Il Gonfalone con i Santi Protettori dell’Aquila torna a casa dopo il restauro. Prossima l’esposizione al pubblico

Il Gonfalone della Città dell’Aquila è tornato a casa.

Non prima di essere presentato a Firenze nel luogo opera del restauro alla presenza di Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio e Federica Zalabra, Direttrice del MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila, Antonio Patuelli, Presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.

Opera monumentale cinquecentesca di Giovanni Paolo Cardone, fu trasferita presso l’Opificio delle Pietre Dure a Firenze per essere sottoposto ad un importante intervento di restauro all’indomani del sisma del 2009 che lo aveva seriamente danneggiato. L’Associazione Bancaria  Italian – ABI e le Banche del  Gruppo di lavoro Relazioni culturali dell’Associazione hanno finanziato l’intervento.

Il gonfalone venne eseguito da Giovanni Paolo Cardone, una delle personalità artistiche più rilevanti del tardo manierismo abruzzese, tra il 1578 e il 1579 che seguì scrupolosamente le precise indicazioni che dettarono le magistrature cittadine; il nuovo vessillo avrebbe sostituito un precedente gonfalone donato  alla Basilica di San Pietro a Roma in occasione del Giubileo del 1575.

L’opera venne confezionata con tre pezze verticali di seta rossa (cannellato senso trama) unite con punti filza e arricchita in basso da cinque pezzi rettangolari pendenti, dette drappelle; una frangia bicolore, applicata a punto filza su tutti i bordi, completa l’opera; nel retro, applicata però nel corso dell’intervento di restauro del 1983/85 dall’Istituto Centrale del Restauro, vi è cucita una fodera rossa che segue la struttura, in senso verticale, dei pannelli in seta. Nella testa è presente, con i pomoli intagliati e dorati,  un’asta di legno che dà sostegno e distensione al gonfalone.

L’artista seppe precisamente cosa rappresentare – stante il dettagliato contratto di realizzazione: su una visione prospettica della città di L’Aquila da Monte Luco, raffigurò la Beata Vergine, prostrata davanti al Cristo e i Santi Massimo, Pietro Celestino, Bernardino ed Equizio, protettori dell’Aquila.

Speculare rispetto alla figura della Vergine Maria è un angelo con un’ampolla per il crisma, affiancato dalla colonna della flagellazione. Ai piedi di Cristo, due angioletti sostengono una pisside, chiaro riferimento all’ostia consacrata.

Tutto il fondo rosso appare disseminato di piccole fiammelle d’oro, allusive allo Spirito Santo, che cadono con ritmo ordinato sulla città. Racchiude la scena centrale una ricca cornice a fregi dorati, interrotta in corrispondenza dei lati maggiori da medaglioni con l’aquila nera dello stemma civico e di quelli minori dal trigramma bernardiniano entro un sole sfavillante di raggi. Completano l’opera, in basso, cinque pendenti o “drappelle” di forma rettangolare in cui si alternano Sant’Antonio da Padova, San Francesco d’Assisi, San Giovanni da Capestrano e Santi vescovi.

L’opera di grandi dimensioni – circa 15 mq – e di elevata qualità artistica veniva conservata presso la Basilica di S. Berardino poi, venne spostata presso il Castello cinquecentesco e proprio qui fu duramente colpita dall’evento sismico del 2009; accolta presso il Museo Le Paludi di Celano venne trasferita all’Opificio delle Pietre Dure nel 2013 per essere restaurata grazie al contributo dell’ABI che, nelle parole del Presidente Antonio Patuanelli: “è orgogliosa di aver contribuito al restauro del Gonfalone dell’Aquila. Questo importante progetto testimonia la forza della collaborazione per la salvaguardia e la tutela della nostra eredità artistica, storica e culturale. Il restauro, sostenuto dalle banche e curato dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, rappresenta un esempio di eccellenza italiana nella tutela dei beni culturali.”

L’intervento di restauro del Gonfalone ha visto una prima fase di ripulitura dai depositi che il tempo lasciato su di esso; quindi, si è proceduto alla documentazione, allo studio e alla mappatura dei dettagli. A seguire, la seconda fase dell’intervento che – dopo una serie di test preliminari che hanno visto l’utilizzo di nuovi materiali adesivi, testati con prove di resistenza a trazione –  è stata effettuata per consolidare e far riaderire i sollevamenti tessili. Infine, la fodera esistente è stata rimossa dalla cucitura del Gonfalone per non causare ulteriori aggravi alla struttura originaria.

Le professionalità che hanno prestato la loro opera sul prezioso drappo, fanno capo alla dott.ssa Emanuela Daffra, Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure che tiene a precisare che “l’Opificio delle Pietre Dure da anni opera in prima linea per le opere danneggiate da catastrofi naturali con l’obiettivo di preservarle, restaurarle e restituirle alle comunità di appartenenza”. Certo, molte sono le difficoltà che si incontrano sia nell’intervento sia nel ritorno a casa delle opere ma “l’azione concorde e sinergica tra attori diversi, che mette in dialogo competenze di restauro, di valorizzazione del patrimonio museale e sostegno privato è una delle chiavi per superare queste difficoltà. La vicenda del monumentale e fragile Gonfalone dell’Aquila ne è un esempio perfetto.”

Per quanto l’opera non potrà essere ancora esposta nella sua sede definitiva la dott.ssa Federica Zalabra, Direttrice del MuNDA – Museo Nazionale d’Abruzzo dell’Aquila, spiega che verrà allestita “una sala temporanea dove piccoli gruppi di visitatori potranno ammirare l’opera, anche con nuove soluzioni tecnologiche, e riappropriarsi finalmente di una tessera del nostro patrimonio, anche in vista di L’Aquila Capitale della Cultura”.