. 

Era sicuramente la fede a generare i primi movimenti verso Santiago, spiega il Cav. Dr. Pisegna: “l’adorazione delle reliquie, la speranza in una vita nuovo, la richiesta di un miracolo, lo scioglimento di un voto. Esistevano poi altri tipi di Pellegrinaggi, quelli penitenziali, imposti dai confessori per l’espiazione dei peccati e quelli cosiddetti giudiziari, non necessariamente obbligati dalle autorità religiose, bensì dai tribunali ordinari. Pellegrino per incarico era invece colui che si metteva in viaggio al posto di qualcun altro impossibilitato a farlo per motivi politici, di malattia o di morte”.

Negli ultimi decenni il Cammino di Santiago ha suscitato interesse su diversi fronti della cultura contemporanea ed è diventato uno strumento per le vacanze low cost di tante persone che hanno indossato le vesti del pellegrino più per necessità di emulazione che per un bisogno reale di spiritualità. Colpa anche dei social media che alimentano la competizione e di coloro che propongono pacchetti all inclusive e portano sui cammini gruppi numerosi di gente allegra e rumorosa, sviando di fatto il vero senso del pellegrinaggio.

A differenza dei tanti turigrini (turisti pellegrini)che fanno proprio quel “qualcos’altro” cui fa riferimento il Papa, precisa il divulgatore:  “la stragrande maggioranza delle persone che si mette in viaggio verso la capitale della Galizia sono cattolici praticanti che vivono il pellegrinaggio con meraviglia e spiritualità, provando ad entrare nella mente e nell’animo degli antichi pellegrini, La condivisione delle diversità in un contesto di altri tempi aiuta a riscoprire il bisogno di solitudine e silenzio, due elementi importanti per entrare in intima relazione con noi stessi e soprattutto con l’Altissimo, perchè oggi, ovunque andiamo siamo sopraffatti dal chiasso assordante, persino nelle nostre chiese”.

Il pellegrinaggio a Santiago, aggiunge: “è ideale per chi cerca un nuovo inizio, senza distrazioni inutili, con la percezione che il vero Cammino inizia subito dopo aver concluso il pellegrinaggio quando ognuno tornerà alla quotidianità, tra lo stress e i problemi di sempre, ma forse con un po’ più di consapevolezza e serenità”.

E’ labile il confine tra pellegrinaggio e performance sportiva, conclude Pisegna, dovrebbe essere il buon senso ad evitare la strumentalizzazione del Cammino di Santiago.