Invasioni di cinghiali nelle coltivazioni. Allarme anche dalla vicina provincia di Rieti. Le regioni Lazio e Abruzzo si alleino in questa battaglia

AVEZZANO – Non solo nel centro di Roma o nelle coltivazioni di tutto l’Abruzzo, anche nella vicina provincia di Rieti le invasioni dei grossi gruppi di cinghiali nelle coltivazioni è un problema rilevante.

A testimoniarlo l’intervento dell’assessore comunale di Rieti, Giuliano Sanesi, che lancia l’allerta, rilanciando le continue segnalazioni degli abitanti di quel territorio, esasperati dalle devastanti irruzioni degli ungulati nei campi coltivati.

Danni ingenti che, se si assommano a quelli determinati dalla siccità e dalle carenze di materie prime connesse alle guerra russo-ucraina, diventano davvero drammatici.

Giuliano Sanesi

Questo l’appello, indirizzato soprattutto alla Regione Lazio, lanciato dall’assessore alla sostenibilità ambientale e all’agricoltura del Comune di Rieti, Giuliano Sanesi.

«In questi giorni stiamo ricevendo numerose segnalazioni da parte di abitanti e agricoltori della Piana reatina afflitti dal problema dei cinghiali che continuano a produrre danni significativi.

Come tutti sanno, purtroppo, i Comuni non hanno possibilità di intervento dirette, ma posso rassicurare tutti i nostri concittadini interessati dal fenomeno che l’Amministrazione è sensibile al tema e si farà portavoce delle loro esigenze presso la Regione Lazio, a cui spetta la competenza degli interventi.

Intendiamo dunque sollecitare la messa in campo di interventi che possano almeno ridurre l’impatto della problematica e, in tal senso, ho già provveduto ad inviare una lettera alla Regione Lazio per richiedere un intervento urgente per contingentare la presenza dei suini selvatici sul territorio del Comune di Rieti, in particolare in prossimità delle aree coltivate, al fine di mitigare il rischio che gli stessi rappresentano per le coltivazioni del territorio e soprattutto la popolazione residente».

Il problema, come è facilmente intuibile, è che i cinghiali, come tutti i grandi mammiferi, si muovono, e anche con una certa rapidità, per soddisfare le proprie esigenze di cibo e acqua.

Ogni gruppo, documentato scientificamente, può occupare un’area determinata in circa 20 chilometri quadrati. Il che rende anche evidente che il problema è multiterritoriale.

Parare dei cinghiali del reatino, significa parlare anche dei cinghiali che arrivano in Abruzzo, soprattutto nell’aquilano, e viceversa. Così come parlare dei cinghiali che arrivano a Roma, significa parlare dei cinghiali delle riserve toscane, e, ovviamente, viceversa.

A questo punto, oltre ad un intervento a carattere nazionale, sarebbe assolutamente importante che le regioni Lazio e Abruzzo si mettessero insieme per affrontare omogeneamente questa situazione e trovare rimedi che possano, in qualche modo, mettere un argine ai danneggiamenti patti dagli agricoltori.

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