Il patrimonio culturale in Abruzzo e le opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Osservatorio Abruzzo, progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e Starting up, ha pubblicato un approfondimento tematico sul patrimonio culturale in Abruzzo e le opportunità del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).

In premessa è giusto convenire – affinché non si creino equivoci e discrepanze –  sul concetto di “patrimonio culturale” di un territorio; con tale concetto di intende   l’insieme di una molteplicità di aspetti, attinenti alla sua storia, all’architettura, al paesaggio, alle tradizioni e tipicità locali, agli usi e costumi del territorio stesso; ci si riferisce dunque a chiese, edifici storici, complessi monumentali, ma anche musei, biblioteche, oggetti e tradizioni antiche, portali secolari e rituali arcaici; occorre ancora chiarire che tali informazioni possono essere reperite in tante fonti informative diverse: infatti, sono ben 4 le banche che forniscono informazioni ed è anche vero che, i dati devono essere confrontati e incrociati per avere un quadro complessivo del patrimonio culturale abruzzese.

Il lavoro di Osservatorio Abruzzo si muove su due fronti: il primo propone una mappatura dettagliata dei beni culturali censiti, territorio per territorio;

l’altro studia i dati relativi al numero dei visitatori dei musei abruzzesi. Obiettivo di questo duplice studio è valutare le basi sulle quali investire attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Lo studio però non è fine a se stesso; attraverso il Pnrr, lo scopo ultimo è la crescita socio-economica della regione che può e deve passare anche dalla cultura.

Istituire una rete tra le infrastrutture, crea un sistema culturale dinamico, multiforme e ampiamente fruibile.

Dal canto suo, la regione Abruzzo è colma di beni culturali e che anche prima della pandemia contava 291mila imprese legate alla cultura che occupavano 1,5 milioni di persone, portando un valore aggiunto – nel 2018 – di circa 96 miliardi di euro.

Un importante e solido settore da potenziare e integrare per generare cultura, incremento economico e posti di lavoro, non solo nello specifico ma anche nell’indotto vicino alla cultura.

PRESENZA DI BENI CULTURALI NELLA REGIONE E NELLE PROVINCE:

Lo studio si è servito di dati provenienti dal portale mappa rischi dell’Istat e si è così scoperto che in Abruzzo, nel 2018 erano censiti 3.909 beni culturali, mediamente 3 beni ogni 1.000 residenti nella regione (3,4 in linea con la media nazionale).

La provincia di L’Aquila, innalza il dato a 6,7, raddoppiando di fatto il dato nazionale mentre le provincie Chieti, Teramo e Pescara si collocano su valori nettamente inferiori, rispettivamente 2,1, 1,9 e 1,6.

PRESENZA BENI CULTURALI NEI COMUNI:

L’Aquila è di gran lunga la città con più beni culturali censiti (690 tra architettonici e archeologici su una popolazione di circa 70mila abitanti residenti – 10 ogni 1000 abitanti); segue Chieti (176 beni e 50mila abitanti – 3,5) e poi Teramo con 3,2 e Pescara con 1. Altre cittadine come Avezzano e Vasto superano ampiamente il rapporto di Montesilvano fermo a 0,2, attestandosi rispettivamente su 2,2 e 2.

Ora è indubbio che l’Abruzzo presenta un vasto e diffuso patrimonio culturale; le strutture presenti sono rivolte essenzialmente – il 29,4% – alla valorizzazione del patrimonio archeologico; analogamente si registra che un 21,1% delle strutture sono musei di archeologia; nel mezzo di collocano i musei d’arte con un 17,6% e infine, quelli di etnografia e antropologia che si attestano su un valore percentuale pari al 16,5%.

