«Insicuro il Centro di Prima Accoglienza dell’Aquila». Annuncia proteste la Polizia Penitenziaria

Il Centro di Prima Accoglienza dell'Aquila

L’AQUILA – Situazione surreale e potenzialmente pericolosa al Centro di Prima Accoglienza dell’Aquila, confinato in una struttura insufficiente e priva dei requisiti di sicurezza necessari, soprattutto in questo periodo.

A lanciare l’allarme, e denunciare la situazione, i sindacati di categoria della Polizia Penitenziaria, Osapp, Uil, SiNappe e Fp-Cgil, che peraltro ricordano come si sarebbe potuto procedere alla riqualificazione degli edifici nei quali, prima dei terremoti susseguitisi nell’area dal 2009 in poi, sorgevano il Carcere Minorile e il Centro Giustizia Minorile dell’Aquila. Segnalazione che i sindacati hanno inviato ai vertici di Ministero della Giustizia, Ministero delle Infrastrutture, Regione, Prefetto e Presidente del Tribunale per i Minorenni.

«A seguito degli eventi sismici registrati negli anni scorsi – sostengono i sindacativenivano chiuse alcune strutture (tra cui il carcere minorile ed il centro giustizia minorile) e l’attuale Centro di Prima Accoglienza è stato destinato in uno spazio di 100 mq circa, ove vengono ospitati minori e ci sono uffici vari con diverse personale, con relativi e consequenziali limiti logistici ed organizzativi, eventuali compromissioni di ordine e sicurezza, e senza tralasciare le preoccupazioni per i mancati distanziamenti e precauzioni in materia di emergenza COVID. 
Inaccettabile, in uno Stato di diritto – rimarcano le sigle sindacali della Polizia Penitenziaria – quando quelle stesse strutture potrebbero essere riqualificate, visto che vi è già un progetto che trasferirebbe l’attuale C.P.A. presso la struttura ex carcere minorile. Anche il personale che risiede fuori regione, e pernotta nel tempo strettamente necessario che intercorre tra un turno e un altro è costretto ad adeguarsi in uno spazio aberrante e senza garanzia per la propria incolumità fisica.
Ci appelliamo alle alle massime Autorità istituzionali e governative, affinché vengano avviati interventi migliorativi nell’interesse collettivo. In mancanza di serie risposte – chiudono i sindacalisti –  saranno attivate azioni di protesta ed agitazione, senza se e senza ma. Ora basta, i lavoratori hanno diritto ad una dignità lavorativa e personale».

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