“Il grande Santo del Deserto”. Storia e culto di Sant’Antonio Abate a Magliano dei Marsi

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MAGLIANO DEI MARSI- “I fratelli elogiarono un monaco davanti ad abba Antonio e questi, quando lo ricevette in visita, lo mise alla prova per sapere se sopportava l’ingiuria. Accorgendosi che non la sopportava gli disse: “Tu somigli a una casa magnificamente decorata sulla facciata, mentre da dietro è stata saccheggiata dai ladri”. Questo è un frammento estratto dal 14 capitolo dei “Detti dei Padri del Deserto” una preziosa raccolta di episodi ed insegnamenti dei santi monaci del deserto egiziano. Tra questi monaci c’è Antonio il Grande tra i padri del Monachesimo come lo intendiamo noi moderni.

Magliano celebra la solennità di Sant’Antonio Abate il 17 di gennaio, giorno della sua nascita in Cielo. Successivamente alla Celebrazione Eucaristica viene portata in spalla una pregevole statua lignea del santo lungo via Petronilla Paolini. Terminata la breve processione il parroco del paese benedice il fuoco, gli animali ed il pane che viene consegnato al popolo e da qualche anno, il locale gruppo alpini prepara un succulento piatto di ceci. Come ultimo atto della celebrazione di Sant’Antonio Abate vengono presi dei pezzi di legna del fuoco benedetto che vengono portati a casa, quasi ad essere un feticcio che pur non essendo oggetti di un culto diretto possiederebbero delle proprietà salvifiche.

Ma il culto di Sant’Antonio Abate a Magliano si perde nella notte dei tempi. Sulle celebrazioni dedicate a Sant’Andono (come lo si chiama nel paese) abbiamo un prezioso documento che risale all’inizio dell’800. Qui si possono leggere delle notizie sorprendenti ma anche degli avvenimenti che possono provocarci qualche risata. Emergono parecchi dettagli che ci mostrano anche il cuore generoso dei maglianesi.

In foto: icona copta di Sant’Antonio Il Grande

“[…] La Compagnia del SS. Sacramento di detto luogo (Magliano dei Marsi) per legato nel giorno di Venerdì Santo, e nel giorno di 17 gennaio in ogni anno per ogni casa distribuisce una Palatella di pane in circa tre libbre ed al cappellano della chiesa di sant’Antonio nove pagnottelle con una pizza con qualche altra ricognizione. […] Nel venerdì santo del 1802 fu fatta la solita distribuzione del pane da Luigi Tavani, Bernardino De Simone ed altro compagno, procuratori della riferita Compagnia del SS.mo, dà quali non furono date nove pagnottelle con la pizza […] con la pretenzione spettare detta ricognizione al sacerdote don Domenico Tavani per il nome del cappellano […] Nell’altra distribuzione di detto pane il 17 gennaio del 1803, fatta da’medesimi procuratori, consegnarono alla casa Pozzi come a tutte le altre case la solita porzione del pane, e pagnotte tre per il canonico, il quale trovandosi in sua casa stimandosi novamente defraudato come nel Venerdì Santo, uscì di casa e disse a’ Procuratori: – Perché mi levate il pane che mi spetta come me lo levaste il Venerdì Santo, avendo io servita la chiesa di S. Antonio?- Risposero che nel Venerdì Santo fu dato al signor don Domenico Tavani, ed ora si è dato distributivamente a tutti i signori canonici, pagnottelle tre, avendo ricevuto l’ordine che si soddisfino e Messe per turnum. A questa risposta il signor canonico Pozzi disse: Se non me lo date voi, me le prendo io!- e si inviò verso la salma del pane, e prendendolo Luigi Tavani uno dè procuratori per impedire la presa, con una mano prese detto canonico nella parte sinistra, e con l’altra mano gli la pose in testa; cadde il detto pane per terra e restò calpestato dal Tavani.”

Il documento mostra, oltre l’ilarità della storia, alcuni punti interessanti: la presenza di una chiesa e la distribuzione del pane. La chiesa dedicata al santo egiziano sorgeva lungo via Petronilla Paolini (il noto giro di Tornoterra) accanto all’antico municipio del paese e ad un ospedale dedito a ricovero per malati, anziani e pellegrini. Su tale edificio religioso abbiamo scarse notizie, sappiamo solo che era gestito dalla Confraternita del Santissimo Sacramento – tutt’ora esistente-  retto da alcuni canonici e che, al suo interno, aveva una pregiata statua lignea della Madonna Addolorata tutt’ora misteriosamente scomparsa. Anche la distribuzione del pane, se pur modernamente mutata, è rimasta.

Antonio nacque in un villaggio egiziano di nome Coma intorno al 251 d.C. Figlio di agricoltori in buone condizioni economiche ebbe una salda formazione cristiana. All’età di vent’anni, mentre assisteva alla sacra liturgia, sentì il passo evangelico di Matteo 19,21 :”Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”. Donò tutto ai poveri tranne una piccola casa ed un pezzo di terra a sua sorella ed andò nel deserto nei pressi del Mar Rosso in una ex fortezza romana. Li meditava, guariva e scacciava i demoni. Nel 311 d.C a seguito della persecuzione anticristiana voluta dall’imperatore Massimino Daia si diresse ad Alessandria una dei cinque patriarcati cristiani insieme a Gerusalemme, Antiochia, Roma e Costantinopoli per stare accanto ai cristiani che soffrono. Oltre all’insegnamento evangelico e monastico, Antonio lottò contro l’eresia ariana che era nata proprio nella città di Alessandria d’Egitto. Morirà nel deserto della Tebaide nel 356 d.C.

In foto: la grotta (nel deserto egiziano) ove viveva Sant’Antonio Abate

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