Il Rito dei Serpari patrimonio dell’Unesco, a Cocullo un convegno per la presentazione della candidatura

Il 1° maggio si avvicina e, con esso, il RITO DEI SERPARI che si celebra a Cocullo ogni anno ormai da tempo immemorabile e che richiama continuamente una gran quantità di gente – alcuni devoti altri curiosi – che vuol vedere da vicino i veri protagonisti di questa festa, i serpari appunto che maneggiano le serpi, precedentemente catturate, e avvolte per devozione sulla statua di S. Domenico -versione cristiana della pagana Dea Angizia – che è ritenuto protettore dal mal di denti, dai morsi di rettili e dalla rabbia.

L’origine di tal celebrazione si perde nella notte dei tempi e vanta famosi e autorevoli studiosi antropologi ed estimatori come Giuseppe Profeta, Alfonso Di Nola e più recentemente Ireneo Bellotta e Lia Giancristofaro che, sebbene diano altre interpretazioni dell’evoluzione del rito, sono tutti concordi nel riconoscerne la peculiare manifestazione antropologica-culturale che non trova riscontri e similitudini in altre paesi.

Proprio per questo nel 2018, nel corso di un convegno dal titolo “Piccole comunità e piccoli comuni d’Italia: un progetto di salvaguardia”, si discusse la necessità di candidare la Festa e il Rito dei Serpari a patrimonio immateriale UNESCO.  La proposta, approvata su più fronti, subì un brusco arresto a causa della pandemia ma ora, il Comune di Cocullo, la Pro Loco e l’Associazione Culturale “Alfonso Di Nola” intendono recuperare il tempo perduto e per tal motivo, hanno organizzato un convegno “LA FESTA DI SAN DOMENICO ABATE E RITO DEI SERPARI PATRIMONIO CULTURALE DELLE COMUNITÀ DELL’APPENNINO” che si terrà sabato 13 aprile presso la Sala Comunale dove tra gli altri ospiti saranno presenti,  il Presidente dell’Anci Abruzzo, il Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, e il dottor Gianni Letta.

Obiettivo del convegno: ripartire da quanto fatto sul percorso di candidatura tenendo conto del mutamento delle condizioni socio-culturali nel frattempo intervenute. Riprendendo proprio quei temi sostenuti nel convegno del 2018, gli enti organizzatori, insistono sulla necessità di riproporre con forza e determinazione, la candidatura Unesco della Festa di San Domenico e del Rito dei serpari che si colloca ‘ad exemplum’ delle situazioni simili, pur nelle diversità, delle aree interne dell’Appennino, dove il progressivo spopolamento sta mettendo in serio rischio di dimenticanza e di sopravvivenza  tradizioni che costituiscono storia, cultura e arte dei territori e, ultimo ma non meno importante, motivo di attrazione turistica.

La candidatura di Cocullo e della sua festa a patrimonio UNESCO,  creerebbe un circolo virtuoso che, inglobando la ricchezza del patrimonio immateriale anche della Valle Peligna e della Valle del Sagittario, consentirebbe di valorizzare la cultura popolare peligna.