DANNI DA PANDEMIA:

Il ruolo di tutte queste strutture è stato duramente provato dalle restrizioni/chiusure durante il periodo di emergenza sanitaria; sebbene non tutte le strutture siano state chiuse, è stata pesantissima la perdita: il numero dei visitatori – su base nazionale –  è passato dai circa 130 milioni annui registrati nel biennio 2018-19 ai 36 milioni del 2020; nello stesso periodo;

in Abruzzo si è passati dai 360mila visitatori del biennio 2018-19 ai 163mila del 2020, evidentemente facendo registrare un’inversione di tendenza rispetto ai mesi precedenti  l’emergenza; per provincia poi, percentualmente si è registrato un calo  dell’82,6% nei musei della provincia di Pescara, del 68,8% nella provincia di Chieti, mentre in quelle dell’Aquila e di Teramo la contrazione tra la media del biennio 2018-19 e il 2020 è inferiore alla media regionale.

COMUNI – STRUTTURE – VISITATORI:

Nel 2018, si contavano in regione solo 66 comuni – su un totale di 305 – che avevano un museo attivo per un totale di 108 strutture; il comune che ha registrato il maggior numero di visitatori è stato Chieti seguito da Civitella del Tronto;

nel 2018 il rapporto visitatori/musei presenti si è attestato mediamente su 2.900 visitatori per struttura; nel 2019 il dato sale a 3.700 per scendere poi nel 2020 a quota 2.000.

Stilando una “graduatoria” dei comuni con maggior numero di visitatori per museo, è Civitella del Tronto a detenere il primato seguito dal sito archeologico di Alba Fucens e da Castiglione a Casauria per la presenza della splendida Abbazia di S. Clemente a Casauria.

Civitella del Tronto detiene il primato anche come singola struttura museale maggiormente visitata (Fortezza); a ruota, il Castello Piccolomini di Celano e a Pescara, la casa natale di Gabriele D’Annunzio. Seguono poi Alba Fucens e S. Clemente a Casauria.

SPESA DEI COMUNI PER LA CULTURA:

Lo studio dell’Osservatorio Abruzzo ha messo in luce anche questa dimensione che non è di certo da sottovalutare perché da contezza della disposizione propositiva e progettuale delle amministrazioni. L’analisi dei bilanci comunali del 2020 mette in evidenza una spesa dedicata con percentuale media pari a 32,16% pro capite, lievemente più alta della media nazionale che si attesta sul 27,87%.

I comuni con le somme maggiori sono quelli dell’Aquilano seguiti dai Comuni di Chieti, di Pescara e infine di Teramo.

IL PNRR PER LA CULTURA:

Gli investimenti pari a 5,7 miliardi di euro (il 2,4% del totale) e che vedono la regìa del MIC, mirano a: – incrementare il livello di attrattività modernizzando le infrastrutture; – migliorare la fruibilità e l’accessibilità dei luoghi di cultura – rigenerare i piccoli paesi (chiamati nel Pnrr “borghi”) attraverso la promozione di attività culturali – migliorare la sicurezza sismica e la conservazione dei luoghi di culto.  

In ultimo, ovviamente, si vuole anche sostenere la ripresa dell’industria culturale e artistica. Gli investimenti previsti rimandano a 10 diverse voci di spesa.

Ad oggi è stato pubblicato il decreto per solo due di questi ambiti: attrattività dei borghi e tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale;

all’Abruzzo sono andati complessivamente 32 milioni di euro, funzionali però alle proposte presentate dai singoli territori. Bisognerà attendere il prossimo giugno per conoscere gli esiti di altri cinque distinti bandi.

CONCLUSIONE:

L’Abruzzo – come l’Italia tutta – è una regione ricolma di beni culturali; un patrimonio immenso da tutelare e anche da riqualificare, attraverso il Pnrr.

La cultura e l’industria della cultura e artistica devono e possono rappresentare per l’Abruzzo, una fetta importante del Pil.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rappresenta un’opportunità che deve essere utilizzata; le strutture migliorate, le infrastrutture adeguate alle aspettative; l’indotto potenziato.

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