La Cgil lancia il suo j’accuse: “Nella Marsica e nell’aquilano trasporti e mobilità fermi a un secolo fa. Negli ultimi vent’anni fatto nulla”

AVEZZANO – Trasporti e mobilità nell’aquilano, e soprattutto nella Marsica, all’anno 0, nel senso proprio dell’anno della nascita di Cristo.
A lanciare l’accusa sono il segretario provinciale e dell’area aquilana della Cgil, Francesco Marrelli e Domenico Fontana.
Secondo la Cgil, infatti, in 20 ani mentre sulla costa si è avuto un miglioramento, fino arrivare all’economicissimo e funzionale “Biglietto Unico” che partito dall’area Chieti-Pescara ora ricomprende una parte del teramano, nell’aquilano siamo ancora alle tradotte e ai tratturi.
E se la situazione di strade, autostrade e superstrade è a dir poco tragicomica e imbarazzante, si raggi8nge il livello di “Scandaloso” quando si parla di trasporto pubblico e ferrovie.
Così i due esponenti di vertice della Cgil nell’aquilano.
«Per la provincia aquilana e per i suoi centri attrattori di mobilità collettiva il nulla! 20 anni, 240 mesi 7300 giorni di nulla!
Qui succede addirittura che gruppi di cittadini, lavoratrici e lavoratori, pendolari e turnisti, siano costretti a noleggiare, a loro spese, autobus che consentano loro di lavorare presso l’ospedale dell’Aquila partendo da Avezzano, in orari che purtroppo l’azienda pubblica non garantisce.
Condizione che è assolutamente inaccettabile ma che con rassegnazione viene vissuta dai cittadini senza voce. 20 anni, 240 mesi 7300 giorni di sussidiarietà al rovescio!
Contribuenti al pari dei fortunati residenti dell’area metropolitana, che però non godono di pari diritto.
Dalle nostre parti addirittura il Pubblico è arretrato a vantaggio del Mercato che nulla ha migliorato nella relazione verso Roma, sia da Avezzano che dall’Aquila.


Relazioni da sempre a servizio del pendolarismo e quindi da riconsiderarsi quali servizi essenziali e pertanto soggette a contribuzione, per rendere definitivamente esigibile il diritto alla mobilità.
Riguardo al trasporto ferroviario la condizione, se possibile, è ancora più imbarazzante. Reti che rimangono quelle immaginate e realizzate prima dell’Unità d’Italia, addirittura con tempi di percorrenza superiori al secolo scorso, insomma nessuna funzionalità ed efficacia.
Questi i temi che pensiamo dovrebbero avere il concetto di urgenza nell’agenda politica di qualsiasi esponente delle Istituzioni. Ed invece il nulla.
Appare più folkloristico mantenere certe aree nell’arretratezza e nell’isolamento, si conservano tratti di attrattività, di colore e modi di vita del passato che tanto attraggono i viaggiatori del resto della Regione, che qui vengono a cercare e trovano il tempo che fu che tanto hanno sentito raccontare. La mistica e bucolica esperienza non trova conclusione ve la racconteremo!».
Tempo addietro, molto ahinoi, lo avevamo profetizzato. Nell’aquilano, se si andrà avanti così, ci sarà il ritorno degli asini e dei muli, i più fortunati andranno a cavallo e i più snob, visti anche i cambiamenti climatici, si muniranno di… cammelli.